La casalinga di Voghera è senza dimora e in Padania si spara. Un’estate tranquilla
L'editoriale di Cristina Giudici
La casalinga di Voghera tratteggiata da Alberto Arbasino è ormai senza dimora e nella ex placida Padania si spara. Un’estate tranquilla. È vero che quando si tocca il fondo si comincia a grattare, ma l’omicidio di Youns El Bossettaoui, 39 anni, moglie e due figli, ucciso dall’assessore leghista perché molesto non me lo aspettavo proprio. Oggi volevo scrivere un breve editoriale (più leggiadro) per salutarvi prima della pausa estiva e raccontarvi cosa abbiamo messo in cantiere per l’autunno ma l’assassinio avvenuto a Voghera mi obbliga a tornare su pensieri cupi.
Abbiamo tollerato la fase non ancora terminata dei porti chiusi, gli slogan law and order, gli insulti xenofobi e avevamo previsto che la pandemia avrebbe frantumato ulteriormente la società. Ma a parte qualche tragica eccezione, fino ad ora l’ostilità contro gli stranieri era rimasta soprattutto sul piano delle aggressioni verbali.
Certo, non tutti gli assessori sono come Massimo Adriatici e vanno in giro col colpo in canna, ma l’esplosione di quel colpo mi è arrivato dritto nelle viscere. Anche se qualche segnale si era già manifestato: il capo della Polizia Locale di Voghera se ne era andato a Vigevano, senza nemmeno il saluto alla città, per le troppe interferenze dell’assessore alla Sicurezza che voleva supervisionare pure la dislocazione delle pattuglie, e qualche studente ricorda i suoi esempi a lezione, quando dovendo raccontare delle implicazioni giuridiche di un fantomatico signor Fumagalli derubato dalla sua domestica, usava come esempio sempre una domestica rumena. O comunque a commettere un ipotetico reato era sempre uno straniero. Uno straniero come Youns El Bossettaoui che ha poi finito per uccidere. Insomma l’assessore a mano armata che tutti chiamano lo sceriffo non era un uomo serafico, per usare un eufemismo.
La casalinga di Voghera tratteggiata da Alberto Arbasino è senza dimora e nella ex placida Padania si spara. Un’estate tranquilla. L’Italia resta in fondo alle classifiche dei crimini di odio ma l’omicidio di Youns El Bossettaoui, per ora derubricato a eccesso colposo di legittima difesa, non può restare intrappolato nella polemica politica sulle armi. Questo omicidio deve servire a interrogarci su cosa siamo diventati, su quanto sia difficile costruire la convivenza sociale in una società multiculturale.
E non importa se El Bossettaoui avesse diversi precedenti penali e soffrisse di turbe psicotiche, quell’esplosione nel cuore della notte suona come un presagio difficile da ignorare e spero tanto di essere smentita. Spero che ritroveremo la necessità comune di rafforzare la coesione sociale, motivo per cui è nato il nostro progetto. Spero di poter continuare a raccontare i molteplici talenti che stanno emergendo fra le seconde generazioni ma la scomparsa di Saman Abbas, la morte del sindacalista di Adil Belakhdim e l’omicidio di Youns El Bossettaoui sono segnali di una conflittualità sociale esasperata e di un razzismo che devono essere contrastati senza se e senza ma.
Questo è l’ultimo editoriale prima della pausa estiva. La newsletter tornerà nelle vostre caselle mail il 26 agosto. A settembre ci saranno tante novità fra cui la preparazione di una serie di workshop sulla diversity leadership in 5 città. Il primo sarà dedicato agli artisti influencer, a cui ho dedicato anche il prossimo episodio del podcast prodotto da Storielibere.fm, e si svolgerà alla fine di ottobre a Milano. Ve ne riparlerò a settembre perché ora nella mia mente gira vorticosamente un amareggiato interrogativo a cui non riesco dare risposta.
Cosa siamo diventati? La filosofia politica xenofoba della Lega non è un’opinione, ma un problema reale. Pensare però che tutti i leghisti siano brutti e cattivi non lo risolve perché la conflittualità, una volta innescata, può scoppiare in ogni dove e non solo in casa leghista. Anche se per fortuna la violenza si accavalla a tante buone pratiche di accoglienza e di generosità che resistono alla banalità del male.
Mi hanno sempre insegnato a separare i fatti dalle opinioni e mi sforzerò di farlo sempre, ma nel frattempo dobbiamo arrenderci all’evidenza: la casalinga di Voghera tratteggiata da Alberto Arbasino è senza dimora e nella ex placida Padania si spara. Un’estate tranquilla.
Breve rassegna stampa di NRW
Uno sport diverso. Alle Olimpiadi l’Italia sarà rappresentata da vari atleti con background migratorio. A partire dalla cerimonia di apertura in cui a sfilare con la bandiera olimpica sarà Paola Egonu, come vi racconta Domenico Cannizzaro: Tokyo 2020, l’Italia portabandiera della diversity. Il Libano perduto. Il 4 agosto sarà un anno dal rogo esploso nel porto di Beirut, ma quel che preoccupa in Libano è una profonda crisi che non sembra avere vie di uscita. L’analisi di Marco Lussemburgo: Un anno dopo il rogo di Beirut, il Libano sprofonda negli abissi. English version. Questa settimana Adam Clark ha tradotto la storia della boxeur Sirine Charaabi: The Italian boxer Sirine Charaabi who had to fight for citizenship in the ring. Suggerimenti di letture estive. Il long read scelto da Fabio Poletti è tratto da Perché non parlo più di razzismo con le persone bianche di Reni Eddo-Lodge che in modo pedagogico ci spiega quanto sia facile essere razzisti. Una moda mixité. Romana e originaria del Mali, la stilista Pinda Kinda ha raccontato a Margherita De Gasperis l’idea che c’è dietro alle sue collezioni e cosa significa per lei essere una testimonial di AISM: La designer Pinda Kida e il suo brand ispirato alla mixité.
Ps. NRW non si ferma neanche in agosto e ci siamo impegnate molto per continuare ad aggiornarvi nei vostri luoghi di vacanza sul tema della diversity e dell’inclusione. Non lasciateci sole. Aiutateci ad andare avanti ed entrate nella nostra comunità.