Salvini citofonava, la Meloni sembra far sul serio e la sinistra si affida alla doppia morale
La newsletter di Cristina Giudici
Davanti al caos degli arrivi dei migranti a Lampedusa, 12mila in una sola settimana, la premier Giorgia Meloni sembra voler fare sul serio e dare una svolta ulteriormente securitaria per fermare un flusso che nessuno può fermare, ma semmai provare a governare. E punta sulle norme restrittive che sono destinate a fallire perché glielo ha detto pure il governatore Luca Zaia che i Cpr, i centri di permanenza e rimpatrio, sono fallaci oltre che insostenibili per via dei costi economici e sociali. Poi è andata a New York all’assemblea generale dell’Onu per dichiarare guerra ai trafficanti di esseri umani, ricorrendo allo stesso refrain usato da tutti i suoi predecessori. Fa sul serio? Sulla carta sì, anche se lo stile adottato dalla premier pare più sobrio rispetto a quello del leader della Lega che ha sempre puntato su gag piuttosto ridicole, sapendo che il lavoro sporco - quello di fare accordi con chi gestiva i trafficanti in Libia -, lo aveva già fatto l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti. Nel frattempo, i dieci punti della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, buttati lì durante una visita lampo con la premier a Lampedusa, non convincono nessuno perché sono dichiarazioni di intenti. E inoltre il nuovo Memorandum con la Tunisia è stato smentito da Josep Borrell, perché firmato senza il placet degli Stati membri e così il dittatore tunisino fa partire chiunque voglia con barchini e barche per ricattare tutti e prendere per i fondelli Italia ed Europa.
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In questo glorioso ritratto sull’approccio strumentale alle migrazioni, non bisogna dimenticare che la trovata di avere dei centri detentivi per i rimpatri è stata introdotta dalla legge Turco-Napolitano, anche se all’interno di un contesto completamente diverso
Morale: dopo trent’anni siamo sempre allo stesso punto. Le formule non cambiano, sebbene non funzionino. O meglio la Fortezza Europa alza nuovi muri che creano più allarmi e maggiore devianza ma non ferma gli arrivi. E allora la gara diventa di nuovo a chi la spara più grossa. Come ha fatto la senatrice Michaela Biancofiore che ha proposto un’isola artificiale nel Mediterraneo, confondendo l’idealista esperienza dell’Isola delle Rose con la politica australiana di respingimento sull’isola di Nauru. Ed è subito satira. O forse tragedia.
Insomma, nessun genio della politica nostrana ha una soluzione per governare i flussi. Infatti le quote regolari servono più che altro a sanare parzialmente la posizione dei lavoratori irregolari entrati in Italia, come abbiamo scritto più volte su NRW, perché nessuno ha il coraggio di superare la legge Bossi-Fini (col paradosso che persino Gianfranco Fini ha chiesto di abolirla) e in Europa non si riesce a riformare il trattato di Dublino, causa di attriti fra gli Stati membri. Ma la cosa più grave resta il piano di costruzione di nuovi Cpr con l’allungamento dei tempi di detenzione per chi dovrebbe essere espulso che Giorgia Meloni vorrebbe affidare al ministero della Difesa (aiuto!). Tutto questo per 127mila migranti arrivati da gennaio di cui solo una piccola parte vorrà restare in Italia perché anche i migranti sanno che, dopo aver attraversato il deserto e il Mediterraneo, non devono restare ostaggi nel limbo italiano se vogliono avere un futuro migliore. E intanto nel caos vanno a finire anche i minori, che invece di essere accolti e seguiti, finiscono in gabbia nei centri per adulti.
Mi pare più serio il lavoro già avviato da anni dalla Fondazione E4Impact presieduta da Letizia Moratti che, grazie a robuste partnership con aziende, enti religiosi, enti no profit e università, investe in diversi Paesi africani per formare mano d’opera e sviluppare economie locali. Anche in vista della crescita demografica in Africa: nel 2030 ci saranno 30 milioni di giovani che entreranno nel mercato del lavoro. Non sarà un Piano Mattei per l’Africa, tanto evocato dal Governo e persino da Mario Draghi, ma rappresenta una visione costruttiva e pragmatica per governare i flussi destinati a entrare nel cono d’ombra dell’irregolarità.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚 I libri di NRW: Iran un anno dopo la rivolta
Il 16 settembre di un anno fa moriva in ospedale Mahsa Amini, percossa a morte dalla Polizia morale di Teheran per aver indossato in modo inadeguato il hijab, il velo obbligatorio in Iran dal 1983, per tutte le donne, anche le straniere. Mahsa Amini, 23 anni di origine curda della provincia di Saqqez, indossava il velo che le lasciava però libera una ciocca di capelli. All’invito della Polizia morale, che l’aveva fermata per strada insieme alla famiglia con cui si trovava in vacanza nella capitale, di indossare meglio il velo, Mahsa Amini si era rifiutata. Gli agenti avevano allora iniziato a percuoterla riducendola in coma, condizione da cui non si era più ripresa fino alla sua morte avvenuta tre giorni dopo. L’uccisione della giovane curda ha provocato un’ondata di proteste nel Paese che continua fino ad oggi. Il grido Donna, Vita, Libertà, lanciato la prima volta da Homa Darabi nel 1994, mentre si dava fuoco in piazza a Teheran, per protestare contro il regime degli ayatollah al potere dal 1979 che le impedivano in quanto donna di esercitare come medico, non ha smesso di risuonare nelle strade di tutto il Paese. Donna, Vita, Libertà si chiama pure il libro di Marjane Satrapi, pubblicato da Rizzoli Lizard. La fumettista, in esilio da anni, presentando questo libro, più volte ha ripetuto: «Ho sempre pensato che sarei tornata a Teheran dopo la mia morte. Adesso, per la prima volta, so che potrò rivederla da viva». Il libro, pubblicato in tutto il mondo, gratis e online in lingua parsi per tutti gli iraniani, è un ritorno alla graphic novel per l’autrice che ha voluto attorno a sé alcune figure molto rappresentative per capire quello che sta succedendo e, soprattutto, quello che succederà nella Repubblica Islamica dell’Iran il cui regime oltre quarant’anni dopo il suo insediamento, per molti esperti sembra traballare come non mai. La recensione di Fabio Poletti per NRW.
🎦 Io Capitano: cosa c’è e cosa manca nel film candidato agli Oscar di Matteo Garrone
Leone d’argento alla regia alla Mostra del Cinema di Venezia e ora candidato agli Oscar, il film Io Capitano di Matteo Garrone divide il pubblico e suscita alcuni interrogativi sulla narrazione che sembra pensata per rendere più sopportabile lo sguardo sull’abisso. La recensione di Elisa Mariani uscita su Gariwo e ripubblicata su NRW.
🙏🏿 Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2023
Il motto per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2023 è Liberi di scegliere se migrare o restare. Dati e analisi della Caritas su conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani e altri eventi hanno prodotto un aumento di migranti forzati che oggi hanno raggiunto la cifra record di 108 milioni di persone.
Al prossimo giovedì, daje 🤙🏼
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