Parliamo di elezioni? Il dibattito nooo (e neppure il confronto)
La newsletter di Cristina Giudici
Questa settimana vi propongo un disincantato editoriale di Pier Vito Antoniazzi, presidente della nostra associazione Nuove Radici, su come sia degenerata la polarizzazione del dibattito sulla guerra in Medio Oriente e di conseguenza come si sia impoverito, se non annichilito, ogni confronto. E di come siamo arrivati a evitare il “dibattito”, ricorrendo a una rassegnata rimozione per evitare lo scontro di idee preconcette, tesi precostituite, incapacità di addentrarsi nella selva oscura della politica.
Andiamo apparentemente fuori tema perché alla base della convivenza in una società multiculturale c’è un pensiero politico che deve restare aperto a tutte le contaminazioni
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Approfitto del ponte e faccio un po’ di turismo in compagnia. Arriviamo in una splendida città e un amico del gruppo prova ad accennare un discorso: “Certo che a Gaza succedono cose orribili…” a cui con tempismo perfetto risponde una compagna di viaggio: “Dove è che andiamo a farci un aperitivo?” Risata per sdrammatizzare e abbandono del tema “politico”.
D’accordo, Palestina e Israele sono argomenti divisivi. Direi quasi respingenti. Perché se solo provi a fare dei distinguo o ragionamenti complessi, vieni assalito come fossi un nemico del popolo. Come se si trattasse di un estenuante litigio sul derby
Credo sia un segno dei tempi e della distanza che aumenta ogni giorno di più dalla politica. Non c’è un ethos condiviso che ci spinga a cercare di capire. Non ci interessano le ragioni degli altri. Ma non interessa nemmeno cercare di convincere qualcuno e portarlo dalla tua parte (a meno di essere uno studente di un campus universitario, ma quella è un’altra storia).
Perché alla fine non c’è più una “parte” di cui sei convinto. Non c’è una ideologia, una fede, persino i valori sono riparati in un angolo privato. Se chi muove il mondo globale sono le forze economiche e quelle tecnologiche, cosa conto io e la mia piccola presenza individuale che non fa certo la differenza? Se non posso scegliere nemmeno chi votare, a cosa serve impegnarsi in politica? Se le liste sono bloccate e decise da pochi “oligarchi”, la nostra opinione non conta. Certo, alle elezioni europee il sistema è proporzionale e ci sono le preferenze, ma sono votazioni che suscitano poco interesse perché Bruxelles appare sempre lontana, più di quanto lo sia realmente.
Perciò l’unico dibattito è quello orchestrato dai media con gli interlocutori che scelgono loro (sempre gli stessi). Come posso esprimere un mio pensiero? Non esiste più o quasi un ambito collettivo in cui costruire e condividere progetti e idee di società. Le sezioni di partito (dove ancora esistono) sembrano le isole su cui qualche giapponese non si è accorto che la guerra è finita e continua ad alzare le vecchie bandiere. Solo sotto elezioni si riaprono per divenire comitato elettorale di qualcuno in carriera.
Anche da questa frustrazione nasce l’enorme crescita dell’astensionismo elettorale. E nel tentativo di recuperare viene buono pure il motto coniato da Montanelli “Votiamo turandoci il naso”. Un tempo valeva per la Democrazia cristiana di cui si parlava male ma poi la si votava per paura dei comunisti. E viene buona anche per il Pd se leggiamo l’intervista di Massimo Cacciari al Corriere della Sera in cui afferma “Voto il Pd per inerzia…”.
La sinistra punta sul vecchio refrain: votate noi per fermare fascisti, populisti e sovranisti (e magari pure il generale Vannacci). La destra ha una imperatrice che alza lo stendardo della vittoria, quasi a cercare un trionfo alla antica Roma, contando sul vento che sempre spira tra gli italiani, ben definito da Ennio Flaiano: “Correre in aiuto ai vincitori”
Ma il paradosso che trovo più emblematico è che le leader dei due schieramenti siano due donne. Ci si aspetterebbe da una donna una politica diversa, meno retorica, meno perentoria, più attenta alla cura della relazione, un potere seduttivo, convincente. Una politica concreta, pratica, che produce contenuti innovativi. Invece abbiamo delle “donne guerriere” che alzano gli stendardi per richiamare le truppe, con molti argomenti simbolici (e potrebbe essere suggestivo se non fosse che sono soprattutto simboli del passato), pochi o nessuno contenuti innovativi e collegati al ruolo importante che l’Europa può e deve svolgere.
Torna alla mente la ballata giovanile di Rainer Maria Rilke, il Canto d’amore e di morte dell’alfiere Christoph Rilke, “Non essere sempre soldato. Non sempre afferrare da nemico ogni cosa”. Esibizioni muscolari, forse suggerite dagli staff, duelli rusticani ma con l’ansia delle ferite del gradimento televisivo e dei sondaggi. Insomma, una certa noia, nonostante tanto fumo e clamore.
E poi ci lamentiamo che bar e dehors siano sempre pieni.
P.S. Consiglio per la campagna elettorale: meno comizi e più aperitivi!
