Domenica 22 gennaio si festeggia il nuovo capodanno cinese, liberato o quasi dal Covid. Almeno in Europa. Secondo la tradizione, porterà cambiamenti radicali, mi auguro stavolta positivi. A Milano, dove risiede la più antica comunità sinodiscendente, il Capodanno o Festa della Primavera tornerà, dopo tre anni di assenza per il Covid, la tradizionale parata che si celebra dal 1989. La festa è diventata un’attesa gioiosa per tutti, dopo decenni di non facile integrazione per la comunità cinese, guardata con diffidenza per il suo ermetismo. Ora che siamo arrivati ad avere la quarta generazione, molte cose sono cambiate: si parla di sinodiscendenti e non di cinesi, c’è stata una crescita naturale e un conseguente intreccio di tante diversità culturali. Anche se la pandemia ha riacceso diverse conflittualità, soprattutto durante la prima fase dell’emergenza sanitaria, quando i cittadini sinoitaliani venivano spesso additati come untori. Dei 300mila cinesi presenti in Italia, 41mila nuovi cittadini sinomilanesi, quasi 69mila in Lombardia.
Mi auguro che nell’anno del Coniglio le nuove generazioni sinotaliane siano più consapevoli della propria identità e aperti a una società plurale, che si espongano di più a un coinvolgimento politico e sociale. Altrimenti il rischio è di perdere il diritto alla parola e di subire le ripercussioni di quanto succede nella loro terra di origine, spiega Jada Bai, docente di lingua cinese, mediatrice culturale e scrittrice
Eppure sono diversi i sinoitaliani che si sono distinti per i loro talenti. Fra gli altri, Xin Alessandro Zheng, regista e sceneggiatore che ha partecipato alla Settimana internazionale della critica di Venezia 2020 con il suo corto Where the leaves fall, l’attore e attivista Shi Yang Shi e lo scrittore Sean White, che ha pubblicato in Cina Creuza de Mao, un appassionato omaggio ai cantautori italiani, e La Costellazione del Dragone.
Il Coniglio è un segno contraddistinto da eleganza, pazienza e un gran senso di responsabilità; generosità e disponibilità al sacrificio. Quindi il 2023 dovrebbe essere un anno all’insegna della pace e della fortuna, anche se si fa fatica ad avere tanto ottimismo. Soprattutto in Cina dove la festa lunare si aprirà sotto il segno dell’incertezza, con 36mila morti al giorno per il Covid (dati ufficiali perciò sottostimati), l’economia in frenata, il conflitto con Taiwan e i non facili rapporti con la devastante aggressione russa in Ucraina.
Però la Festa della Primavera sta arrivando e voglio crederci anche perché nata sotto il segno del Coniglio sono una persona responsabile (o almeno così mi dicono le stelle cinesi) e se l’oroscopo cinese prevede un cambiamento positivo in arrivo ci voglio credere. E se mi dicono che bisogna andare avanti, possibilmente tenendoci per mano, lo faccio. E se prevedono che avrò, avremo, la forza per capire quando costruire, quando fermarci ad aspettare, voglio crederlo
Il significato del Capodanno cinese
ll Capodanno Cinese è una festa di grande importanza e ad ogni sua ricorrenza si può assistere ad una vera e propria migrazione di massa, con migliaia di cinesi che dalle metropoli tornano nelle loro città natale per trascorrere in famiglia i quindici giorni di festa, dalla vigilia dell’anno nuovo fino alla Festa delle Lanterne. Un evento molto sentito nella cultura cinese e questo anche per via delle sue origini antichissime, risalenti a più di 4000 anni fa. La denominazione in cinese, 春节 Chūnjié, vale a dire Festa di Primavera deriva dal termine 立春 Lìchūn, letteralmente “Inizio di primavera”, il primo dei 24 termini solari che costituiscono il calendario tradizionale cinese. La storia di questa festività si intreccia anche ad antiche leggende, come quella di 年 Nián (termine usato oggi con il significato di anno), il mostro. Ogni vigilia dell’anno lunare Nián usciva dal suo covo per divorare tutto ciò che gli si parava davanti tra raccolti, bestiame o persone. Ma con il tempo i terrorizzati abitanti dei villaggi escogitarono degli stratagemmi per impedire che la bestia continuasse a portare morte e distruzione: era intimorito dal rosso e dai forti rumori, perciò si dovevano appendere lanterne rosse, indossare abiti sempre di questo colore e far scoppiare dei fuochi d’artificio. Durante la festa si scambiano regali. I doni più comuni sono le hongbao, buste rosse che contengono soldi (una cifra simbolica di solito) regalate ai più giovani e agli anziani in pensione come augurio di buona fortuna e prosperità. Sempre più spesso mandate virtualmente attraverso WeChat.
