Rilanciamo la narrazione sulle nuove generazioni, senza vittimismo
La newsletter di Cristina Giudici
Il progetto culturale ed editoriale di Nuove Radici sta per compiere quattro anni di vita. Quattro anni, dopo una pandemia e la guerra - tante guerre in corso - sembrano un’eternità. Eppure per me è stato un battito di ciglia perché ci abbiamo messo la testa e il cuore, senza riserve. In questi anni, pandemia permettendo, abbiamo fatto il giro del mondo. Raccontando mille e più storie di giovani con background migratorio che sono cresciuti insieme a noi (e viceversa) e ora rappresentano fonte di ispirazione per tanti altri giovani che invece devono ancora capire chi sono e dove vogliono andare. Il magazine di NuoveRadici.world è andato online il 6 dicembre del 2018.
Abbiamo raccontato tante storie che si sono intrecciate alle nostre, organizzato incontri e appena concluso un progetto itinerante sulla Diversity leadership che ci ha permesso di creare sinergie e mettere in connessione tante persone che sentivano l’urgenza di un confronto sulla propria identità
In questa fase politica e sociale molto caotica, segnata dalle profonde diseguaglianze e da un ulteriore semplificazione della contemporaneità a colpi di slogan, abbiamo ancora bisogno di raccontare il multiculturalismo o la diversità culturale è diventata “normalità”? Ci stiamo riflettendo perché da una parte, soprattutto per chi vive in una realtà urbana, le radici sono sempre meno rilevanti ma al contempo le discriminazioni, il razzismo e i pregiudizi si sono radicati. E gli hater non hanno mai interrotto il loro sporco lavoro. In questi giorni si parla tanto della vicenda aggrovigliata del deputato e sindacalista Aboubakar Soumahoro: le indagini sulle cooperative gestite dalla sua famiglia, le lacrime su Instagram, il vittimismo che lo ha reso ancora di più un facile bersaglio. E al netto delle sue responsabilità, ancora da stabilire perché tutti sono innocenti fino a prova contraria, il suo atteggiamento sguaiato può indurre a pensare che le nuove generazioni con background migratorio non possano fare la differenza.
E invece non credo affatto sia così. Ci sono migliaia di giovani che lavorano con discrezione per fare diventare la diversità un fatto normale. Che scrivono, prendono la parola, diventano protagonisti della narrazione che li e ci riguarda. Medici, imprenditori, attivisti, influencer; attrici, artiste, scrittrici, leader. Persone che stanno costruendo mattone dopo mattone la casa comune della coesione sociale di cui abbiamo tutti bisogno per andare avanti e correggere le storture della società. E soprattutto abbiamo ancora bisogno di ribaltare gli stereotipi che, ci eravamo illusi, sembravano stemperati. Per questa ragione credo che valga la pena di andare avanti a raccontare il multiculturalismo, la diversità, la necessità di pari opportunità, il valore di una società basata sulla mixité.
Non è ancora arrivato il momento di fermarsi, di smettere di valorizzare le eccellenze e i talenti per combattere i pregiudizi. Non è ancora arrivato il momento (e non credo arriverà mai) di smettere di narrare le ingiustizie che subiscono le nuove generazioni. Come farlo? Bastano una newsletter settimanale, articoli, workshop, podcast, libri?
Ne parleremo il 2 dicembre all’assemblea aperta a tutti di Nuove Radici per interrogarci, ideare nuove forme di comunicazione; creare ulteriori sinergie ed espandere il nostro “format”. Se volete darci suggerimenti, consigli, e aiutarci a continuare la nostra battaglia per far diventare la diversità un fatto normale, partecipate, scriveteci a nuoveradiciaps@gmail.com, esponete le vostre riserve. Vi aspettiamo a braccia aperte!
