La libertà di stampa nel 2022 e l’esodo dei giornalisti russi
La newsletter di Cristina Giudici
Martedì 3 maggio è stata celebrata la giornata mondiale della libertà di stampa, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 1993, su raccomandazione della Conferenza Generale dell’Unesco, in memoria di Guillermo Cano Isaza - il giornalista colombiano assassinato il 17 dicembre 1986 a Bogotà davanti agli uffici del suo giornale, El Espectador. Il premio quest’anno è stato dato all’Associazione dei giornalisti della Bielorussia (AJB).
La guerra in Ucraina dimostra come è difficile fare un giornalismo indipendente che abbia accesso alle fonti che non siano esclusivamente militari e verificare sul campo il flusso di informazioni che arrivano dai social network con il turbo innescato. Ogni dichiarazione o racconto viene annoverato solo attraverso due criteri. O stai con gli ucraini e la resistenza ai russi o sei filo-russo. Fatta questa premessa, forse scontata, mi ha colpito molto la testimonianza di Zoja Svetova, giornalista del quotidiano russo Novaja Gazeta che ha deciso di sospendere le pubblicazioni del giornale sul web e sulla carta fino alla fine dell’“operazione speciale sul territorio dell’Ucraina”, ed è intervenuta alla Giornata mondiale della libertà di stampa al fianco dei giornalisti russi indipendenti organizzata da Gariwo la foresta dei Giusti. Zoja Svetova non ha mai nominato la parola guerra per evitare il carcere al rientro a Mosca e ha sempre parlato di operazione speciale, ma non ha risparmiato severissime critiche alla propaganda di Putin e ha raccontato un altro esodo poco conosciuto rispetto a quello dei profughi ucraini: i giornalisti russi scappati all’estero perché vittime della censura e sottoposti al rischio su una linea di fuoco invisibile.
Come ha scritto Francesco Maria Cataluccio su Gariwo.net, il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), associazione nata con lo scopo di difendere la libertà di stampa e i diritti dei giornalisti in tutto il mondo, cataloga la Russia come il terzo Paese al mondo per numero di giornalisti morti dal 1991. Sono 47 i giornalisti russi assassinati dal 1992. Anna Stepanovna Politkovskaja (1958-2006) è una dei 31 giornalisti uccisi in Russia tra il 27 ottobre 1999 e il 2022, ovvero da quando Vladimir Putin ha preso il potere (come primo ministro o come presidente).
La giornata mondiale della libertà di stampa significa anche avere il diritto di avere e alimentare un pensiero laterale per qualunque argomento si tratti, non accomodarsi mai in una comfort zone di notizie non verificate e cercare di problematizzare ogni fenomeno. E anche creare un varco per approfondire temi poco documentati, fra cui quello che trattiamo noi delle nuove generazioni con background migratorio, affrontato con molta superficialità. Per questo motivo, dopo aver organizzato un workshop sulla diversity leadership nella politica ora organizzeremo a Torino il 17 giugno un altro incontro sulle nuove generazioni di scrittrici che si stanno raccontando nella narrativa contemporanea.
La libertà di stampa e il Festival dei Giornalisti del Mediterraneo
Nel frattempo è stata lanciata la nuova edizione del Festival dei Giornalisti del Mediterraneo, di cui NRW è media partner, che si terrà ad Otranto dal 7 al 10 settembre e sarà dedicata alla guerra, alle sue implicazioni umane, sociali, economiche; alla cronaca ma anche all’analisi di un conflitto scoppiato nel cuore dell’Europa. Con la testimonianza dei cronisti in prima linea, dei profughi costretti ad abbandonare le proprie città, delle associazioni che hanno avviato le preziose catene di solidarietà e della rappresentanza diplomatica ucraina. Al Festival parteciperò a un dibattito per riflettere su come l’invasione russa sia stata raccontata soprattutto attraverso i social network e molti podcast. Come l’ultimo episodio di Radici, dedicato al viaggio ai confini dell’Ucraina per andare a prendere i profughi in fuga. Nel corso dei quattro giorni verranno affrontati anche i temi da sempre cari al Festival: la tutela dei minori, l’accoglienza, il dialogo, la solidarietà, il ruolo della diplomazia internazionale nel processo di pace fra i popoli, ma anche la crisi energetica, la tutela ambientale, la sostenibilità.
La giornata mondiale della libertà di stampa dovrebbe essere commemorata ogni giorno. E ora più che mai dobbiamo tenere a mente i drammatici racconti della Politkovskaja, assassinata il 7 ottobre del 2006, che aveva anticipato cosa sarebbe successo, quando scriveva che la Russia stava per precipitare in un abisso, scavato da Putin e dalla sua miopia politica.
Breve rassegna di NRW
Pollice alzato per la serie Bangla. A poche settimane dall’uscita della serie di Phaim Bhuiyan, non abbiamo dubbi: siamo molto più forti quando non scopiazziamo gli americani. La recensione di Elisa Mariani: Bangla. La serie dimostra che siamo più bravi quando non scopiazziamo gli americani Onu-Turchia 1 a 0. Anas Almustafa è stato illegalmente detenuto e deportato in Siria dal governo turco. A stabilirlo il verdetto delle Nazioni Unite: Anas Almustafa, il governo turco condannato dalle Nazioni Unite di Margherita De Gasperis. La versione di Adam Clark. The Ukrainian community’s human chain that created humanitarian corridors. I libri di NRW. Il long read di questa settimana è tratto da Delivery di Peter Mendelsund. Sono stati gli eroi della pandemia, i delivery boys, ma del loro mondo non sappiamo nulla. Il docu proibito. Il documentario del regista Kiki Chow sulle proteste di Hong Kong ci mostra cosa significa essere giovani attivisti per la libertà di espressione negli anni Venti del Duemila. Ve ne parla Elisa Mariani: (con un video di Cristian Semeraro): Revolution of our times, cosa racconta il film proibito in Cina e a Hong Kong. Africa Rivista. La Biennale dell’arte apre con nove padiglioni nazionali dedicati all’Africa e una menzione speciale per l’Uganda: A Venezia l’arte dei giovani artisti del continente. L’Editoriale: Evviva le nuove generazioni che hanno la diversity nel loro DNA culturale.