Verso il 25 settembre. Ritorno al passato in un Paese affamato di futuro
La newsletter di Cristina Giudici
Ritorno al passato in un Paese affamato di futuro. Avrei voluto tornare sui banchi di scuola con una serie di buoni propositi sul nostro progetto che vuole gettare lo sguardo oltre l'ostacolo. E invece devo fare i conti con la realtà di questa "bellissima" campagna elettorale. A guardare il duello fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini per conquistare voti nella platea più conservatrice e frustrata del Paese, sembra di essere entrati nella macchina del tempo. Tornati a un'era geologica fa del Governo giallo-verde, quando l'emergenza bisognava crearla per aumentare i consensi, sono costretta a confrontarmi con un déjà vu che mi disorienta. Il centrosinistra insegue il centrodestra con poche idee, ma antiquate. Nel centrodestra invece pare di vedere dei marziani. Come se non avessero capito che non c'è bisogno di creare un'emergenza sbarchi dopo tutte le emergenze che abbiamo vissuto dal marzo 2020 in poi. Al punto che ormai sentiamo persino l’urgenza di arrivare a fine della giornata, senza intoppi. E quindi non capisco questa fissa degli sbarchi quando i candidati sovranisti hanno a disposizione una gamma infinita di emergenze su cui puntare: scuola, lavoro, aziende, sistema sanitario, crisi energetica, crisi economica, politica estera, salute mentale, cambiamento climatico, fra le altre. E invece no, dagli allo straniero ma solo se irregolare. Che poi, a leggere il programma elettorale della coalizione di centrodestra, non c'è una sola parola sul blocco navale sventolato in modo masochista sia dal leader della Lega sia dall'aspirante premier, Giorgia Meloni, bensì solo generiche affermazioni sul contrasto alla tratta degli esseri umani. Con un obiettivo irrealizzabile già intentato senza esito dalla Danimarca per cercare di trasferire fuori dall'Europa degli hotspot dove valutare le richieste d’asilo e ridurre il numero dei "falsi profughi". E lo sanno pure loro, gli esponenti del triangolo Dio-Patria-Famiglia, che questi argomenti sono superati in un Paese in cerca di un futuro e di speranza per la generazione EU. Come ha dimostrato una delle recenti mappe di Demos analizzate da Ilvo Diamanti secondo cui la maggioranza degli italiani è favorevole allo ius scholae
In nessun caso, infatti, emerge un orientamento apertamente contrario. A conferma che l'integrazione non è solo un valore ma una prospettiva largamente condivisa. Così, fra gli italiani, è cresciuta la consapevolezza di vivere un Paese sempre più vecchio e in continuo calo demografico
Ritorno al passato in un Paese affamato di futuro
E infatti nei giorni scorsi Matteo Salvini ha ricominciato con il suo mantra contro gli sbarchi che evoca più che altro la senilità di una politica incapace di essere costruttiva e di guardare negli occhi l'Italia in continua e sfuggente evoluzione.
E infatti pochi giorni fa Giorgia Meloni, candidata premier in pectore del centrodestra, su Facebook ha riproposto il blocco navale che non può essere realizzato perché i porti non si possono chiudere. E dagli allo straniero a meno che si tratti di un'eccellenza atletica come Yeman Crippa, medaglia d’oro nei 10mila metri, perché lo sport rientra nella retorica Dio-Patria-Famiglia. I refrain su formazione, cuneo fiscale, tasse? Peggio mi sento. Sebbene non sia colpa dei candidati (tutti), in questa campagna elettorale ci troviamo ad affrontare i nodi mai risolti che ci trasmettono la sgradevole sensazione di essere trascinati con violenza verso il passato.
Nel frattempo noi ci interroghiamo sull’approccio più innovativo da adottare per parlare dei cambiamenti profondi del Paese reale, avvenuti soprattutto sul piano della consapevolezza dei diritti grazie a un'apertura maggiore verso ogni tipo di diversità. NRW non sente la necessità imposta dalla demagogia di raccontare le nuove generazioni in modo catastrofico, come se fossero sdraiate ad aspettare il reddito di cittadinanza
La campagna elettorale è appena iniziata ma credo che questo ritorno al passato in un Paese affamato di futuro possa essere davvero nociva. Al netto dei tanti italiani sempre più proiettati su progettualità future e futuribili, in questa folle estate è emerso infatti di nuovo il razzismo, esplicito e sotteso. Perciò questo "brillante" inizio di campagna elettorale è davvero disperante perché le trasformazioni sociali che abbiamo documentato, narrato negli ultimi tre anni e mezzo non appaiono da nessuna parte nei programmi elettorali. SOS. Il ritorno al passato in un Paese affamato di futuro, anche no. Abbiamo già dato, visto e superato.
Giornalisti del Mediterraneo 2022
Torna il festival dei Giornalisti del Mediterraneo di cui NRW è media partner. In programma dal 7 al 10 a Otranto, città candidata a essere Capitale Italiana della Cultura 2025. La quattordicesima edizione sarà focalizzata soprattutto sulla guerra in Ucraina con dibattiti, workshop, riflessione degli inviati nelle città sfigurate e occupate dai russi. Nei quattro giorni del Festival si affronterà anche il tema dell’accoglienza e il dialogo. Si parlerà di crisi energetica, tutela ambientale e sostenibilità; le prospettive del turismo, la tutela dei minori. Io parteciperò al dibattito sulla guerra narrata attraverso i social e poi vi racconterò tutte le novità, come ho fatto l'anno scorso.