La mia reading list
⭐️ I libri di NRW: Ucraina anno zero
Doveva essere una guerra lampo, due mesi o poco più, con Vladimir Putin a mostrare i muscoli in Ucraina, a stabilizzare Donbass e Crimea e poi ciao, parola ai diplomatici. Sono passati nove mesi e le armi continuano a sparare, tra i russi che un po’ avanzano e un po’ ripiegano, gli ucraini che riconquistano e poi si arroccano in difesa. Doveva essere un conflitto circoscritto ancorché alle porte dell’Europa, è diventato il simbolo di distopiche visioni che arrivano, va da sé, fino all’apocalisse nucleare. E a quel punto, chi ha iniziato, ha davvero poca importanza quando tutto sta finendo. La dimensione internazionale del conflitto in Ucraina è al centro dell’ultimo approfondito saggio di Giulio Sapelli, economista e docente universitario che ha insegnato Storia economica ed Economia politica nelle principali università europee e delle due Americhe e ha lavorato come consulente e consigliere d’amministrazione in importanti gruppi industriali e finanziari. Titolo del libro pubblicato da Guerini e Associati, Ucraina anno zero. Sottotitolo: Una guerra tra mondi. Perché quello che sta succedendo in Ucraina va ben al di là di una guerra alle porte dell’Europa, combattuta solo con le armi, di cui dovremmo sentirci tutti, partecipi come ci spiega in questo libro Giulio Sapelli: «L’aggressione russa all’Ucraina è la manifestazione esterna del “revanscismo grande russo” che persegue un nuovo disegno imperiale territoriale. Tale disegno si è via via delineato come reazione alle politiche di ampliamento della potenza nordamericana e nordeuropea ai confini della Russia, un Paese ormai ridimensionato al ruolo di esportatore di materie prime fossili e alimentari. La guerra in corso non può però essere fermata dalle sole sanzioni economiche, catastrofiche per la Russia e anche per l’Occidente. Solo il ritorno a una realistica politica di relazioni internazionali e a un nuovo Trattato di Helsinki potrebbero far tacere le armi». Il long read di questa settimana scelto e recensito da Fabio Poletti è tratto da Ucraina anno zero di Giulio Sapelli.
⭐️ Firma la petizione per fermare le esecuzioni in Iran
Dopo oltre 90 giorni di proteste, le vittime della repressione nelle piazze stimate dal Centro Iran Human Rights sono 416, di cui 51 bambini e 27 donne. Ora il Parlamento iraniano ha votato a stragrande maggioranza una mozione per condannare a morte i manifestanti. Firma la petizione per impedire le esecuzioni pubbliche.
⭐️ Il piano di azione europeo per il Mediterraneo
Il 21 novembre la commissaria europea agli affari interni Ylva Johansson ha presentato un piano di azione europeo per il Mediterraneo che sarà discusso al Consiglio europeo dei ministri dell’Interno dell’Unione europea il 25 novembre. La proposta della Commissione permetterà di rafforzare gli accordi con i Paesi di transito e di origine dei migranti per fermare le partenze, di finanziare Frontex (l’agenzia europea per il controllo esterno delle frontiere) e di provare a favorire un maggiore coordinamento tra i Paesi europei nel soccorso in mare: Il nuovo piano europeo per i migranti.
⭐️ Violenza, Actionaid: reddito di libertà solo per 2.500 donne
Le donne in uscita da Centri antiviolenza e Case Rifugio vivono un percorso accidentato, fatto di ostacoli e difficoltà, che le espone a estrema vulnerabilità socioeconomica e al rischio di ricadere nella spirale della violenza: il report Diritti in bilico di Action Aid.
⭐️ Generazione EU
Cosa fa l’Europa per i giovani? O meglio cosa dovrebbe fare? Se volete, potete partecipare alla consultazione del Cnel che sta raccogliendo le proposte per trasformarle in un disegno di legge.
Dopo tante crude notizie, vi lascio con un nuovo video del nostro ultimo workshop a Vicenza, dedicato alla Diversity leadership nelle aziende: l’intervento di Bassel Bakdounes, Ceo italosiriano di Velvet Media che è una fonte di ispirazione e di buon umore. A giovedì prossimo!