Il contro esodo dei profughi ucraini (e il nostro workshop del 22 aprile)
La newsletter di Cristina Giudici
Il contro esodo degli ucraini (di cui nessuno vi parla) e il nostro workshop sulla partecipazione politica delle nuove generazioni di italiani. Dopo aver visto la serie tv Servitore del popolo su Zelensky, un po’ rudimentale ma molto istruttiva, e il documentario sulla sua dimensione politica partita dalla serie televisiva di un comico-influencer diventato l’eroe della resistenza ucraina, mi sono posta molte domande su come e se poteva essere evitata l’invasione russa. Nel frattempo mi sento, come tutti gli europei, emotivamente ostaggio di una guerra che è arrivata al 43esimo giorno.
Ascolto allibita gli “esperti” della Nato che ora affermano con il senno di poi di cui purtroppo sono piene (letteralmente) le fosse che la guerra durerà mesi, forse anni. E ascolto, stordita, le testimonianze di chi ha deciso di fare un rientro prematuro in Ucraina.
Ieri ho parlato con Iryna che ha ospitato figlia e nuora grazie al sostegno della comunità di Sant’Egidio. Mi ha raccontato che sua figlia ha deciso, improvvisamente, di tornare a casa. Nelle zone dove si sente l’eco della guerra ma dove per ora non si sta combattendo. Mi ha spiegato la sua angoscia, il trauma per gli eccidi, gli stupri per mano della barbarie russa. Lei comprende ma non condivide l’impazienza di sua figlia di tornare a casa, dove ha un piccolo negozio di casalinghi, e che in Italia non voleva restare perché ha preferito stare accanto al marito per difendere i quartieri dai saccheggi, da un eventuale arrivo dei russi. Non è l’unica ad essere già rientrata. Altri non hanno trovato in Italia, nonostante la generosa accoglienza, un luogo dove sentirsi protetti e cercare una tregua dal terrore.
L’identità culturale, il legame con la nostra terra è stata più forte di ogni paura. Mia figlia e mia nuora sono scappate per la paura di morire e proteggere i propri figli ma ora sono tornate a casa loro per ritrovare un po’ di quella normalità che gli è stata rubata e soprattutto per dare un contributo alla difesa della patria. Un rientro prematuro, ma fermarle è stato impossibile. Qui erano troppo infelici, sospira Iryna.
Sono già diverse le profughe tornate indietro perché il cuore ascolta le ragioni insondabili dell’animo umano. Le immagini atroci di Bucha hanno fermato chi vorrebbe tornare nella provincia di Kiev, ma sono tanti gli ucraini che sono arrivati qui per non restare. E dopo aver compreso che la guerra sarà lunga, vogliono avvicinarsi anche solo alle frontiere del loro Paese. E questo spiega in parte perché fino ad ora non c’è stato l’esodo che tutti ci aspettavamo.
Il workshop di NRW sulla partecipazione politica
Prosegue il progetto itinerante dei nostri workshop sulla diversity leadership, reso possibile grazie alla collaborazione del Consolato Generale degli Stati Uniti di Milano. Prossima tappa: il 22 aprile all’università di Genova, città portuale e di conseguenza mosaico di tante culture, ci interrogheremo su cosa sia la cittadinanza attiva e cosa possano fare i giovani di seconda generazione per avere accesso alla politica che continua, tranne alcune eccellenti eccezioni, a ignorarli. Grazie alla collaborazione dei nostri partner di Nuovi Profili e della piattaforma Idem (acronimo di inclusion, democracy, empowerment, melting), nata per creare una rete di giovani che siano protagonisti di una politica solidale. Qualche passo avanti è stato fatto, ma non basta. Soprattutto ora che, dopo 30 anni, un nuovo testo di legge sulla riforma della cittadinanza – lo ius scholae – è stato finalmente approvato dalla commissione Affari Costituzionali della Camera (e si spera che non si fermi lì).
A moderare il dibattito durante la mattina, ci sarò io con SiMohamed Kaabour, nato a Casablanca e cresciuto a Genova. Presidente del CoNNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane, cofondatore di Nuovi Profili Aps, cofondatore di IDEMnetwork, piattaforma civico-politica e della ComminiCulture per la consulenza e la formazione in comunicazione interculturale. All’appuntamento di Genova, ci saranno diversi consiglieri e consigliere comunali, come Siid Negash eletto a Bologna e Abdullahi Ahmed, entrato nel consiglio comunale di Torino, per citare le città più importanti. Obiettivo del workshop è quello di offrire ai partecipanti modelli di leadership anche nella politica per seminare diversità e inclusione. E fare un’analisi comparata con le politiche degli Stati Uniti. Ne parlerà Andrew Spannaus, giornalista e analista politico americano, autore di saggi come Perché vince Trump (2016) e L’America post-globale (2020) alla guida della Stampa Estera di Milano e docente nel master in Economia e politiche internazionali all’ASERI, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ci saranno anche diverse donne, fra cui Sara Rouibi, consigliera comunale a Castel San Pietro Terme, ma basta spoiler. La settimana prossima vi racconterò altri dettagli. Se volete partecipare iscrivetevi alla mail nuoveradiciaps@gmail.com.
Ps. Vi ho parlato del workshop perché la stramaledetta guerra di Vladimir Putin all’Ucraina ci obbliga a trattenere il respiro e ci impone di continuare a seguire esodo e contro esodo degli ucraini, offrendo loro tutto l’aiuto di cui hanno bisogno. Ma si deve anche andare avanti e fare quello in cui crediamo, e promuovere le esperienze dell’Italia che cambia.
Breve rassegna di NRW
Il mondo quasi perfetto di Shondaland. Il nuovo capitolo della serie di Shonda Rhimes già divide tra scivoloni culturali, credibilità e gossip. Era meglio la prima stagione? Scopritelo con Elisa Mariani: Bridgerton 2, cosa è cambiato nella soap della diversity targata Netflix. I profughi che nessuno vuole. Si muore in Ucraina e pure nel Mediterraneo. Ma l’Europa sui profughi sembra adottare due pesi e due misure. Sabato scorso ci sono stati altri 90 morti al largo della Libia. Il commento di Sindbad il Marinaio. I profughi che vengono espulsi e rimpatriati. Anas AlMustafa è uno dei rifugiati siriani che il governo turco ha cercato di rimpatriare forzatamente in Siria. Ma è il primo a denunciare il governo di Erdogan. Un precedente che potrebbe servire a chi verrà dopo di lui. Il caso raccontato da Margherita De Gasperis: Anas AlMustafa, il rifugiato siriano che ha denunciato la Turchia. La versione di Adam Clark. La traduzione di questa settimana dell’intervista di Fabio Poletti alla bibliotecaria ucraina, diventata il simbolo della resistenza ai russi in Italia: We will win. The promise of Iryna Luts of the association Ukraine Più Milano. I libri di NRW. Il long read di questa settimana è tratto da La promessa di Damon Galgut, che tratteggia un Sudafrica lacerato tra antichi odi, rinascita e promesse mai mantenute. La tratta della guerra. Per i profughi in fuga dall’Ucraina con ogni mezzo, il rischio di traffici a scopi sessuali e per le adozioni internazionali fraudolente è diventato reale, come dimostra Michela Fantozzi: I trafficanti al confine ucraino minacciano i rifugiati. L’Editoriale: Il racconto del viaggio ai confini con l’Ucraina per asciugare qualche lacrima.