Siete pronti a farvi un giro sulla giostra della maggioranza di governo che, per negare il diritto all’asilo, trasforma il Parlamento in un asilo (per parafrasare una folgorante battuta di Alessandro Bergonzoni)? Lo dubito, perciò mi limito a dirvi che il decreto legge Cutro approvato oggi alla Camera dovrà fare una correzione al controverso articolo 7 ter sulla protezione internazionale che viola la Costituzione e potrebbe creare problemi interpretativi, come segnalato dal comitato per la Legislazione della Camera guidato dal deputato di Fdi Gianfranco Rotondi perché il testo nella sua formulazione attuale impedirebbe i ricorsi contro l'inammissibilità. Insomma, un capolavoro.
Neanche i decreti Sicurezza di Matteo Salvini avevano raggiunto delle vette così alte di insipienza. Da qualsiasi verso la si prenda, la legge battezzata cinicamente con il nome di un naufragio trasforma il sistema di accoglienza nel labirinto del Minotauro. E senza neanche la speranza di potersi aggrappare al filo di Arianna
La volontà di piantare qua e là bandiere identitarie sulle politiche migratorie ha portato il Parlamento in un cul-de-sac. Non voglio portarvi negli abissi tecnici (per un’analisi più approfondita potete leggere il dossier dell’ufficio studi della Camera) ma non si può ignorare che, per contrastare i flussi migratori, si distrugge quello che era rimasto indenne nel sistema di accoglienza. Dopo anni di slogan urlati dalla destra contro gli enormi ghetti dei centri di accoglienza, ora i migranti finiranno dentro hotspot e grandi Cas (centri di accoglienza straordinari) dove non avranno alcuna assistenza psicologica o legale. Senza dare alcuna chance alla loro integrazione. E riproponendo modelli criminogeni che erano stati parzialmente superati dalle buone pratiche di accoglienza diffusa. Il dl Cutro aumenterà il tasso di irregolarità (si stima che creerà altri 300mila migranti “illegali”), avremo meno rispetto dei diritti umani ma anche più problemi di ordine pubblico. E soprattutto meno rimpatri, come invece vorrebbe il Governo Meloni. Insomma questa legge è un atto autolesivo anche per chi crede nel verbo di un fiacco sovranismo.
E come se non bastasse, si cerca di impedire un percorso di inclusione anche ai minori non accompagnati che, una volta diventati maggiorenni, potranno avere un permesso di soggiorno per un anno e potrà essere rinnovato solo dopo il parere positivo della direzione generale immigrazione e integrazione del ministero del Lavoro
Inoltre questo impianto legislativo si impegolerà nei meandri della burocrazia che dovrà applicare una legge a dir poco paradossale. Ecco perché, per limitare il diritto di asilo, il Parlamento si è trasformato in un asilo.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
⭐️ I libri di NRW: E così vuoi parlare di razza?
Non è solo un problema di razza. È un problema di classe. Pensare che i meccanismi che consentono all’establishment bianco di dominare sugli afroamericani o sui workers non siano gli stessi, è fuorviante. Lo sa bene Donald Trump salito al potere, piegando i primi con il vigoroso sostegno dei secondi. Non a caso gli analisti che azzeccarono per primi che sarebbe stato proprio Donald Trump a stravincere sulla molto politicamente corretta Hillary Clinton, datano la vittoria con il comizio davanti ai workers dell’auto di Chicago, dove il futuro presidente promise di intervenire pesantemente per ridurre le tasse anche alla classe lavratrice. In questi temi è calata la riflessione di Ijeoma Oluo, una delle intellettuali afroamericane più ascoltate, in questo E così vuoi parlare di razza?, alla sua prima pubblicazione in Italia con le edizioni Tlon. Ijeoma Oluo è una scrittrice, attivista e giornalista afroamericana che vive a Seattle. Collabora con «Jezebel», «The Guardian», «The Stranger» e «The Establishment», occupandosi di razzismo, misoginia, intersezionalità, femminismo e temi di giustizia sociale. È stata inserita nella lista “TIME 100 Next” del 2021 ed è stata inserita due volte nella “Root 100”, l’annuale lista che raccoglie i più influenti afroamericani. Ha ricevuto il Feminist Humanist Award 2018 e l’Harvard Humanist of the Year Award 2020 dall’American Humanist Association.