Il Festival, in partnership con il Comune di Otranto, nasce da un’idea di Tommaso Forte, giornalista ed event manager che organizza la kermesse in collaborazione con Leda Cesari e Rosaria Bianco. Qui potete trovare il programma completo dell'edizione 2022 del Festival, con gli appuntamenti, i temi e gli ospiti
La mia reading list
⭐️ I libri di NRW.
Fra le giovanissime generazioni, lo abbiamo verificato sin da quando esiste NRW, le differenze, di ogni tipo, non sono più un problema. Certo a scuola c’è un fenomeno di bullismo, che preoccupa, va denunciato e stroncato il prima possibile. Il razzismo che affiora talvolta sui banchi, è spesso retaggio di discussioni in famiglia, dove sono i genitori, più ignoranti che razzisti, a non tenere a freno la lingua, riproducendo un modello culturale retrivo che fa purtroppo presa sui figli. Per non parlare dei social, spesso un flagello. A cercare di rimettere le cose a posto ci provano Viviana Mazza e Kibra Sebath, autrici di questo Io dico no al razzismo pubblicato da Mondadori. Viviana Mazza è una giornalista della redazione Esteri del Corriere della Sera. Kibra Sebath, nata in Italia e di origini eritree, collabora da tempo con la stessa redazione. Scritto nel modo più semplice, sotto forma di dieci parole chiave, questo libro è rivolto ai ragazzi, ma non sarebbe male che lo leggessero pure i loro genitori. Così anche loro capirebbero bene cos’è un privilegio, cosa voglia dire nascere con la pelle bianca, oppure nera, cos’è stato il colonialismo di cui non si parla mai abbastanza, che l’immigrato è prima di tutto una persona, che la cittadinanza è un diritto, che Black Lives Matter combatte per giuste rivendicazioni, cosa voglia dire essere prime (ma non ultime), che la bellezza non dipende dal colore della pelle e quanto sia importante l’antirazzismo. Un libro apparentemente elementare ma profondo, quello scritto da Viviana Mazza Kibra Sebath di cui, nell’era dei social che non sempre raccontano correttamente la nostra società multiculturale, ce n’era un gran bisogno. Questa è la recensione di di Fabio Poletti. Potete trovare un estratto di Dico no al razzismo sul nostro sito. Si tratta di una lettura rivolta ai ragazzi ma che ci auguriamo leggano anche i loro genitori.
⭐️ Afghanistan. Un anno di tenebre.
Quasi ogni giorno Atefa Ghafoory mi supplica di aiutarla a salvare due donne e le loro famiglie perseguitate dai talebani. Fuggite in Pakistan, vivono nascoste a Islamabad ma non sono ancora riuscite ad ottenere un rifugio in Europa. I corridoi umanitari, dopo una lunga pausa dovuta anche alla guerra in Ucraina, hanno ripreso a portare in salvo alcuni esuli che rischiano la vita. Ecco l’appello delle due donne che Atefa vuole salvare da mesi, senza riuscire a trovare chi possa aiutarla. Paghla Najiba Sultani è un’operatrice sanitaria. «Ho aiutato le donne dell'Afghanistan in aree remote, fornendo servizi di ostetricia ed educazione sanitaria. Mentre ero di stanza nel distretto di Kohsan dove la maggior parte della popolazione sostiene i talebani, sono stata minacciata di morte perché ho sempre lavorato nella formazione per la parità di genere. Inoltre ho ricevuto minacce a causa della posizione del mio defunto marito assassinato dai talebani perché si è rifiutato di dare informazioni sulle ong e di fare la spia», ha scritto Najiba nelle sue molteplici richieste di aiuto. «Alla fine del giugno del 2021, i talebani hanno preso il controllo di Islam-Qala e hanno catturato mio marito. Fu brutalmente torturato e assassinato e il suo corpo fu ritrovato sulle montagne».
I miei vicini in Afghanistan continuano a riferirmi che i talebani mi stanno cercando per uccidermi e sterminare la mia famiglia
Habibe Sultani invece è stata insegnante alla Amir Ali Sher Nawai Girls High School per oltre un decennio. Nota per il suo impegno sui diritti e la difesa delle donne, è anche lei vedova. Suo marito, Mohammad Dawood Fushanj, ha lavorato con il Comitato danese per gli aiuti ai rifugiati afghani. Nel 2013 suo marito è stato catturato dai talebani, torturato e ucciso. I suoi figli Simin Khairkhah e Mohammad Ozair sono stati entrambi attivisti di organizzazioni umanitarie.
Siamo scappati in Pakistan dopo che la nostra casa era stata attaccata e dove io e la mia famiglia siamo stati aggrediti e feriti fisicamente
Atefa Ghafoory mi scrive quasi ogni giorno, angosciata, aggiungendo documenti su documenti per mostrare le continue minacce da parte dei talebani verso queste due attiviste e le loro famiglie, compromesse dalla loro battaglia per la libertà. Spera di riuscire a portarle in Italia, dove lei è arrivata nel dicembre scorso, prima di trasferirsi in Svezia. Qualcuno la ascolti.
⭐️ Il nostro campionato
Dopo due anni di fermo dovuto al Covid, la squadra messa in piedi dalla Flai Cgil dei braccianti e richiedenti asilo di Gioia Tauro ha ripreso a giocare. E sta andando forte. Dentro e fuori dal campo. Qui potete leggere la loro storia.
⭐️ Musica punk rock contro Putin
Domenica 11 Settembre 2022, al Teatro degli Arcimboldi di Milano, ci sarà l’unica data italiana delle Pussy Riot: collettivo russo di artiste femministe punk rock. Non perdetevi il concerto del loro tour Riot days ! (Io ho già preso il biglietto)
Alla prossima settimana !