Pier Vito Antoniazzi con suo figlio Efrem
📚 Arriva il FajaFest sulla letteratura albanese
Dopo questa disgressione sulla regressione politica, vi ricordo che il 18 e 19 maggio arriva il FajaFest (qui trovate programma e partecipanti) di cui NRW è media partner. Con un parterre di scrittori albanesi di grande valore e popolarità che vale la pena di conoscere, la mostra Inner light di uno dei più grandi artisti viventi albanesi, il pittore Lekë Tasi: ex prigioniero politico, incarcerato dal regime di Enver Hoxha. Si comincia con l’organizzazione di due laboratori di lettura animata, a iscrizione gratuita, in collaborazione con Toc Toc Famiglie Officina del ritmo, domenica 12 maggio, in occasione della festa della mamma e si prosegue sabato 18 maggio durante la mattinata. Si partirà dalla lettura ad alta voce di due favole di Italo Calvino e di Virgjil Muçi per creare un ponte letterario tra Italia e Albania.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚 I libri di NRW: La ribelle di Gaza
Scritto prima del massacro del 7 ottobre 2023 e di tutto quello che ne è conseguito, questo memoire è il racconto autentico che ci rivela che anche a Gaza i grigi contano. La dicotomia tra israeliani buoni e Hamas cattiva, e successivamente cattivo diventa l’esercito con la stella di David che fa piazza pulita nella Striscia, va bene per le cronache dei giornali. Qui, in questo libro pubblicato dalle Edizioni e/o, La ribelle di Gaza, scritto da Asma Alghoul insieme allo scrittore ebreo di origine siriana Sélim Nassib, scopriamo una Gaza dalle mille facce, divisa tra chi sostiene Hamas e chi vuol solo vivere in pace, dove una ragazzina, poi giovane donna, trova la sua strada senza piegarsi all’inevitabile. Asmaa Alghoul è una giornalista palestinese nata nel 1982 nel campo profughi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Per la sua attività giornalistica da Gaza nel 2010 ha ricevuto una borsa Hellman/Hammett da Human Rights Watch. Nel 2012 le è stato conferito il Courage in Journalism Award dalla International Women’s Media Foundation. Oggi vive nel sud della Francia e collabora con varie testate internazionali. Selim Nassib è nato e cresciuto a Beirut in una famiglia ebraica di origine siriana. Trasferitosi in Francia nel 1969, ha lavorato come giornalista, ed è stato corrispondente di Liberation dal Medioriente. Le Edizioni E/O hanno pubblicato Ti ho amata per la tua voce, L’amante palestinese e la raccolta di racconti Una sera qualsiasi a Beirut. Asmaa nasce nel campo profughi di Rafah, nel Sud della striscia di Gaza, in una grande casa per un grande famiglia, costruita dai nonni, rifugiati della prima ondata di palestinesi scacciati dalla propria terra. Il padre è una persona colta e di mente aperta, uno degli zii milita invece nel movimento islamista di Hamas e non vede di buon occhio la ragazza spigliata, intelligente e ribelle che diventa Asmaa. La vita di Asmaa, come quella di tutti gli abitanti della striscia, è scandita da due costanti: da una parte la rivalità insanabile tra i due gruppi politici dominanti nel paese, gli islamisti di Hamas e l’autorità palestinese, Al Fatah; dall’altra la pioggia di bombe e missili che Israele riversa su Gaza ogni pochi anni. È come se alla popolazione fosse dato di scegliere solo tra fanatici religiosi e militari feroci. Asmaa è diversa, di idee liberali, musulmana credente, giornalista intraprendente che va sul campo a documentare la quotidianità devastata della gente innocente, voce fuori dal coro che si attira ben presto le minacce di tutti. Le parole di Asmaa Alhoul ci portano nella vita di Gaza, un attimo prima dell’ultima tragedia. Recensione ed estratto da La Ribelle di Gaza scelti da Fabio Poletti per NRW.
🇪🇺 Use your vote: il Manifesto per la cittadinanza
Siamo in campagna elettorale e diversi amministratori hanno scritto un manifesto per rilanciare la riforma delle cittadinanza: l’8 e il 9 giugno si voterà per il Parlamento europeo, 3700 comuni e 6 capoluoghi di Regione: Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia, Potenza. Potete firmare qui (ne riparleremo)
🇪🇺 L’urgenza del cambiamento in Europa: Per molti anni da domani
Il 9 maggio, in occasione della Giornata dell’Europa, al Salone del libro di Torino verrà presentato il libro Per molti anni da domani. Attraverso la rete internazionale di attivismo giovanile, Giorgio Brizio ha raccolto le voci di ventisette attivisti, in maggioranza molto giovani, uno per ciascun stato membro dell’Unione Europea. Ognuno di loro ha scritto un intervento che parte da una storia locale e si sviluppa in una dimensione europea. Credo sia un evento imperdibile. Qui trovate come partecipare.
🎙️Podcast: Un gigante in cammino
Dall'espansione delle tech cities alla crescita esponenziale nel numero di startup, oggi l’India è una fucina di innovazione. Con un obiettivo: offrirsi come alternativa credibile alla Cina per gli investimenti esteri nel settore tech. Ma la domanda è: può diventarlo davvero? Silvia Boccardi e Francesco Rocchetti ne parlano con Cristina Kiran Piotti, giornalista ed esperta di India.
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Sono tempi complicati, non perdiamoci di vista, a martedì prossimo 🕊️