Saman e Anastasiia: ci vuole un negoziato per fermare la guerra alle donne?
La newsletter di Cristina Giudici
Anastasiia e Saman, due giovani donne uccise per ragioni diverse ma con lo stesso movente: la guerra alle donne che deve essere fermata. Saman Abbas è stata uccisa dalla famiglia per difendere il proprio onore perché si era ribellata a un matrimonio forzato. Il padre, Shabbar Abbas, è stato arrestato ieri in Pakistan per l'omicidio della figlia 18enne scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) la notte del 30 aprile 2021. Anastasiia Alashri invece aveva 23 anni e una passione per la musica. Arrivata in Italia in fuga dal conflitto in Ucraina, la sua vita è stata spezzata da un’altra guerra per cui nessuno avvia negoziati di pace: quella contro le donne. Il marito, Moustafa Alashri, l’ha accoltellata domenica scorsa e gettata in un dirupo nelle campagne di Fano. E ha confessato l’omicidio con un’insostenibile leggerezza
L’ho ammazzata ma per difendermi. Ho cercato di ripararmi e nella lotta è rimasta ferita. Poi ho portato il corpo in un bosco dentro una valigia. Non potevo lasciarlo in casa. E io dovevo anche continuare il giro delle consegne col furgone della pasticceria
Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, quest’anno sarà una ricorrenza “speciale” perché oltre alla lista sempre più lunga delle vittime di femminicidio in Italia - da gennaio 82 donne uccise, una ogni tre giorni - ci sono le vittime giovanissime in Iran dove è iniziato il terzo mese di proteste, scoppiate dopo l’omicidio della giovane curda Mahsa Amini. Ogni giorno vediamo nuove immagini della brutalità con cui vengono aggredite le donne (e non solo) dalle forze di sicurezza. Fra le tante storie di repressione del regime iraniano, mi ha colpito il video che mostra l’aggressione in un centro commerciale a una donna che urla: “I’m just shopping!” perché nella primavera iraniana di inaudita violenza nessuno ormai può sentirsi sicuro.
Ieri ho partecipato all’incontro della diaspora hazara, l’etnia di fede sciita che in Afghanistan ha subito un genocidio mai riconosciuto dalla comunità internazionale. Sono venuti da tutta l’Europa e anche dagli Stati Uniti per partecipare a una riunione di esuli hazara, ricordare gli eccidi che stanno colpendo soprattutto le donne e rafforzare la mobilitazione globale #stophazaragenocide.
L’etnia hazara crede nell’uguaglianza di genere e nel valore dell’istruzione. Al punto che ogni volta che una donna viene uccisa, vengono create una fondazione, una libreria o addirittura una biblioteca sulla tomba della vittima
Nell’attentato in Afghanistan in una scuola hazara, il 30 settembre, un kamikaze ha massacrato 53 persone e ferito 82 studenti (in maggioranza donne) perché il regime terrorista e fondamentalista dei talebani teme e persegue l’istruzione femminile. Al nostro ultimo workshop sulla Diversity leadership a Vicenza, c’era anche una “coppia” hazara: Hamed e sua sorella Zahra Ahmadi, laureata in aviazione e scappata dopo il ritorno dei talebani. Guardate e ascoltate la sua potente testimonianza per capire la forza delle donne che i talebani vogliono sopprimere.
La guerra alle donne deve essere fermata, ma nessuno ha mai avviato un negoziato di pace.
