Requiem per David Sassoli che chiese lo ius soli europeo nel 2013
La newsletter di Cristina Giudici
Requiem per David Sassoli che chiese lo ius soli europeo nel 2013. Se ne è andato un uomo buono che tutti - amici e avversari politici - in queste ore stanno salutando nella camera ardente del Campidoglio. E la bontà, in questa epoca trasfigurata dall'istigazione all'odio, può essere quasi eversiva.
Se ne è andato anche un uomo che forse ha scelto lui stesso l'eredità spirituale da lasciarci. Con quel tweet sul muro di Berlino che lui stesso picconò rievocava così la forza delle sue idee, in un'epoca costretta da troppi muri, visibili e non.
«La Ue vuole davvero promuovere l’integrazione ed i diritti fondamentali? Allora la Commissione deve incoraggiare lo ‘ius soli europeo’, utile strumento di integrazione da destinare ai figli degli immigrati nati sul territorio degli Stati membri, i cui genitori sono residenti a lungo termine», disse quando era capogruppo Pd al Parlamento europeo per chiedere che i governi nazionali fossero stimolati a promuovere l'integrazione dei cittadini nati e cresciuti in Europa. Ed è così che io voglio ricordarlo: per le sue convinzioni mai venute meno, ma ostacolate da un'Europa frammentata e divisa. Anche nel suo discorso di insediamento a Bruxelles - il 3 luglio 2019 - rimarcava con forza l'urgenza della difesa dei diritti.
La difesa della vita di chiunque si trovi in pericolo è un dovere stabilito dai nostri Trattati e dalle Convenzioni internazionali che abbiamo stipulato.
Requiem per David Sassoli che chiese lo ius soli europeo nel 2013. Tutti hanno parlato della pazienza e della tenacia, della cortesia e della forza, senza temere di eccedere nella retorica. Tutti, tranne gli odiatori che vomitano astio contro chiunque abbia posizioni di potere e possibilità di azione, hanno rammentato la sua fede religiosa, gli anni negli scout, le battaglie per valori non negoziabili. Noi invece vogliamo sottolineare quanto avesse compreso la centralità della questione migratoria. Nella sua prima intervista rilasciata al Corriere, dopo essere arrivato alla guida dell’Assemblea di Strasburgo, disse: «Se non dotiamo l’Europa di strumenti per intervenire e governare i fenomeni migratori, i casi di cronaca riprodurranno sempre le stesse modalità e le solite domande: cosa fa l’Europa, dov’è l’Europa? Qui si gioca una partita decisiva. Dobbiamo mettere l’Unione in condizione di occuparsi dell’immigrazione come di altri temi. La proposta del Parlamento europeo, votata nel dicembre 2017 e mai discussa dai governi, dà degli strumenti. Dice per esempio che chi arriva in Italia, a Malta o in Grecia arriva in Europa. L’immigrazione è una questione epocale e il Consiglio deve riprendere in mano la nostra proposta. Ci sono buone idee per non lasciare soli i Paesi. Il richiamo alla riforma di Dublino ci ricorda anche che i governi sono spesso sordi alle sollecitazioni del Parlamento».
Una riforma che l'UE non è ancora riuscita a fare non solo per il veto dei governi sovranisti. Oggi, durante il saluto alla camera ardente per tanti che lo hanno amato o stimato da un fronte opposto, vogliamo sperare che le sue convinzioni diventino un'eredità spirituale per tutti. Convinzioni profonde contenute in questo videomessaggio al Centro Astalli durante la presentazione del suo report annuale, nell'aprile del 2021, in cui sintetizzava la sua visione su un'Europa aperta e inclusiva.
Le migrazioni sono una priorità assoluta, un fenomeno strutturale che la comunità internazionale deve saper affrontare con spirito unitario e solidale. La sfida migratoria rappresenta una questione globale, umana, sociale, davanti alla quale l'Unione europea deve avere un approccio coordinato, più coraggioso attraverso una riforma della propria politica. La Commissione Europea ha proposto nuove misure che provano a indicare una via diversa per superare il sistema di Dublino, non più dettata dalla paura e dall'incertezza per trovare un equilibrio fra solidarietà e responsabilità.
