L'informazione che invecchia male. L'editoriale mischione di Panebianco
Pensieri e racconti intrecciati dalle Nuove Radici
Anni di formazione fatta e ricevuta sulle parole che contano, a scrivere come è cambiata l’Italia con i suoi “nuovi” cittadini che incarnano il melting pot in salsa italiana. Migliaia di iniziative, di racconti per cambiare la narrazione e poi arriva l’editoriale di apertura sul Corriere di lunedì 7 luglio firmato da Angelo Panebianco che scrive un “mischione” per criticare chi fa il “mischione” fra regolari e “clandestini” (che si chiamano irregolari, il termine clandestini si usa solo nelle risse al bar dei talk show). Naaa, ma siamo ancora a questo punto ? Che tragedia. Scrive l’editorialista: “Se ci limitiamo a osservare il caso italiano, le forze di sinistra in materia di clandestinità appaiono più in difficoltà di quelle di destra”. Concetto originale e innovativo. E dopo una serie di avvitamenti da secolo brevissimo sulla “clandestinità” - termine che lascerei per i partigiani o milizie coinvolti in una guerra mentre stiamo parlando di persone senza un permesso di soggiorno che rischiano di finire seviziate nei Cpr - lo mette in relazione al referendum facendo appunto un mischione fra diritto alla cittadinanza e politiche migratorie. Vabbè.
Garbuglio cerebrale generato da ChatGPT
E dopo aver ripetuto per dieci volte la parola “clandestinità”, Panebianco afferma che fa paura anche ai “migranti regolari”: i migranti, lo sanno anche alle scuole medie, sono quelli di passaggio, che arrivano, che sono appena arrivati, o che restano nel limbo dei centri di accoglienza, altrimenti non si userebbe il gerundio (forma non finita del verbo, intermedia tra il participio e l'infinito di chi appunto migra), è cosi difficile da capire?
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