Un'ola per Zaki: la libertà, i dittatori e la guerra in Ucraina. Ne parliamo domani con Mario Giro
La newsletter di Cristina Giudici
Un’ola per l’attivista Patrick Zaki che dopo tre anni di vessazioni, carcere e torture torna a casa, quella adottiva, che tanto ha fatto per riuscire a liberarlo. In Italia. Incarcerato, ricordiamolo, per dei post sui social fra cui uno sulla minoranza coopta. Cose che succedono in Arabia Saudita dove nelle pieghe del ‘Rinascimento’ wahabita si finisce in carcere per un tweet. Evviva Patrick Zaki che torna a Bologna, dove si è appena laureato cum laude all’Alma Mater e dove nessuno lo ha mai dimenticato, anzi (fra gli studenti è sempre stato il campione dei diritti umani da difendere).
Iscriviti alla newsletter che è gratuita 👇🏽
Ricordiamo però il significato di questa trattativa per la sua liberazione che sul tavolo della negoziazione non ha visto solo gli scambi commerciali, la difesa delle aziende italiane, ma un rapporto diplomatico dopo la sberla sul caso Regeni. E soprattutto l’emergenza alimentare dovuta alla crisi del grano innescata dal conflitto in Ucraina.
Questa bellissima vignetta di Gianluca Costantini è stata postata dopo la notizia della grazia concessa da un tiranno, Abdel Fattah al-Sisi, che viene considerato un ‘male minore’ perché con un colpo di stato ha cacciato i Fratelli Musulmani, sorveglia sulle derive integraliste e sul transito dei migranti. Anche se su questo ultimo aspetto la deterrenza non pare essere efficace: la maggior parte dei minori stranieri accompagnati che arrivano affamati di tutto in Italia sono soprattutto egiziani, se escludiamo i transitanti dalla rotta balcanica. Secondo i calcoli giornalieri del cruscotto statistico del ministero dell’Interno, gli egiziani sono al terzo posto nella classifica delle nazionalità dichiarate al momento dell’approdo, cioè quasi 8mila su 81mila sbarcati. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi in stato di grazia resta un tiranno. E coi tiranni bisogna saper dialogare perché se ci parliamo solo fra noi, Paesi democratici per quanto imperfetti, facciamo un club di golf. Nell’ultimo rapporto di Human Rights Watch trovate tutto sulla situazione critica in Egitto. Anche di come e perché il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi abbia dichiarato il 2022 “l’anno della società civile”: una beffa per i tutti i #HRD, human rights defenders.
Un’ola per Patrick Zaki, ma non scordiamo che in Egitto la crisi alimentare ha creato enormi sacche di povertà: un terzo della popolazione. E questo ci porta alle conseguenze dell’invasione russa e al conflitto di cui non si vede la fine. Ne parleremo domani sera con Mario Giro, già viceministro degli Esteri, testa raffinata e penna sferzante. Appartiene alla Comunità di Sant’Egidio che, oltre alla fede cattolica, pratica il culto della pace fattiva e non ideologica. Come quella del cardinale Matteo Maria Zuppi che, per conto del Papa, è impegnato in una missione apparentemente impossibile: oltre a provare a riportare a casa i bambini ucraini deportati in Russia, cerca di stabilire un quadro diverso per i rapporti tra le forze in campo.
Mario Giro domani sera parteciperà all’ultimo dibattito organizzato da The Mill- le passioni generano idee di Roberto Cociancich e da Nuove Radici prima della tregua estiva. Mario Giro ci racconterà della deglobalizzazione, della guerra che genera guerra, dei limiti della Nato e dell’Unione Europea e di alcune “verità” scomode sovrastate dai nazionalismi che nascono in un conflitto europeo che, secondo lui, potrebbe annullare tutto quanto è stato costruito dopo la seconda guerra mondiale per ottenere una pace duratura e un po’ di disarmo. Condivisibile o meno, il suo libro uscito nel 2022, Trame di Guerra e intrecci di pace, fa riflettere sui foschi scenari che si aggiungono a quelli cupi sul conflitto in corso. Perché la storia ci ha insegnato che la democrazia non si esporta, tanto meno in Russia. E fa anche riflettere come sia cambiata la globalizzazione, dopo che la filiera lunga della produzione è stata drasticamente ridotta fra crisi economiche, guerre e cambiamenti di assetti geopolitici. Attenzione: non si mette in discussione il diritto all’aggredito popolo ucraino di resistere e difendersi, ma si afferma con forza che il negoziato sotto traccia deve cercare una soluzione sempre e nonostante tutto. Insomma bisogna saper andare oltre il doveroso #slavaukraina e interrogarci sulle ripercussioni di questo devastante conflitto. Qui potete trovare la recensione del libro di Mario Giro. Domani sera sarà l’occasione per un interessante e ricco dibattito. Poco estivo, penserete, ma non è colpa nostra se siamo sempre nella permaemergenza. In ogni caso Mario Giro è un brillante e ironico oratore che sarà cortesemente incalzato da Roberto Cociancich, il giornalista del Corriere Pierluigi Vercesi e dalla sottoscritta.