Requiem per David Sassoli che chiese lo ius soli europeo nel 2013. «La pandemia ha rallentato molto l'intero processo ma spero che presto i governi possano tornare presto a discutere per una risposta europea che sia all'altezza della nostra umanità. Come Europa abbiamo il dovere di valorizzare quell'idea di cittadinanza globale che sta alla base di una società aperta e inclusiva», ha detto pochi mesi fa, prima che quell'espressione apparentemente sempre grata fosse spenta dalla malattia. E noi vi invitiamo a fare vostra la sua visione e a ricordare al prossimo presidente del Parlamento europeo di raccogliere il testimone della sua eredità spirituale.
Lunga rassegna stampa di NRW (mettetevi comodi)
La newsletter si è fermata prima di Natale e abbiamo diversi articoli da segnalarvi che potreste avere perso. Ecco una selezione dei più significativi. Inizio d'anno glocal. Il tour della mostra "Tricolore 2022" basata sulla sua produzione di arte digitale partirà a Venezia il 20 gennaio e si concluderà l'anno prossimo in Florida anticipato da Elisa Mariani: Le opere digitali Nft di Veggetti sui nuovi italiani faranno il giro del mondo. Paradossi. Tre detenuti su dieci sono stranieri. In Italia come in Europa. Le riflessioni dell’ex direttore del carcere di San Vittore Luigi Pagano. Fabio Poletti: Più stranieri in carcere che nella società. L’anomalia italiana e non solo. La versione di Adam Clark. L'ultima traduzione nella sezione inglese riguarda la miniserie dedicata al campione di football: Colin before Kaepernick, the Netflix series about the football icon. Long read da non perdere. Wayétu Moore è nata nel 1985 in Liberia, si è trasferita negli Stati Uniti insieme alla famiglia in fuga dalla guerra civile. Nel 2011 ha fondato la casa editrice e organizzazione no profit One Moore Book, che pubblica e distribuisce libri per bambini che vivono in Paesi poco rappresentati nella letteratura. In I draghi, il gigante, le donne, pubblicato dalle Edizioni e/o in uscita in questi giorni, la giovane scrittrice africana raccoglie in un memoire tutta la sua vita. Un libro tra i migliori titoli di non fiction del 2020, secondo il New York Times e la rivista Time. Calcio e progresso. il 9 gennaio è partita la Coppa D'Africa a Yaoundé. Cosa significa per i club e i giocatori ce lo spiega l'esperto Alex Cizmic. La nostra firma sportiva Domenico Cannizzaro racconta cosa significa per i club e i giocatori con l'aiuto di Alex Cizmic: This Time for Africa: al via in Camerun la Coppa d’Africa. La tratta delle donne che viene da lontano. Michela Fantozzi ha intervistato la presidente dell’Associazione Ebano di Milano su tutti i limiti della legislazione italiana contro la prostituzione: Barba: «Le leggi contro la tratta sono le stesse dalla schiavitù in America» Uomini e donne che vi suggeriamo di seguire nel 2022. Alla vigilia del nuovo anno, NRW ha lanciato una rubrica dedicata a quelli che per noi sono stati i personaggi più influenti del 2021 – nella scrittura, nella musica, nel cinema, nella politica, nello sport, fra gli influencer – per quello che hanno fatto, detto, scritto, e soprattutto rappresentato sul tema dell’inclusione e la diversity. Fra i politici, due apripista per le generazioni che verranno nei consigli comunali, eletti alle amministrative dell'ottobre scorso: Ouidad Bakkali e Siid Negash. Fra gli influencer, Khaby Lame e Liz Supermais. Il 2021 è stato l'anno del trionfo italiano nello sport, ma anche il 2022 potrebbe riservare grandi sorprese. Un consiglio? Tenete d'occhio Yeman Crippa e Malina Berinde.Nella musica, due voci che stanno ridefinendo i confini della musica italiana: Epoque e David Blank. Sul piccolo e grande schermo, la musa di Ferzan Ozpetek, Serra Yilmaz e Phaim Bhuiyan, il regista, protagonista e autore di Bangla. E nella letteratura se la Morgan Library è quella che è lo dobbiamo a Belle da Costa Greene. Quello che saremo ce lo dirà invece lo scrittore e intellettuale Michel Houellebecq. Perché? Lo scoprirete solo leggendo. E ora via, di corsa, verso un anno che deve essere per forza o per amore migliore.