La mixité sentimentale di un coppia ucraino-tunisina che ha accolto i profughi
La newsletter di Cristina Giudici
La mixité sentimentale di un coppia ucraino-tunisina che ha accolto i profughi e ci ha dato una lezione di umanità. Mohamed Balti e Oksana Tkach si sono conosciuti davanti a una cabina del telefono a gettoni, quando c’erano ancora le cabine dei telefoni e le file di persone in attesa per strada. Un’era geologica fa. Era il 2007. Lui, arrivato in Italia da Tunisi a 18 anni, nel 1989, in cerca di una vita migliore. Lei invece era arrivata dalla città ucraina di Cernivtsi nel 2005. È stato così che si sono innamorati. Fra una telefonata e l’altra ai parenti rimasti nel proprio Paese. Oggi Mohamed e Oksana sono un esempio di mixité sentimentale, ma anche di generosa accoglienza. Nella loro casa di Monza hanno accolto due profughe nei primi giorni di marzo, amiche di Oksana, e i due figli adolescenti per quasi un mese. Fino a quando, pochi giorni fa, hanno deciso di rientrare per tornare al loro lavoro, rivedere i parenti, la propria terra che non avrebbero mai voluto lasciare; “perché è In Ucraina che vogliono vivere e morire”, mi ha spiegato Mohamed Balti.
Nella nostra casa c’è sempre posto per tutti, soprattutto per chi scappa da una guerra. Loro erano molto scosse, piangevano spesso. Noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo per farle sentire al sicuro semplicemente perché era giusto farlo.
Mohamed è stato muratore, prima di lavorare nella consegna di pacchi a domicilio. Oksana invece fa la badante. Si sono sposati e hanno due figli: Alladin di 12 anni che gioca nella squadra di calcio La Dominante di Monza e Zara che ha 13 anni. Da soli, con le loro forze, senza chiedere aiuto a nessuno, hanno sostenuto l’accoglienza e il supporto per le amiche di Oksana. Vi racconto la loro storia perché la trovo straordinaria. Insieme hanno intrecciato una diversità culturale che ha creato una famiglia che lui definisce con orgoglio “un capolavoro”. E insieme hanno contribuito all’accoglienza con spontanea generosità. Quante volte abbiamo sentito dire “Se avessi una casa più grande, se fossi più benestante, se avessi il tempo di aiutare?”. Loro lo hanno fatto, in un appartamento di tre locali con un giardino, a Monza. E per un mese hanno dato la loro stanza matrimoniale alla coppia di profughe amiche di Oksana.
Mohamed e Oksana sono il paradigma dell’Italia che cambia, senza far rumore. Insieme hanno dimostrato che essere una coppia mista può essere una risorsa, invece che un fattore di conflittualità. Insieme in Italia hanno congiunto due mondi lontani: il Mediterraneo e l’Est europeo. Insieme hanno accolto delle donne che fuggivano dalla paura, dal terrore dell’invasione russa. E, nel selfie che si sono fatti, sorridono. Niente retorica, nessun slogan, solo tanta umanità.
Mohamed Balti, mentre mi racconta questa storia, è esuberante e gioioso. Ricorda le volte che andava a prendere suo figlio all’oratorio e lo trattavano con diffidenza perché Alladin ha la pelle più chiara. Prima che Oksana entrasse nella sua vita, ha avuto una relazione sentimentale con un’italiana finita male perché i genitori non volevano lei frequentasse un tunisino. E racconta anche dei medici tunisini andati a Kiev a studiare e rimasti ancora intrappolati in Ucraina per via della discriminazione che si trova ovunque, ancora di più in una guerra. Ma dice tutto questo con ironia. “Ci rido su”, dice lui, ma questa bella storia mi aiuta a tenere insieme i pezzi del fenomeno migratorio di cui dobbiamo continuare a parlare, nonostante la guerra invada anche le nostre giornate e sopratutto le nostre menti. Una storia che serve a ricordarvi la mixité sentimentale di un coppia ucraino-tunisina che ci ha dato una lezione di umanità, da non dimenticare.
Voto etnico? No grazie. A Genova i nuovi italiani nella politica
Come vi ho anticipato la settimana scorsa, venerdì 22 aprile all’università di Genova si terrà il terzo workshop sulla partecipazione politica (qui potete scoprire chi sono gli speaker). Sarà un momento di riflessione per parlare della cittadinanza attiva con diversi consiglieri e consigliere comunali e con persone impegnate nella formazione politica fra le nuove generazioni con background migratorio per ottenere una rappresentanza politica che non sia strumentalizzata.
Ad ogni elezione politica, le nuove generazioni con background migratorio fanno elezioni simboliche per chi non ha la cittadinanza e ricordare che il loro voto vale. Non si contano le loro campagne di mobilitazione per favorire un cambiamento di passo e valorizzare l’Italia che cambia. Questo workshop sarà importante per ascoltare la voce di chi è riuscito a farsi eleggere da tutti i cittadini, e può essere d’esempio per quelli che vogliono partecipare alla vita politica del loro Paese. E sarà anche un momento di formazione per tutti i partecipanti.
Per iscriversi al workshop scrivete a nuoveradiciaps@gmail.com oppure info@nuoviprofili.com
Breve rassegna stampa di NRW
Il labile confine fra fantasia e realtà. Zelensky uccide i corrotti nella serie tv. Dalla fiction alla realtà, il presidente in armi diventa eroe nazionale. Il commento di Sindbad il Marinaio: Da comico a Presidente dell’Ucraina. La serie tv su Zelensky. Senza frontiere (forse). I nomadi digitali sono ormai una realtà per la legge italiana. Cosa è cambiato per chi vuole lavorare nel Belpaese? Ce ne parla la nostra esperta legale Irene Pavlidi: Alto rischio: nomadi digitali, il visto introdotto dall’Italia. La versione di Adam Clark. La traduzione di questa settimana sul campo di accoglienza del progetto della fondazione Arca in Ucraina: The exodus of Ukrainians as told by the Fondazione Progetto Arca. I libri di NRW. Il long read di questa settimana è tratto da La città più cupa del mondo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Brani che sono pennellate d’artista sulla città che contende a Mosca il ruolo di capitale. Prima gli ucraini. L'Europa si affretta ad adottare provvedimenti ad hoc per gli ucraini e la Danimarca è modello di doppio standard. Ma i danesi non ci stanno, come racconta Margherita De Gasperis: Ukrainians first, prima gli ucraini (soprattutto in Danimarca). Africa Rivista. Con oltre un milione di rifugiati arrivati negli ultimi due anni, nonostante le poche risorse, l’Uganda rappresenta un caso di studio per le politiche di accoglienza: Uganda e accoglienza, l’esempio del più grande paese ospitante in Africa. L'Editoriale: Il contro esodo dei profughi ucraini.