Salvini torna a citofonare ma è un atto di disperazione. Non potendo andare avanti, Matteo Salvini torna indietro al suo vecchio slogan contro i migranti #primaglitaliani. Lo fa per uscire dall'angolo in cui si trova. Attenzione, vedo molti opinionisti che lo hanno già nominato ministro dell'Interno del governo che uscirà dalle urne il 25 settembre. Eppure il suo mandato al Viminale è stato fallimentare anche agli occhi di tanti sovranisti e giustizialisti. Salvini torna a citofonare ma è un atto di disperazione perché l'Italia dal 2018 è cambiata profondamente e l'unico campo largo che esiste nel nostro Paese è quello del network sui diritti. Certo, il leader della Lega può strillare di nuovo "tolleranza zero sui falsi profughi", può fare un po' di Papeete sulla pelle dei migranti ammassati nell'hotspot di Lampedusa ma dovrà fare i conti con la realtà. I porti chiusi non sono stati mai chiusi davvero, le sue azioni ostili verso le ong nel Mediterraneo lo hanno portato a dei procedimenti giudiziari e i rimpatri sono stati fallimentari, come per per qualunque titolare del Viminale.
Siamo sicuri che gli italiani siano disposti a farsi trascinare di nuovo dall'astio contro i migranti e ad ascoltare una vecchia canzone stonata? Dopo la pandemia e la guerra in Ucraina chiedono certezze ma sul fronte del lavoro. A preoccuparli è la crisi, il precariato dei loro figli, il salario basso, non i migranti. Potrei sbagliarmi poiché viviamo in un Paese con la memoria corta ma il contesto sociale è radicalmente mutato. O meglio è stato segnato dalla sofferenza e da ulteriori diseguaglianze sociali. Non possiamo più permetterci di dare credito alle gag da bar, come si diceva una volta.
Lui può spararle grosse anche se lo slogan #primaglitaliani è invecchiato. Nonostante i paletti imposti dalla legge, dal 2011 ad oggi 400mila minorenni con genitori di origini straniere hanno ottenuto la cittadinanza. E quasi tutti ormai, indipendentemente dal credo politico, quando dicono "le nuove generazioni" non pensano a una distinzione fra chi ha un background migratorio e chi non
Salvini torna a citofonare ma è un atto disperazione
Il suo flash mob elettorale del gennaio del 2020, quando ha suonato al citofono di un ragazzo di origini tunisine a Bologna per chiedere «Scusi, lei spaccia?», è stato un boomerang. E dopo la batosta alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, la sagace battuta di Enrico Mentana Piange il citofono è diventata virale. L'eterno problema di Lampedusa- un drammatico esempio di pessima accoglienza- non riporterà le persone ad attaccarsi al mantra contro gli sbarchi. Non dopo una pandemia e una guerra che mette a rischio il futuro dell'Europa. Il suo di sbarco a Lampedusa, il 4 agosto, farà un po' di rumore ma non smuoverà gli elettori passivi che hanno rinunciato alle urne per rassegnazione. E va bene che nel Belpaese si sta sempre come nel Giorno della marmotta, ma in questo caso sarebbe come tornare indietro di un'era geologica. Perciò la cinica idea di Matteo Salvini di inseguire di nuovo i migranti- 37mila quelli sbarcati fino ad oggi nel 2022-mi pare un gesto disperato. Come quelle diete per perdere peso velocemente, per capirci.
L'estate canora dei diritti Lgbtq+
La settimana scorsa sono andata a vedere il concerto di Laura Pergolizzi, in arte LP. Ci sono andata per incontrare Karin Ann che cantava come supporter, dopo averla intervistata come idolo della generazione Z e attivista Lgbtq+ nell'Europa dell'Est. Karin Ann è giovane ed è diventata popolare in poco tempo, soprattutto dopo essersi presentata in un programma televisivo polacco avvolta nella bandiera arcobaleno. Quanto a LP, ho scoperto di essere praticamente l'unica a non conoscerla. Idolatrata da milioni di fan e icona della comunità musicale internazionale Lgbtq+, la cantautrice statunitense con origini italiane che ha scritto canzoni anche per Rihanna ha una voce potente e uno stile androgino irresistibile. Ho balzato e ballato come una ragazzina mentre osservavo più da vicino la società fluida, sempre più disinvolta e libera di esprimersi.
