#ilmiovotovale. La campagna di chi non può votare è uno schiaffo per tutti
La newsletter di Cristina Giudici
#ilmiovotovale è il nome della campagna della Rete per la riforma della cittadinanza che, a ogni appuntamento elettorale, permette a chi non può andare alle urne di esprimersi in forma simbolica. E rappresenta uno schiaffo a chi teme il partito dell’astensionismo. Tutti i maggiorenni senza cittadinanza e gli elettori fuori sede che non possono rientrare nei loro comuni di residenza potranno recarsi alle urne sulla piattaforma digitale il mio voto vale per esprimere la propria preferenza. E ricordare ancora una volta all’opinione pubblica quelle migliaia di giovani nati e cresciuti in Italia che aspirano a partecipare alla vita politica del loro Paese ma non possono farlo perché la loro aspettativa di ottenere la riforma della cittadinanza è stata vanificata per l’ennesima volta con la caduta del Governo Draghi.
Quest’anno la campagna è stata estesa anche a tutte le persone fuori sede che non riescono a tornare a casa e non possono esercitare il loro diritto al voto. Una limitazione incomprensibile che contribuirà all’astensionismo
Da lunedì 19 settembre a domenica 25 settembre sarà possibile esprimere un voto simbolico sulla piattaforma il mio voto vale a cui seguirà anche lo spoglio con una diretta su Instagram. Fra gli altri, parteciperanno la giornalista Sabika Shah Povia e Victoria Oluboyo, attivista e femminista esperta di tratta che è stata intervistata da Michela Fantozzi per NRW.
La mancata approvazione di una riforma della cittadinanza mi esclude ancora una volta dal voto, nonostante io sia cresciuta in Italia e faccia politica dentro e fuori dall’Università, ha detto Deepika Salhan, attivista della campagna
Al di là del voto simbolico -giustissimo per carità- trovo scoraggiante che ad ogni appuntamento elettorale si debba parlare di una mobilitazione da parte degli italiani senza cittadinanza perché si tratta di un tema cruciale mai affrontato seriamente dai partiti. O peggio, usato in modo strumentale per il posizionamento delle coalizioni che si contendono il consenso alle urne. Come affermano gli attivisti della Rete per la riforma della cittadinanza con triste sarcasmo “lo ius scholae è stato più che altro una sola”. Ossia un compromesso al ribasso che avrebbe favorito una ristretta platea di giovani con background migratorio. Lo ius scholae doveva essere un punto di partenza per una riforma strutturata e invece si dovrà ricominciare da capo. Estenuante.
Trovo però significativo e positivo che gli attivisti della campagna #ilmiovotovale abbiano esteso il voto simbolico ad altri giovani che non hanno tempo né soldi per far ritorno nelle Regioni di residenza e recarsi alle urne. Forse un patto generazionale, indipendentemente dal proprio background, può servire a rafforzare le battaglie che appartengono a tutte le nuove generazioni accomunate dallo stesso disagio verso un panorama politico attento alla conservazione dello status quo e poco incline a includere nelle loro “visioni” le novità dell’Italia che cambia. Perciò vi invito a seguire le votazioni e lo spoglio sulla piattaforma e sui canali social della campagna il mio voto vale per incoraggiare tutti i giovani italiani che vogliono ma non possono votare.
La mia reading list
⭐️ I libri di NRW
Gas e frumento per la guerra in Ucraina. Microchip e semiconduttori prodotti a Taiwan, ma marchiati made in Cina come vuole il governo cinese, a cui sottostà Tim Cook il Ceo di Apple e fa niente se al presidente Usa Joe Biden viene il mal di pancia. È diventato un Risiko mondiale il mercato delle materie prime e dei manufatti. Una volta si diceva che vincevano i mercati ora l’ultima parola tocca alla diplomazia, quando va bene, e se no alle armi. Mario Giro, viceministro degli Esteri dal 2013 al 2018, in questo Trame di guerra e intrecci di pace pubblicato dalle Edizioni Seb 27, guarda ai cataclismi politici, economici e sociali nel mondo, provocati prima dalla pandemia poi dai conflitti. Il quadro che ne emerge è che il mondo occidentale sia del tutto impreparato a far fronte alle emergenze dettate dalla pandemia e dalle guerre mentre il Sud del mondo è destinato come sempre a pagarne le conseguenze. Anche se il prezzo della guerra, come sta accadendo in Ucraina, non risparmia nè gli aggrediti nè gli aggressori: «L’invasione dell’Ucraina riporta la guerra nel cuore dell’Europa e rappresenta una decisione politica folle: non c’è stata provocazione armata e conseguentemente si tratta di un’aggressione senza giustificazioni dal punto di vista politico. Com’è già accaduto con le guerre del Golfo e in Medio Oriente, nel conflitto afghano o durante le guerre dell’ex Jugoslavia, è facile constatare che il conflitto armato non risolve i contrasti o le crisi internazionali, anzi li peggiora. La guerra deturpa l’anima dei popoli che la fanno o la subiscono, anche di quelli che si difendono. L’esperienza insegna che i Paesi che vi sono trascinati ne escono deteriorati, inaspriti, regrediti, degenerati. Kant lo diceva in modo semplice: «La guerra elimina meno malvagi di quanti ne crea». La recensione e l’estratto scelto da Fabio Poletti di questa settimana è tratto da Trame di guerra e intrecci di pace di Mario Giro.
⭐️ A teatro con Alberto Boubakar Malanchino
Sid si allena con un sacco da boxe. In carcere, tira pugni e suda, racconta la sua vita mentre alle sue spalle scorrono immagini e volti del suo quartiere, in una periferia qualunque. Racconta del suo arrivo in Italia e delle giornate dei ragazzi della sua zona. Come è possibile vestire capi firmati pur vivendo nella povertà e perché lo chiamano "il killer dei sacchetti"? Chi apprezza il talento di Alberto Boubakar Malanchino (che ha partecipato al nostro workshop sulla Diversity leadership nell’arte) non può perdersi lo spettacolo teatrale Sid-Fin qui tutto bene, liberamente ispirato al romanzo Alì il Magnifico di Paul Smaïl, in programmazione al teatro Franco Parenti dal 18 al 23 ottobre.
⭐️ L’appello ai candidati del Forum per cambiare l’ordine delle cose.
Nuova campagna elettorale, vecchia giostra dell’odio? L’agenda elettorale deve raccogliere le priorità politiche di uno stato di diritto. Qui potete leggere l’appello del Forum sulle politiche migratorie.
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