L’inizio dell’anno del Coniglio verrà festeggiato in tutte le città italiane. A Milano, la parata con la danza del Drago e costumi imperiali si terrà domenica prossima all’Arco della Pace, ma si inizia stasera al Mercato Centrale, con un talk dal titolo Segui il Coniglio! La meraviglia delle tradizioni che uniscono famiglie e comunità. L’incontro sarà moderato da Shi Yang Shi, lo scrittore e attore che afferma: «In Italia si parla genericamente di cinesi oppure di comunità cinese, quasi mai di sinoitaliani, di sinomilanesi o delle famiglie miste. Chi sono e come vivono quotidianamente da protagonisti nella nostra realtà sociale?». La festa continuerà fino al 5 febbraio con tanti altri incontri che offriranno l’opportunità di scoprire la storia e le tradizioni della cultura orientale, tra laboratori e favole.
A Napoli, Livecode Full Media Agency, l’Istituto Confucio, l’associazione culturale Ciao Cina daranno il benvenuto all’Anno del Coniglio al Museo Archeologico Nazionale di Napoli con una serie di eventi.
Nella capitale, per accogliere l’anno del Coniglio arriva la mostra “UP!” a cura di Liliana Liao. Associna (associazione delle seconde generazioni cinesi) e Guanghua Cultures et Media hanno organizzato una mostra collettiva di giovanissimi artisti cinesi, che hanno studiato all’Accademia delle Belle Arti di Roma, per raccontare la costante ricerca di un equilibrio tra Oriente e Occidente.
La festa della Primavera può essere un’occasione per rafforzare le amicizie con i sinodiscenti. Buon anno del Coniglio!
La mia reading list
⭐️ I libri di NRW: Voi donne e uomini liberi
Dimenticate La capanna dello zio Tom. E pure Via col vento. Lo stereotipo del nero buono e rispettato anche se schiavo o il romanticismo durante la Guerra di Secessione rappresentano al peggio una delle storie più tremende dell’epopea degli Stati Uniti d’America. L’ex schiava Linda Brent, ma che in questo Voi donne e uomini liberi pubblicato da Mattioli 1885, appare con il suo vero nome di Harriett Ann Jacobs, racconta della sua vita molto più che in un diario. E che si tratti di vita straordinaria lo si capisce subito. Harriet Ann Jacobs, nata nel 1813, è stata una scrittrice e un’abolizionista statunitense. Nata schiava, imparò a leggere e scrivere grazie all’aiuto della sua padrona. Nel 1842 riuscì a fuggire e a raggiungere New York. Da qui si spostò a Rochester, dove conobbe la riformista quacchera Amy Post e il famoso leader nero Frederick Douglass che la incoraggiarono a raccontare la propria storia in questo libro, pubblicato nel 1861. Harriet Ann Jacobs trascorse i suoi ultimi anni a Washington, dove morì nel 1897. Il suo libro non è solo la testimonianza degli anni della segregazione e dello schiavismo, dove il colore della pelle valeva più di qualsiasi cosa. Ma è un vero e prorio manifesto per uomini liberi, scritto da una donna libera che già allora, decenni prima la battaglia delle donne per il diritto al voto, aveva individuato nello specifico femminile il motore che avrebbe potuto cambiare la Storia con la esse maiuscola. «Avevo le mie segrete speranze, ma dovevo combattere la mia battaglia da sola. Avevo l’orgoglio di una donna e l’amore di una madre per i miei figli; e decisi che dalle tenebre di quel momento dovesse sorgere per loro un’alba più luminosa. Il padrone aveva dalla sua parte il potere e la legge; io avevo una volontà determinata. Ognuno ha la sua forza». Il long read di questa settimana scelto e recensito da Fabio Poletti è tratto da Voi donne e uomini liberi di Harriet Ann Jacobs. Non solo una testimonianza degli anni dello schiavismo, ma manifesto di libertà.
⭐️ Alto rischio: sulla sanatoria incombe (anche) il tema della casa
Una nuova puntata della rubrica di Irene Pavlidi: la casa è un diritto ma per molti cittadini stranieri la disponibilità di un alloggio è soprattutto un requisito fondamentale per ottenere la regolarizzazione.
⭐️ Ultima Generazione
Si chiamano Laura, Davide e Alessandro i tre attivisti arrestati il 2 gennaio per aver imbrattato la facciata di Palazzo Madama, sede del Senato a Roma. “Un gesto di disobbedienza civile” per attirare l’attenzione sulla crisi climatica e sull’abbandono dei combustibili fossili. Chi sono gli attivisti di Ultima Generazione?
⭐️ Donna, vita, libertà
Non si fermano le manifestazioni per fermare la repressione e le esecuzioni in Iran.
Al prossimo giovedì!