La mia reading list
⭐️ I libri di NRW: Il buon dottore
Anche se l’apartheid è il passato, essere bianchi o neri alla fine del Sudafrica del secolo scorso fa la differenza. Intingendo la penna nella storia del suo Paese, Damon Galgut, in questo Il buon dottore pubblicato dalle Edizioni e/o, fa un ritratto non solo della regione meno africana del continente ma di una intera classe sociale, la borghesia bianca disincantata e disillusa. Malgrado l’ambientazione non si tratta di un romanzo “politico”. Non è mai stato nelle corde di Damon Galgut, nato a Pretoria nel 1963. Il suo esordio letterario avviene a soli 17 anni con il romanzo Sinless Season, nel 1984. Il romanzo del 2003, The Good Doctor, ha vinto il Commonwealth Writers Prize per l’Africa ed è stato selezionato per il Man Booker Prize. Tra le sue ultime opere ricordiamo La Promessa, pubblicato sempre dalle Edizioni e/o, vincitore del Booker Prize 2021. Il romanzo si impernia sul rapporto tra Frank Eloff, diventato medico perché lo era anche suo padre e un suo giovane collega appena arrivato. Il dottor Eloff lavora presso un ospedale in rovina, privo di mezzi e persino di pazienti. La sua è tutt’altro che una missione. Il suo disincanto, in un tempo pressoché immobile dove non accade nulla, è la fotografia della debolezza del suo carattere. Non ha nemmeno la forza di cambiare, visto che rimanda all’infinito la decisione di andarsene. In questa mediocrità, tra compromessi e illusioni, rassegnazione e cinismo, Frank Eloff sopravvive più che vive. Fino al giorno in cui arriva nel suo ospedale, nella camera che è costretto a condividere e nella sua vita Laurence Waters, un neolaureato in medicina che è tutto quello che Frank non è più: giovane, ottimista e pieno di buone intenzioni. E nella selva politica e morale del Sudafrica, basta questo per fare del giovane medico una mina vagante. Anche perché in città qualcosa sta succedendo. Si vedono facce nuove, e se ne rivedono di vecchie. Corre voce che il Generale, il dittatore che governava ai tempi dell’apartheid, sia ancora vivo. E al locale di Mama si è installato un gruppo di militari agli ordini di uno spietato comandante, un uomo che Frank Eloff ha già incrociato e avrebbe preferito non incontrare mai più. Così, quando questo medico raccoglie la sfida che il giovane collega gli ha lanciato, senza rendersene conto compie un passo irreversibile in uno scenario di intrighi politici, passione e violenza, dove pericolosi fantasmi sono in agguato per regolare i conti di un passato doloroso. E così in questo avamposto ospedaliero in Sudafrica, una terra desolata oppressa dalla miseria e dalle violenze di bande di ex miliziani in cerca di potere, i due medici, diventati poi quasi amici nonostante le opposte visioni del mondo, vivono come sospesi in un clima di attesa. Il long read di questa settimana tratto da Il buon dottore di Damon Galgut scelto e recensito da Fabio Poletti racconta uno spaccato sulla borghesia bianca in Sudafrica.
⭐️ La partita persa in Qatar per i diritti umani
Il 20 novembre iniziano i campionati mondiali in Qatar. Stadi avveniristici e alberghi all’avanguardia celano il pesante costo umano della manifestazione, voluta in particolare dalla potente famiglia Al Thani. Un articolo e due libri che ricostruiscono l’impatto della coppa del mondo tra affari e sportwashing.
⭐️ Mind the gap: il progetto di Afol metropolitana per orientare le donne
Servizi al lavoro dedicati alle donne nel municipio 4 di Milano. È stato inaugurato lo sportello di orientamento lavorativo di Afol Metropolitana. Offrirà servizi specialisti di orientamento e accompagnamento al lavoro per persone in difficoltà o transizione occupazionale. È stato pensato in sinergia con i servizi che già offre il Centro Milano Donna gestito dall’associazione Telefono Donna. Per approfondire leggete qui.
⭐️ SceKspir al BeKKa
SceKspir al BeKKa è il racconto dell’esperienza tra Puntozero, l’università degli Studi di Milano e l’istituto penale per i minorenni Beccaria. Far lavorare fianco a fianco studenti universitari e giovani detenuti è un’opportunità per i ragazzi ristretti di confrontarsi con i loro coetanei che frequentano l’università e viceversa. Un evento che si terrà all’interno di Book City Milano. Per partecipare, ciccate qui.
Al prossimo giovedì!