Lessico familiare e dissing a Sanremo: dal lapsus al razzismo è un attimo (e poi tante storie belle)
La newsletter di Cristina Giudici
A una serata molto partecipata su un romanzo, ho sentito usare la parola multirazziale invece di multietnica o multiculturale. Un errore lessicale più che concettuale dato che chi l’ha pronunciato stava raccontando una bella storia di inclusione. Eppure mi ha colpito perché il lessico familiare della comunità sempre più grande che si occupa di diversità in Italia sta cambiando per colpa della fretta, la distrazione, il deficit di concentrazione, i condizionamenti sociopolitici dello spirito sovranista dei tempi che colpisce tutte le generazioni, manco fosse un tic. Così sono andata a rivedere le regole di redazione che ho scritto con Cristina Kiran Piotti qualche anno fa, quando abbiamo iniziato l’avventura di NuoveRadiciWorld, e ho sentito l’urgenza di aggiornarle perché sempre più frequentemente mi capita di inciampare negli stereotipi che talvolta scivolano involontariamente nello stigma pronunciati da donne e uomini liberal, non da membri sovranisti del Mega europeo riunito a Madrid. Ecco alcune delle regole che ci siamo date e dati senza cadere nelle trappole woke. Questa settimana voglio anche raccontarvi anche del Premio Panettone d’Oro 2025 vinto da uno chef di origini kossovare, Emin Haziri, perché anche basta parlare dei maranza (altro termine discutibile). E poi suggerimenti, suggestioni, libri, podcast, articoli, newsletter belle e musica, tanta musica, per aiutarvi a superare la sindrome del Festival di Sanremo. Allacciate le cinture, si parte con un breve ripasso.
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