Si tratta di un’aggressione senza giustificazioni dal punto di vista politico. Com’è già accaduto con le guerre del Golfo e in Medio Oriente, o nel conflitto afghano o durante le guerre dell’ex Jugoslavia, è facile constatare che il conflitto armato non risolve i contrasti o le crisi internazionali, anzi li peggiora. La guerra deturpa l’anima dei popoli che la fanno o la subiscono, anche di quelli che si difendono. L’esperienza insegna che i Paesi che vi sono trascinati ne escono deteriorati, inaspriti, regrediti, degenerati. Kant lo diceva in modo semplice: La guerra elimina meno malvagi di quanti ne crea
Sarà anche l’occasione per salutarci, fare un brindisi all’estate e alla liberazione di Patrick Zaki, ovviamente.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚 I libri di NRW: Nato sul confine
La chiamarono “la nave dei bambini”, per quei 60 minori che annegarono, insieme ad altri 268 migranti, su un barcone in acque maltesi non distante da Lampedusa. Era l’11 ottobre 2013. Da quella storia Fabrizio Gatti, giornalista d’inchiesta, autore di Bilal, il mio viaggio da infiltrato verso l’Europa e L’infinito orrore, ha tratto un romanzo, Nato sul confine, pubblicato da Rizzoli. Un romanzo che è più vero di una storia vera. «Nomi, cognomi e vicende familiari sono frutto della mia fantasia», spiega Fabrizio Gatti del romanzo con un finale che ci interroga sul significato di essere figli, genitori e persone libere e sulle responsabilità e i ruoli che la società ci affida. Protagonista del libro è Mabruk, un bambino non ancora nato, ancora nel ventre di sua madre incinta di otto mesi e in fuga dalla Siria, dilaniata dalla guerra civile. Attraverso il suo sguardo di bambino non ancora nato assistiamo all’odissea dei tanti che scelgono il mare infido e barconi non sicuri per scappare da una vita impossibile alla ricerca di un futuro migliore. La mamma di Mabruk è donna colta e agiata, una farmacista che condivide la fuga con altri disperati dopo lo scoppio della guerra civile nel 2011. La recensione uscita anche in forma diversa su Gariwo e l’estratto scelto da Fabio Poletti per NRW.
Iscriviti alla newsletter che è gratuita 👇🏽
🤌🏽 La Tunisia è un Paese sicuro?!
La Tunisia, che vorremmo far diventare come la Libia con un accordo stralunato e ingiusto sul piano cruciale dei diritti umani, è un Paese sicuro? Affatto, come dimostra questo articolo, fra i tanti reportage sui migranti abbandonati nel deserto.
💪🏻 Il supporto psicologico in Italia e la campagna di Soleterre per i bimbi ucraini
Aiutando chi soffre in Italia, si aiutano anche bambini e adolescenti feriti in Ucraina. La nuova campagna della Fondazione Soleterre.
🛀🏻 Un racconto sul caldo a Roma, dove si sta come eccetera
Un racconto d’amore surreale sulla torrida estate a Roma di Francesco Pacifico sul quotidiano Domani.
Speransia: fuori dalle periferie con il collettivo Exagora e Kfresco
Essere ansiosi perché la svolta non arriva genera Speransia, un sentimento mescolato e diverso. Credere in sé mentre si attraversano giornate fra precariato e frustrazione. Chiudersi in studio mentre c’è fuori il sole, come in un incubo dove si comunica per mugugni; drogarsi la notte, tornare giovani e volersi lasciare tutti i gravami alle spalle. La collaborazione dell’artista Kfresco e Attitude Recordz per un video hip hop diretto da Matteo Gorelli.
Iscriviti alla newsletter che è gratuita 👇🏽
Ci sentiamo giovedì prossimo, daje. 💪🏽