Oltre il caso Almasri, c'è il protagonismo dei migranti che si ribellano alla tratta
La newsletter di Cristina Giudici
Dietro al caso della liberazione del generale Nijeem Osama Almasri, accusato di crimini di guerra dalla Corte penale internazionale, c’è uno scontro fra il governo Meloni e una parte della magistratura, tutti impegnati a ripetere lo stesso copione da oltre 30 anni sulla riforma giudiziaria. Oltre il caso Almasri c’è invece una lunga sequela di violazioni della dignità umana che riguarda il traffico degli esseri umani in Libia e in Tunisia. L’ultimo report, in ordine cronologico, dovrebbe essere adottato come manuale di testo nelle scuole e nelle università: State Trafficking racconta la compravendita, la schiavitù, la violenza e la disumanizzazione dei migranti subsahariani al confine fra la Tunisia e la Libia sulla base di trenta testimonianze, la raccolta delle informazioni e la verifica da parte di un gruppo di ricercatori.
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Oltre il caso Almasri, ci sono migliaia di testimonianze di uomini, donne e minori diventati schiavi in Libia. E anche il caso straordinario di un movimento di resistenza sui due lati delle frontiera fra la Tunisia e la Libia che ribalta la narrazione che rappresenta i migranti esclusivamente come vittime passive. Probabilmente non lo sapete ma dal 2022 è in corso una mobilitazione di Refugees in Lybia, formata da richiedenti asilo, migranti, profughi, attivisti (che a Montecitorio ha portato dei testimoni delle torture da parte del generale Almasri). Ho deciso di raccontarvelo perché sui giornali italiani non lo troverete.
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