La festa dell'associazione Franco Verga per la libertà di espressione dei cittadini stranieri
La newsletter di Cristina Giudici
Dedicato a quelli che… l’italiano è una festa per la libertà di espressione. Sabato scorso, in occasione del 60esimo compleanno dell’Associazione Franco Verga, presieduta dal già parlamentare Lino Duilio, si è tenuta la festa di fine anno con racconti, video e attestati di partecipazione a 100 studenti di origini straniere che hanno partecipato ai corsi di italiano L2 tenuti da insegnanti volontari. Con tante testimonianze di successo e anche la virtuosa performance di una musicista ucraina che ha suonato il bandura (un incrocio fra un liuto ed una cetra) “strumento che una volta in Ucraina era suonato solo dagli uomini”, ha sottolineato con un sorriso raggiante. L’associazione fondata dal parlamentare della Dc Franco Verga - soprannominato “il deputato povero” perché donava tutto ciò che guadagnava alle persone in difficoltà - per aiutare chi emigrava dal Sud, ora si dedica con diversi progetti all’inclusione e all’insegnamento della lingua italiana per aiutare migranti, rifugiati e lavoratori stranieri a emanciparsi. Una festa bellissima che avviene all’interno di un contesto politico che ha eliminato l’italiano dalla maggior parte dei centri di accoglienza perché ritenuti “servizi complementari non necessari” (!)
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Quella dell’Associazione Franco Verga è una sfida vinta contro l’esclusione. “Sono soddisfatto perché abbiamo dimostrato quanto radicata sia l’appartenenza alla nostra comunità e soprattutto perché sono sempre più numerose le storie di eccellenza che possiamo raccontare grazie al nostro lavoro quotidiano”, ci ha spiegato il presidente Lino Duilio
In questo simpatico video sul progetto Workf4all, docenti, volontari e allievi raccontano in modo leggiadro cosa sia il lavoro quotidiano per l’inclusione. Una sintesi ironica su come persone con diverso background vedono lo stesso oggetto, o scelgono la musica preferita. Con la convinzione che il cambiamento passi attraverso una lingua comune che vada insegnata e imparata per potere essere liberi di esprimersi, scegliere, realizzare le proprie ambizioni. Sembra banale ma è straordinario in un Paese dove il Governo ha dichiarato la guerra ai migranti.
Ed è suggestivo il vodcast Nuovi sguardi altre voci. Attraverso le scelte di dipinti universali da parte di allievi che, grazie all’apprendimento dell’italiano, possono spiegare le loro originali interpretazioni di capolavori dell’arte fra confronto e racconto.
Ossia Frida Kahlo, Salvador Dalí, Picasso e Van Gogh visti con lo sguardo di chi ha un background migratorio e descrive i dipinti, ispirandosi alle proprie esistenze. “Quando ti addormenti nel presente, ti svegli nel futuro”, dice una studentessa mentre parla de La persistenza della memoria di Salvador Dalí. Una cosa stupefacente se pensiamo che nei cinquemila centri di accoglienza straordinaria (CAS), dove sono parcheggiati la maggior parte dei migranti, non si riesce più a garantire l’insegnamento dell’italiano perché il decreto legge 20 ha previsto l’eliminazione di servizi supplementari. E ridotto l’accoglienza a un tetto, per chi ce l’ha, in centri sovraffollati dove si stanno mescolando adulti e minori e dove la mera assistenza materiale è sempre meno rispettosa dei loro diritti più elementari.
Anche per questo motivo, la festa di fine anno per cento studenti che si è tenuta sabato scorso è stata una festa per la libertà. La libertà di parola in un Paese che invece vorrebbe ridurli al silenzio dell’esclusione.
Ps. Alla festa della libertà di parole c’era anche NRW.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚I libri di NRW: Un fiore raro
Da vicino nessuno è normale, si sa. Emanuele, colpito da una malattia rara sin da bambino, convive con un cuore che gli è stato donato e con le tenebre della cecità. Eppure il suo sforzo di vivere una vita normale, circondato dagli affetti di una famiglia premurosa, fa impallidire chi ha paura di confrontarsi con la disabilità o chi l’affronta con sguardo compassionevole. Nel desiderio di Emanuele di sognare una famiglia propria, godere della musica e del bello del mondo, ci fa venire il dubbio che siamo noi a non aver capito cosa sia la vita, qualunque cosa ci abbia regalato. In questo Un fiore raro, scritto da Andrea Spessotto, il padre di Emanuele, per la casa editrice L’Orto della Cultura, impariamo tutti cosa voglia dire vivere, non convivere, con una malattia invalidante.
Con i suoi diciannove racconti toccanti, una storia d’amore, di forza e di coraggio, Andrea Spessotto ci introduce nel mondo della disabilità, della sofferenza e della lotta contro un destino avverso davanti al quale non è detto che ci si debba piegare e poi soccombere. Dedicato al figlio Emanuele oggi ventunenne, Un fiore raro ci invita alla riflessione sulla ricerca della normalità per combattere il dolore e sulla solitudine di chi poi finisce lontano dai radar delle istituzioni, incapaci di aiutare chi lotta, per vivere una vita normale. La recensione e un estratto del libro Un Fiore Raro a cura di Fabio Poletti per NRW.
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