Inizia da Milano la campagna di primavera per chiudere i Cpr. Appunti sull'inferno in terra
La newsletter di Cristina Giudici
Eccomi qua per parlarvi di una tragedia italiana (ed europea) che in Italia dura da un quarto di secolo grazie alla cecità del centrosinistra e al sovranismo aggressivo delle destre: i centri di permanenza per il rimpatrio, Cpr, dove vengono trattenuti gli stranieri irregolari, senza una legge che stabilisca i diritti degli “ospiti” e che dovrebbero essere chiusi. Chi vuole aiutare il popolo invisibile e martoriato dei Cpr, faccia un passo avanti.
Nei giorni scorsi un incendio ha reso inagibile gran parte della struttura del Cpr di Milo, a Trapani. E i pochi migranti che sono riusciti a contattare i loro legali per chiedere aiuto raccontano di una situazione terrificante. Tutti i trattenuti - circa 140 persone ritenute “colpevoli” di essere irregolari sul territorio italiano (fra loro anche richiedenti asilo) - sono stati spostati nell’unica sezione risparmiata dalle fiamme. Risultato: quasi tutti i trattenuti da giorni vivono esposti a pioggia, freddo, intemperie, senza un tetto o un materasso su cui dormire, costretti in più di cento a dividersi servizi e docce pensate per dieci. La notizia uscita oggi su Repubblica di Palermo riporta la denuncia di Asgi
Il centro è un inferno in cui tutto è in cemento, tavoli, sedili, panche persino i “letti” in cui i trattenuti sono costretti a dormire. Non ci sono mensa né spazi di socialità e delle docce disponibili solo una ha l’acqua calda. Nei moduli si dorme, si mangia, si beve, e soprattutto si aspetta
La rete Mai più lager - NO ai CPR ha tenuto un’assemblea martedì scorso per iniziare una campagna di primavera e far chiudere il Cpr di Milano (con la speranza di farli chiudere tutti), commissariato in seguito a un’indagine della procura. Qui trovate un recente approfondimento che ho scritto su Il Foglio. Gli attivisti e le attiviste vogliono lanciare una nuova campagna di sensibilizzazione, soprattutto all’interno del settore sanitario per impedire ai medici chiamati di certificare l'idoneità delle persone al trattenimento e fare pressione sulle istituzioni che fino ad ora si sono limitate a un odg del Consiglio comunale di Milano nel dicembre scorso per chiederne la chiusura. Nella tenue speranza di un effetto domino, dato che il Governo Meloni vuole aumentarli e mettere un Cpr in ogni Regione, affidando la gestione al ministero della Difesa. La campagna di primavera si propone di fare una campagna di sensibilizzazione anche all’interno delle scuole.
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Teresa Florio che gestisce SOS CPR, la linea telefonica attivata dall’associazione Naga per parlare con i detenuti (grazie a un ricorso dell’Asgi, a Milano e a Gradisca d’Isonzo le persone trattenute possono usare i cellulari per comunicare all’esterno) ci ha raccontato dei tanti irregolari senza dimora con patologie psichiatriche portati nel Cpr invece che in strutture sanitarie: «Arrivano in manette e gli viene fatta una convalida frettolosa dell’idoneità sanitaria con un medico dell’Ats in presenza della polizia, poi ricevono un numero da una psicologa (?!) e da quel momento l’identità del detenuto diventa un numero con cui viene chiamato», spiega Teresa Florio. «Dal 2020 sono entrate, uscite, trasferite in altri Cpr, sparite nel nulla 1780 persone perché il turn over è molto alto (e il numero di rimpatri effettivi meno de 50%). I medici hanno convalidato l’idoneità sanitaria a un migrante a cui avevano asportato mezza milza e un altro che aveva un tumore, per intenderci». Nella mensa mangiano cibo scadente e avariato su panche di ferro inchiodate al suolo, vedono la tv attraverso una grata e a Capodanno un gruppo ha festeggiato l’arrivo del 2024 con un gustoso cenone a base di lamette per essere portati all’ospedale ma sono rimasti dentro con le lamette nello stomaco, per non parlare degli abusi e i maltrattamenti riportati nel report del Naga Al di là di quella porta.
Il cortile ha grate altissime e il tetto di plexigas. E, cosa risaputa ma repetita iuvant, vengono sedati, anzi drogati con dosi massicce di psicofarmaci. Per questo e molto altro comincerà presto la campagna di primavera per cerare di chiudere luoghi di segregazione che fanno sembrare le sovraffollate e disumane carceri italiane un collegio per studenti indisciplinati. Chi vuole aiutare il popolo invisibile e martoriato dei Cpr, faccia un passo avanti.
