Non dovete ridarci Baggio. Per rifare la Nazionale di calcio, ci vuole la riforma della cittadinanza
La newsletter di Cristina Giudici
La vita è altrove. E la forza dell'Italia pure. Dopo la sconfitta umiliante della Nazionale di calcio, qualcuno comincia a chiedersi se gli errori siano stati solo di natura tecnica. O se i calciatori, ora pugili suonati, siano solo milionari stanchi. Del resto lo ha detto pure il dissacrante comico John Modupe “Giocano solo i vostri figli, peccato”.
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Non sono un’esperta di calcio mercato, ma ci deve essere un motivo se la new wave dell’atletica leggera multiculturale, dinamica e piena di vitalità agli Europei di Roma ha portato a casa ventiquattro medaglie: ori, argenti, bronzi, estasi grazie al know-how tecnico che si è sposato anche con le straordinarie motivazioni degli italiani con background migratorio. E allora sono andata a vedere la formazione degli Azzurri convocati agli Europei. Nessuno o quasi che abbia sofferto prima di poter giurare sulla Costituzione. Tecnicamente, se non sbaglio, c’era solo Stephan El Shaarawy aka Il Faraone, origini egiziane da parte di padre. Di questo paradosso italiano, che a differenza del resto dell’Europa non apre le porte alle seconde generazioni, se ne parla da tempo, invocando uno ius sportivo che aiuterebbe a far crescere nuovi talenti.
Eppure nell’atletica leggera ci sono Mattia Furlani, 19 anni, allenato da una madre di origini senegalesi, Lorenzo Simonelli che ha vinto la medaglia d'oro nei 110 ostacoli che è nato a Dodoma da madre tanzaniana e padre italiano. Per tutti è “Lollo”, ma lui preferisce essere chiamato “Luffy”, come il protagonista del manga giapponese One Piece. E ancora: Zaynab Dosso, 24 anni, bronzo nei 100 metri femminili, è nata in Costa d’Avorio ed è cresciuta in Emilia prima di trasferirsi a Roma.
Zane Weir, classe 95, quarto nel peso è un sudafricano con nonno friulano, Yeman Crippa ha conquistato l’oro nella mezza maratona. Marcell Jacobs e Chituru Ali hanno portato a casa una straordinaria doppietta nella gara regina della velocità. Marcell Jacobs, nato a El Paso, Texas, è cresciuto a Desenzano e considera Roma la sua città adottiva.
Abbiamo un problema. Tecnico o anche sociale? La Nazionale è rimasta indietro, non ha sposato la motivazione delle seconde generazioni, non le ha messe in squadra come nell’atletica? Perché in altre discipline sportive questo tipo di muro è stato abbattuto, sebbene in Italia vi sia il nodo della cittadinanza che si ottiene solo a 18 anni?
Vi ricordate di questa immagine? Ci fece sognare, parlare di inclusione, sport, talento femminile.
Questa foto è stata scattata il 30 giugno del 2018 a Tarragona durante l’ultima giornata dei Giochi del Mediterraneo, una specie di piccola Olimpiade che si tiene fra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. La foto mostra quattro atlete italiane alla fine della prova di staffetta 4×400, che hanno appena vinto la gara: Raphaela Lukudo, Maria Benedicta Chigbolu, Libania Grenot e Ayomide Folorunso. Allora c’era Matteo Salvini al Viminale. Oggi c’è un altro Matteo, Piantedosi, e lo ius sportivo nel calcio non c’è ancora.
L’atletica leggera multiculturale surfa, non da oggi, sull’onda lunga del dinamismo e del talento, regala vittorie ed emozioni, mentre quella del calcio resta al palo. Tutti ora scrivono ridateci Baggio, Totti, Del Piero ma forse la Nazionale è stanca come l’Occidente. E allora forse, per rifare la Nazionale sul campo da calcio, bisogna fare la riforma della cittadinanza.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚I libri di NRW: Storia del colonialismo italiano
Sarà stata anche una bella abissina, la faccetta nera della canzone di Carlo Buti, hit dell’Italia fascista e coloniale, ma questo non ha impedito all’esercito e alle camicie nere di compiere ogni nefandezza. Si sa di stupri, di fucilazioni e torture di massa e di uso del gas nervino, per piegare la resistenza ma pure la popolazione inerme schiacciata dagli invasori alla ricerca di un posto al sole africano, scimmiottando le grandi potenze. Di quell’epopea che ha radici anche nell’Italia liberale del secolo prima, fanno un ampio racconto Valeria Deplano e Alessandro Pes in questa Storia del colonialismo italiano pubblicato da Carocci editore. Valeria Deplano e Alessandro Pes sono professori associati di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Cagliari. Il colonialismo si è intrecciato con la storia d’Italia dall’Ottocento alla Seconda guerra mondiale e ha proiettato la sua ombra anche nel periodo repubblicano, fino ai giorni nostri. Muovendo dal più recente dibattito storiografico, il volume ricostruisce per la prima volta in maniera sistematica e sintetica la storia dell’espansionismo italiano in Africa in età liberale e durante il ventennio fascista e ripercorre le vicende delle sue eredità e implicazioni nell’Italia del secondo Novecento e del XXI secolo. Si raccontano non solo i progetti politici, le relazioni diplomatiche, le operazioni militari, le violenze dell’occupazione, le leggi razziste, ma anche i movimenti di persone da e per l’Africa e il modo con cui la scuola, i libri, i film, la scienza e i monumenti hanno reso possibile l’espansione, contribuendo a costruire immaginari che influenzano ancora oggi le vite di milioni di donne e di uomini. La recensione e l’estratto di Storia del colonialismo italiano di Fabio Poletti per NRW
💪🏾 Una rete e un intergruppo parlamentare per la riforma della cittadinanza
La democrazia italiana, per quanto sconquassata, non può più esimersi dalla riforma della cittadinanza per i cittadini italiani ancora stranieri. Per questa ragione la parlamentare Ouidad Bakkali, presidente dell'intergruppo parlamentare formato da diversi deputati e senatori (circa 40) per promuovere la riforma, ha organizzato un incontro il 13 giugno scorso per dare voce agli amministratori locali con background migratorio. Un gruppo interparlamentare che farà presto una mozione per rilanciare il dibattito sulla riforma.
💪🏾 Un viaggio ispirato all’impresa degli scout lombardi nel 1949 partiti da Milano per arrivare a Capo Nord con un messaggio di pace di don Carlo Gnocchi che ora vuole portare minori stranieri non accompagnati in un tour di sensibilizzazione.
🎙️ Podcast: Globo con Javier Cercas su bugie e populismo
Uno dei più grandi scrittori in lingua spagnola e uno dei più importanti intellettuali europei parla con Eugenio Cau del Post di letteratura, politica, disinformazione, populismo e ribellione.
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Sono tempi complicati, non perdiamoci di vista 🕊️