La Giornata della Memoria deve essere un memorandum contro tutti i razzismi
L'editoriale di Cristina Giudici
La Giornata della Memoria deve essere un memorandum contro tutti i razzismi. Se la memoria si offusca, l'antisemitismo latente può prendere forma anche in una zuffa fra adolescenti, come è successo nella provincia di Livorno. Vicino alla città storicamente simbolo del melting pot culturale, un ragazzino ebreo di 12 anni è stato aggredito, picchiato e insultato da due minorenni che, con frasi troppo grandi per loro, gli hanno augurato di "bruciare nei forni". Non sappiamo come e dove hanno appreso questi concetti antisemiti di cui probabilmente non conoscono il significato, ma sappiamo che tutto l'impegno di educatori e insegnanti nelle scuole per ricordare cosa è successo nei campi di sterminio non basta. Cosi come non basta rivendicare la memoria sulla Shoah se si dimenticano gli altri genocidi contro gli armeni, i curdi, i bosniaci a Srebrenica, l'etnia Hazara in Afghanistan, le vittime nei Gulag sovietici per citare i più conosciuti. Secondo il report annuale dell'antisemitismo nell'Italia del 2020, curato dall'Osservatorio della CDEC, la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, la recrudescenza dell'antisemitismo è talmente diffusa sia nella rete dei social sia nei casi di cronaca da rappresentare un problema del presente perché l'istigazione all'odio è ormai prassi ordinaria. Infatti il Governo ha costituito il Coordinamento nazionale per la lotta contro l’antisemitismo guidato dalla docente dell'università Cattolica, Milena Santerini, che in un recente webinar dedicato alla prevenzione nelle scuole ha sottolineato
Siamo consapevoli che non esista solo l’antisemitismo, ma piuttosto una costellazione di forme di odio, intolleranza, discriminazione che si esprime in tanti modi e che, come dice il ministro Bianchi, la scuola ha il dovere di combattere.
La Giornata della Memoria deve essere un memorandum contro tutti i razzismi. La forma contemporanea dell'odio non risparmia nessuno: omosessuali, donne, cittadini di origini straniere (soprattutto di pelle nera), disabili. Si ricorre al razzismo, all'antisemitismo, alla demagogia xenofoba (o meglio a una miscela d'accatto di tutto questo) anche nella diatriba sui vaccini (follia!). E il bullismo non ha, paradossalmente, frontiere: si accanisce contro tutte le categorie percepite come vulnerabili. Scusate il tono un po' pedante, per me inusuale, ma la Giornata della Memoria deve aiutarci ad avere sempre uno sguardo sul presente. Altrimenti il ricordo dell’Olocausto nazista che portò al genocidio pianificato di ebrei, rom, omosessuali, malati di mente, disabili e oppositori politici della Germania hitleriana rischia di apparire avulso, o quantomeno troppo remoto. E invece deve essere anche un modo per non far cadere nell'oblio tutti i razzismi, anche quando non si trasformano in persecuzioni con una strategia precisa per annientare un popolo, un gruppo etnico o religioso.
Il 27 gennaio 1945 è il giorno in cui le truppe russe entrarono per la prima volta nel lager di Auschwitz, ma la memoria del genocidio hitleriano non deve cristallizzarsi. Per questa ragione bisogna guardare in tutte le direzioni, dove donne e uomini ignoti si battono per difendere il proprio popolo dall'annientamento. Senza dimenticare tutti i razzismi che hanno come unica matrice la xefonofobia. Questo è l'unico modo per tenere viva la memoria della Shoah e ricordarci le tantissime implicazioni della banalità del male, come accade nei campi di detenzione per migranti in Libia. Perciò la Giornata della Memoria deve essere un memorandum contro tutti i razzismi.
Breve rassegna NRW
Sguardi diversi. Siete pronti per mettere in discussione le vostre certezze? Sintonizzatevi su Amazon Prime con Elisa Mariani per le tre serie che smascherano i cliché più persistenti: Mettetevi scomodi: le serie tv che spiazzano (anche) gli antirazzisti Non solo Shoah. Oggi la Giornata della Memoria ha molte facce e tanti nomi da ricordare e a farlo ci pensa Gariwo: La Giornata della Memoria e i Giusti di Gariwo di Fabio Poletti. La versione di Adam Clark. La traduzione di questa settimana dell'intervista di Domenico Cannizzaro: Awudu Abass: when determination gets to the basket (with Virtus Bologna). Il branco multietnico. Se nel mondo arabo islamico il problema viene affrontato ammettendo che è specificamente culturale, così dovremmo fare anche in Italia. L'intervista di Michela Fantozzi: Maryan Ismail: «Non nascondiamo le radici culturali delle violenze di Capodanno». I nostri libri. Il long read di questa settimana è tratto da La danza del bifolco di Fiston Mwanza Mujila, un ritorno alle origini in un Paese ricco di risorse che molte mani vogliono afferrare. Guerra calda. L'espansione delle imprese russe nel continente preoccupa per il possibile appoggio russo a regimi dittatoriali in cambio di risorse minerarie: Imprese russe in Africa: una minaccia alla democrazia? L'Editoriale: Un passo avanti per i medici stranieri e senza cittadinanza, ma non basta.
Se ancora non sapete perché dovreste sostenere NRW, leggete qui. Se non sapete come, leggete sotto. A giovedì prossimo!