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Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚I libri di NRW
Hamas è una sigla che dal 7 ottobre dell’anno scorso è diventata familiare al mondo intero. Harakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, in arabo Movimento Islamico di Resistenza, è l’organizzazione terrorista palestinese, islamista, sunnita e fondamentalista, che con l’attacco militare su larga scala agli insediamenti di Israele, ha provocato la reazione di Tel Aviv colpita come non mai da migliaia di vittime e centinaia di ostaggi ancora oggi trattenuti nella Striscia di Gaza. Di questo parla la nuova edizione di Hamas. Dalla resistenza al regime, scritto da Paola Caridi e pubblicato da Feltrinelli.
Paola Caridi, giornalista e storica, si è trasferita nel Medio Oriente nel 2001, prima al Cairo e poi a Gerusalemme. Ha fondato Lettera22, agenzia di stampa specializzata in politica estera ed è socia dell’Istituto Affari Internazionali. Si occupa da molti anni di storia politica contemporanea del mondo arabo.
Nel libro viene analizzata la quarantennale storia di Hamas, passata attraverso il terrorismo e gli attentati suicidi, e i momenti topici della sua attività: dalla sfida lanciata all’autorità del carismatico leader dell’OLP Yasser Arafat, alla sopravvivenza malgrado l’eliminazione fisica di gran parte dei suoi dirigenti uccisi dall’esercito e dai servizi segreti israeliani. Nel 2006 Hamas è arrivata al governo dell’Anp, l’Autorità Nazionale Palestinese, democraticamente eletta dalla maggioranza dei palestinesi, ed è ritornata subito dopo in clandestinità, a seguito dell’embargo deciso da Israele e da una parte della comunità internazionale, Unione Europea e Stati Uniti in testa. Da allora, dal 2007, si tende a identificare Hamas con Gaza, lo spazio sul quale il movimento islamista esercita il monopolio del potere, dimenticandone la storia complessa che va oltre la Striscia. Paola Caridi scrive la storia di Hamas usando fonti a metà tra la cronaca e l’archivio. Fa vedere i luoghi e fa parlare i protagonisti, i militanti, uomini e donne. Ora la sua ricerca storico-politica esce in versione aggiornata, a 14 anni dalla prima edizione, per raccontare cosa è successo da quando Gaza è stata chiusa da tutti i lati da Israele e dall’Egitto. Dalla radicalizzazione della leadership di Hamas ai cambiamenti nella linea politica interna fino all’eccidio del 7 ottobre dell’anno scorso, l’11 settembre di Israele. La recensione e un estratto di Hamas di Fabio Poletti per NRW
📷 Sguardi Plurali sull’Italia Plurale: il bando dell’Arci
Le seconde generazioni raccontate per immagini: torna per la seconda edizione di Sguardi Plurali sull’Italia Plurale, promosso da FIERI, CSC Carbonia della Società Umanitaria – La Fabbrica del Cinema, il Dipartimento di Storia Cultura e Civiltà dell’Università di Bologna e Camera – Centro Italiano per la Fotografia, con la collaborazione di ARCI nazionale. Il concorso fotografico ancora una volta intende raccontare l’Italia in una prospettiva plurale e inclusiva, attraverso una raccolta di immagini in grado di esplorare la ricchezza e le sfaccettature di una società sempre più stratificata e interconnessa. Cliccate qui se volete partecipare (il bando scade il 17 marzo).
✌🏼 La meglio generazione iraniana
Centocinquanta dissidenti e più a cui dare voce. Uomini e donne che in Iran si battono per la difesa dei diritti delle donne, le minoranze, l’ambiente, il lavoro, la libertà di insegnamento e di espressione. L’ultimo report 150+ Iran Human Rights Defenders 2023 della nota organizzazione Iran Human Rights (IHRNGO) spiegato dal suo fondatore, il pluripremiato neuroscienziato Mahmood Amiry-Moghadda, su Gariwomag. Qui trovate la sua intervista.
🎧 Podcast 1/ Un’ora di domande (anche inquietanti) sulle elezioni americane, con Francesco Costa
🎧 Podcast 2/ Gli Houthi spiegati bene da Laura Silvia Battaglia
Viviamo tempi complicati, non perdiamoci di vista. A giovedì prossimo 🕊️