In E così vuoi parlare di razza? − per il New York Times tra i libri più venduti del 2020, anno in cui l’America è stata scossa dalla morte di George Floyd e dalla conseguente esplosione su scala globale del movimento Black Lives Matter − la scrittrice e attivista Ijeoma Oluo consegna una guida preziosa e unica nel suo genere per affrontare una discussione consapevole e costruttiva sul razzismo.
Attingendo dalla sua esperienza personale e dalla sua profonda conoscenza di un argomento che può essere tanto confuso quanto frustrante, l’autrice smaschera i pregiudizi razzisti che le persone bianche continuano a perpetrare, e che assediano le esistenze delle persone nere e brown e, al tempo stesso, offre una serie di spiegazioni, consigli e avvertimenti utili per chiunque voglia affrontare discussioni sulla razza. I lettori di tutte le razze vengono guidati attraverso argomenti che vanno dal privilegio all’intersezionalità, dalla brutalità della polizia all’appropriazione culturale, dalle microaggressioni alla cosiddetta “azione positiva”, fino al mito della minoranza modello, nel tentativo di rendere possibile l’apparentemente impossibile: conversazioni oneste sulla razza e su quanto privilegi e oppressioni siano radicati nella nostra vita quotidiana.
Ogni capitolo è una domanda che Oluo analizza in modo approfondito e razionale, questioni che emergono tipicamente nelle interazioni quotidiane, che vengano sollevate in modo esplicito, implicito o “solo nella nostra testa”. Per ogni domanda, Oluo è coerente con il suo approccio: spiega perché è necessario discuterne e affrontarla, sfata le credenze comuni e gli equivoci che la riguardano, ne descrive i sintomi e l’impatto con fatti e dati, spiega come adattare il proprio stato d’animo nell’affrontare qualsiasi conversazione e fornisce elenchi pratici su cosa dire/fare e ricordare/considerare per un dialogo onesto ed efficace.
E così vuoi parlare di razza? è un saggio fondamentale per chiunque abbia detto o sentito dire: «Non sono razzista, ma…», come per chiunque voglia affrontare le discussioni sulla razza per motivare e guidare azioni reali perché, come sottolinea Oluo, “dobbiamo riuscire a guardare in faccia il razzismo, ovunque lo incontriamo. Se continuiamo a trattarlo come un mostro gigantesco che ci insegue, continueremo a scappare per sempre. Ma scappare non ci servirà se lo ritroveremo nei luoghi di lavoro, al governo, nelle nostre case, dentro di noi”. Il long read scelto e recensito da Fabio Poletti per NRW.
⭐️ Amal Oursana vince il Concorso letterario nazionale Lingua Madre
Nata nel 1978 da genitori di origini marocchine, Amal Oursana vive a Modena. Lo studio dell’italiano la porta a scrivere racconti e poesie. Fonda la compagnia teatrale “Progetto Àïsha” e realizza, con il fratello Samir e Francesco Rossetti, lo spettacolo Arrabat (Premio Scenario 2003). Si ispira alle scene quotidiane della sua famiglia per i suoi testi, rivolti soprattutto alle nuove generazioni. Con il racconto Fatna e Rahhal, ha preso il Premio Speciale Giuria Popolare della XVIII edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre.
🤬 Marcia contro i muri della rotta balcanica
Il 13 maggio ci sarà la prima marcia contro i muri e per l’accoglienza alla frontiera tra Slovenia e Italia all’interno del Festival Sabir.
✌️ Libertà di stampa e dissidenti russi all’evento di Gariwo.
Alla Giornata della libertà di stampa organizzata il 3 maggio dalla Fondazione Gariwo al Giardino dei Giusti di Milano, ha partecipato Ilya Krasilshchik: giornalista russo dissidente e fondatore di Helpdesk.media, una start up editoriale che aiuta i cittadini russi ad evitare la coscrizione e quelli ucraini a sopravvivere durante il conflitto. Qui potete leggere la sua intervista, realizzata da Irina Tumakova, giornalista di Novaya Gazeta Europe.
Ci vediamo giovedì prossimo, daje
http://www.festivalsabir.it/marciacontroimuri/