L'inclusione sociale e la diversità alla festa del K-Drama (ma nel dubbio, fate un western)
La newsletter di Cristina Giudici
Alla prima kermesse italiana dedicata al K-Drama che si è tenuta nello scorso weekend al Teatro Tasso di Sorrento, ho potuto assistere a una leggiadra forma di contaminazione culturale. Ho toccato con mano il successo planetario delle serie televisive che raccontano la hallyu (letteralmente onda coreana) e fanno impazzire adulti e piccini perché sanno mescolare romanticismo, drammi e intrattenimento ma anche trasmettere messaggi su inclusione e diversità. Nella cittadina affacciata sul Vesuvio, gemellata con la città coreana di Gangneung, italiani e coreani hanno riempito la sala per acclamare i loro idoli al K-Drama Festa.
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Autismo, disturbi mentali fra le nuove generazioni ed emancipazione femminile sono alcuni dei temi affrontati, fra danze K-pop, canzoni napoletane, videoclip di alcune delle serie più famose. E grazie allo sponsor AT Korea Agro-Fisheries & Food Trade Corporation, anche piatti deliziosi coreani o fusion cucinati dagli studenti della scuola alberghiera dell’Istituto Superiore San Paolo (dove fino al 1985 c’era un monastero di monache di clausura) guidati in un’esperienza inedita dalla chef Sun Young Koo e dallo stellato Mario Affinita.
Foto di Luca Gazzini
Per me profana, che mi ero fermata all’infatuazione maniacale per Extraordinary Attorney Woo (e le balene ovviamente), è stata una sorprendente esperienza scoprire l’evoluzione sociale del K-Drama che affronta da alcuni anni una serie di temi controversi e tabù nella Corea del Sud. Mi ha emozionato ascoltare l’esperienza dell’attore Oh Jung-se che ha recitato la parte di Moon Sang Tae, affetto dallo spettro autistico nella serie It's Okay to Not Be Okay. Nella serie vive una strana esistenza con il fratello minore che accudisce: ogni primavera cambiano città a causa di un trauma che lo perseguita dopo aver assistito all’omicidio della madre ed è ossessionato dal terrore per le farfalle. Sul palco, intervistato da Bianca Terracciano dell’università della Sapienza, ha raccontato la sua empatia verso il protagonista. «Il successo del K-Drama è dovuto alla narrazione sulla diversità e le criticità che viviamo tutti», ha sottolineato Bianca Terracciano, ricercatrice di semiotica alla Sapienza e coordinatrice dei multipli eventi del K-Drama Festa.
Dal 2020, nell’anno in cui siamo tutti restati a casa a guardare serie televisive, la popolarità dei K-Drama in Italia è cresciuta in modo costante. Ed è anche cambiato il format che non è più solo focalizzato su lui-lei-l’amore ma anche sulle sfide, le tragedie della quotidianità. Organizzato dalla Sapienza, l’ambasciata della Repubblica di Corea in Italia, l'Istituto Culturale Coreano di Roma, Regione Campania, Campania Film Commission, ENIT, Lars Laboratorio Romano di Semiotica e Baikbong Institute, il Comune di Sorrento, la festa è stata un tripudio di leggiadria ma anche di riflessioni sulle sfide sociali e globali.
Certo, le lunghe giravolte romantiche fanno spazientire e le tradizioni coreane continuamente sbandierate possono annoiare, ma è stato istruttivo ascoltare Kim Ji-yeon - in Twenty-Five, Twenty-One interpreta il ruolo di una coach che aiuta una determinatissima aspirante schermidora a far emergere il suo talento- ha parlato della conciliazione lavoro e maternità in una società molto competitiva. E fra le altre Ye Ji-won, poliedrica artista che ha imparato l’italiano e, molto ironica, ha raccontato delle proprie debolezze, dicendo che si può anche invecchiare bene. Alla festa dedicata alla K culture, c’era anche la scrittrice Kim Eun-hee, soprannominata “l'Agatha Christie coreana". Le sue sceneggiature si concentrano principalmente su temi sociali anche quando parlano di zombie, come in Kingdom. Insomma dalla Corea del Sud, non proprio un Paese leader dello stato di diritto e della parità di genere dove le profonde diseguaglianze sono state ritratte in modo spietato da film come Parasite o serie come Squid Game, possono arrivare messaggi importanti sull’inclusione anche attraverso le serie” nazionalpopolari” del K-Drama. Senza dimenticare però cosa affermava il regista John Ford: “Nel dubbio, fate un western”.
Foto di Luca Gazzini
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚 I libri di NRW: Poesia Celeste
Millenni di poesie hanno intriso la cultura cinese e non solo. In questo solco, arrivano i versi di Hei Wen, per la prima volta tradotti in italiano e pubblicati dall’Associazione Culturale il Foglio, sotto al titolo Poesia Celeste. Oltre 700 pagine, con testo cinese a seguire, in cui Hei Wen scava nel suo vissuto – e che vissuto – mettendosi a nudo. Paradiso, Purgatorio, Inferno, i tre grandi capitoli di questa raccolta. Non è Dante, è la vita vera di ognuno di noi che si espande o contorce nei diversi stati d’animo del momento. Nata a Jinan, nella provincia dello Shandong, Hei Wen attinge a piene mani dal suo vissuto tormentato e fuori dal comune, come racconta suo marito Christopher Doyle, direttore della fotografia di Hong Kong Express, nel breve ritratto introduttivo: «Vissuta, a lungo, lontano dalle metropoli, senza quasi mai interagire con i circoli poetici e artistici cittadini, ogni poesia di Hei Wen è scolpita in un clima solitario e straziante. Sin da giovanissima, la sua vita viene segnata dal dolore e dalla sofferenza: la morte prematura dei genitori, prima, e quella precoce del suo unico fratello, poi, la rendono completamente sola. Vive in clausura, in un monastero buddista, trascorrendo dieci anni di studio in una regione remota e selvaggia della Cina, cercando di indagare il rapporto tra la vita e la morte».Le poesie di Hei Wen abbracciano l’orrore dell’Inferno, il conforto del Paradiso e la crescita del Purgatorio. L’autrice narra ai lettori come un’anima solitaria vaga nel mondo facendo uso di molte allusioni storiche, metafore e simboli. Poesia Celeste è un’opera importante che contribuirà ad aiutarci nella comprensione della complessità e della ricchezza del panorama poetico cinese contemporaneo. La recensione e alcuni versi tratti da Poesia Celeste di Fabio Poletti per NRW.
✌🏼 Città e linguaggi inclusivi
Includere le differenze di bisogni e necessità tra i generi contribuisce a progettare e realizzare città migliori. Come fare a tradurre questi concetti in attività concrete? Se ne parla a Roma il 22 marzo in un incontro moderato dalla giornalista e vicepresidente della nostra associazione Nuove Radici, Giulia Parini.
✌🏼 Crescono i nuovi cittadini europei
Oltre 213mila i nuovi cittadini divenuti italiani nel 2022, un milione in Europa. L’approfondimento della Fondazione Ismu.
🎥 Ecco perché La zona di interesse è un capolavoro
Il film straniero che ha vinto l’Oscar e le recriminazioni (molto italiane) di Matteo Garrone che non riesce a farsene una ragione. La zona di interesse parla della banalità del male e non solo dell’Olocausto. Se volete sapere perché è un capolavoro, leggete la recensione di Elisa Mariani su GariwoMag.
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Sono tempi complicati, non perdiamoci di vista, a martedì prossimo 🕊️