La mia reading list
⭐️ I libri di NRW. Il privato è politico. Lo è sempre stato. Figuriamoci negli Anni Settanta del secolo scorso, quando sulla spinta di ideologie che sembravano inossidabili, non c’era momento della vita quotidiana che non venisse passato ai raggi X prima del timbro del politically correct. Ma se da questa parte del mondo se ne discuteva e a lungo quasi come in un esercizio filosofico – i detrattori diranno per moda o atteggiamento, ma non è per niente vero – dall’altra parte della Terra, quella a testa in giù, l’impegno politico aveva una valenza tale, da sconfinare nell’eroismo e talvolta purtroppo nel martirio. Sono i primi Anni Settanta del XX secolo in Sud America, e precisamente in Argentina dove si svolge il primo romanzo di Maria Helena Boglio, Dove comincia la rivoluzione, pubblicato da Scritturapura. L’Argentina dei generali, per capirci. Dei desaparecidos e della madri di Plaza de Mayo. Degli stadi aperti per ospitare gli oppositori del regime e dei buchi neri dove nell’orrore scomparirà un’intera generazione, la meglio gioventù. Sofia è una ragazza come tante, il vento della rivoluzione le scompiglia i capelli. Ma sono le notizie della radio, con la morsa della dittatura che si fa ancora più stretta, a tenere in apprensione i suoi genitori e dunque l’intero Paese. La vorrebbero in salvo e viva. L’università dove la polizia segreta stila gli elenchi dei sovversivi da togliere letteralmente dalla strada non sembra il posto più sicuro del mondo. I genitori frenano, Sofia freme. Affrancarsi dalla quotidianità domestica è il suo mantra. Il matrimonio la via di fuga, magari banale, ma a lungo la più seguita da una generazione, quella prima della definizione odiosa di bamboccioni. Ma si sa, i sogni muoiono all’alba e nemmeno David sembra essere il ragazzo sincero di un tempo. Romanzo e ovviamente autobiografia, almeno nei sentimenti, si incrociano in questa storia scritta da Maria Helena Boglio, nata ad Arroyo Cabral, in Argentina, un paese abitato per lo più da italiani emigrati all’inizio del Novecento, come i suoi avi piemontesi. Frequenta l’Escuela Normal Víctor Mercante, considerata d’avanguardia, e poi il Profesorado Gabriela Mistral. Insegna letteratura e latino alle superiori fino al 1989, anno in cui emigra con i suoi quattro figli in Italia, a causa della grande crisi economica che colpisce l’Argentina. Traduttrice e insegnante di spagnolo, sta scrivendo un saggio su Jorge Luis Borges. La recensione di Fabio Poletti e il long read tratto dal romanzo Dove comincia la rivoluzione di María Helena Boglio.
⭐️ Tornano i corridoi umanitari per gli afghani. Sono finalmente arrivati 300 profughi afghani che erano rifugiati in Pakistan e in Iran dopo l’evacuazione dello scorso agosto. Il loro ingresso in Italia è stato reso possibile grazie al protocollo di intesa con lo Stato italiano, firmato il 4 novembre 2021 dalla Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Arci, Caritas Italiana, IOM, INMP e UNHCR. Fra i nuovi rifugiati accolti in Italia c’è anche la famiglia del colonnello Aziz Ahmad Noori di cui vi ho già parlato. Il colonnello Noori ha combattuto per molti anni contro il terrorismo dei talebani, ha frequentato due master in Italia – l’ultimo con il Centro Alti Studi della Difesa. Un giorno prima che i talebani entrassero a Kabul, si trovava in Turchia per far curare sua madre ed è rimasto ostaggio della sua disperazione. Tornato in Italia, nonostante i numerosi tentativi di far evacuare la moglie, il fratello e i cinque figli di cui quattro femmine che erano sulla lista delle persone da portare in Italia, è riuscito a far arrivare solo ora la sua famiglia grazie ai corridoi umanitari e alla tenacia della sua avvocatessa, Fabrizia Fabiani. La loro accoglienza sarà per lo più a carico delle associazioni e della comunità di Sant’Egidio.
⭐️ È nata una nuova stella. Zineb Hazim, stilista cresciuta in Italia, ha portato le sue collezioni create a Milano sulle passerelle della Maroccan Fashion Week.
La newsletter si prende una pausa dal caldo torrido. Tornerò da voi, giovedì 25 agosto. Intanto potete riascoltare tutti i podcast che narrano la storia di NRW e dell’evoluzione delle nuove generazioni. Buone vacanze !