I braccianti schiavi e le politiche distorte per i lavoratori stranieri. Il nostro non è un Paese buono
La newsletter di Cristina Giudici
Satnam Singh, il bracciante ucciso dalla schiavitù dopo essere stato abbandonato in strada a Cisterna di Latina con un braccio amputato, è purtroppo soltanto uno dei tanti volti della disumanizzazione. L’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil, che da anni monitora il fenomeno del caporalato e delle agromafie in Italia, parla di una piaga che coinvolge circa 230mila lavoratori nelle campagne italiane. Singh, un cittadino indiano, in Italia da circa 3 anni, guadagnava 4 euro all’ora e lavorava senza contratto come bracciante fino a 12 ore al giorno. Davanti a un episodio così grave, non servono i leciti giudizi indignati né troppi aggettivi: ci vogliono fatti, leggi da rispettare e da correggere. E soprattutto contratti. Right now! Anche perché la schiavitù nei campi è nota da anni e la legge contro il caporalato non sembra averla contrastata. Questa settimana l’editoriale lo scrive Irene Pavlidi, vicepresidente della nostra associazione Nuove Radici, consulente legale e immigrazionista, per spiegarvi le distorsioni delle leggi e cosa dovremmo fare per non essere un Paese razzista nei confronti dei lavoratori stranieri.
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Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il contrasto allo sfruttamento e al caporalato rappresenta una delle priorità politiche del Governo. Sebbene sia noto che il fenomeno, diffuso su tutto il territorio nazionale, sia caratterizzato dalla violazione di disposizioni in materia di orario di lavoro, salari, contributi previdenziali, diritti, salute e sicurezza sul luogo di lavoro, trattamento dignitoso e rispetto delle norme sull’immigrazione.
In questi ultimi anni la regolamentazione del lavoro stagionale dei cittadini stranieri in Italia è stata oggetto di interventi volti a semplificare l’ingresso e la regolarizzazione, con l’obiettivo di accelerare i tempi di ingaggio. Credo sia doveroso ricordare che l’ultima “mini sanatoria” approvata dal Governo italiano nel 2020 - in concomitanza con la diffusione della pandemia - ha riguardato esclusivamente il settore del lavoro stagionale e del lavoro domestico. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nell’estate del 2020 furono inviate 30.694 domande per il lavoro stagionale (agricoltura e pesca): solo il 15% del totale delle richieste. La maggior parte arrivarono da Campania (6.962), Sicilia (3.584) e Lazio (3.419), Caserta (2.904), Ragusa (2.005) e Latina (1.897). I datori di lavoro erano prevalentemente italiani (28.013).
Volendo allargare lo sguardo, il lavoro stagionale ricopre una fetta importante delle quote di ingresso dedicate annualmente ai cittadini stranieri. L’ultimo decreto flussi, con programmazione triennale (2023-2025) ha previsto un numero altissimo di quote dedicate a questo settore. Molte meno per il lavoro subordinato tout court, pochissime per il lavoro domestico. A questo dato si deve aggiungere l’introduzione del governo Draghi della semplificazione nelle procedure in capo alle prefetture (e agli uffici dell’Ispettorato del lavoro e dell’Inps).
In buona sostanza le domande sono fondate sulle autocertificazioni dei datori di lavoro riguardo alla sostenibilità della loro azienda che deve garantire un trattamento equo ai lavoratori stranieri che fanno i lavori che pochi italiani vogliono fare a meno di essere davvero disperati. Vi abbiamo già raccontato su NRW quanto complessa sia la semplificazione, per usare un giro di parole.
Il sistema delle “asseverazioni” da parte di professionisti, enti o organizzazioni accreditate, che delega all’azienda l’onere di autocertificare il possesso dei requisiti di capacità economica e regolarità contributiva, da un lato paralizza i datori di lavoro e i professionisti onesti e dall’altro favorisce le aziende più strutturate o, peggio, la criminalità organizzata
A dirlo non siamo noi ma la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che nel corso dell'informativa tenuta durante il Consiglio dei ministri il 4 giugno scorso ha dichiarato: "I flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare". E ha aggiunto: “La criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i decreti flussi sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l'accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto, verosimilmente dietro pagamento di somme di denaro (secondo alcune fonti, fino a 15.000 euro per 'pratica, ndr)".
Vi voglio raccontare la storia di Paul, giovane filippino di 30 anni che è emblematica. Già lavoratore imbarcato sulle navi da crociera, con un bambino di 3 anni ed una compagna nelle Filippine. Tramite una zia, residente in Italia da anni, riesce a trovare un cittadino straniero che gli fa da tramite per ottenere un’offerta di lavoro nel Bel Paese. Nelle Filippine la trattativa è gestita da una connazionale che con il pagamento di 6mila euro garantisce a Paul un visto di lavoro per fare ingresso in Italia grazie ai flussi del 2023. Paul arriva in Italia a fine aprile di quest’anno. Ce l’ha fatta, pare. E invece no. Chi lo ha messo in contatto con l’azienda agricola nella provincia di Brindisi, che ha inviato la richiesta per un’assunzione di nove mesi, gli chiede altri 6mila euro per poter concludere il contratto di lavoro con l’azienda e ottenere il permesso di soggiorno. Passano mesi e non è facile indebitarsi per altre somme così ingenti. Intanto Paul si arrangia con lavoretti in nero e manda qualche soldo a casa, teme un controllo della polizia senza sapere bene cosa poter dire, si appoggia ai familiari e alla sua comunità.
Non ho idea di cosa possa passare per la sua mente. Anche se ottenesse un permesso di soggiorno grazie all’assunzione di una ditta stagionale onesta che subentrerebbe a quella che lo ha portato in Italia, il permesso sarebbe comunque temporaneo e durerebbe al massimo 9 mesi. Questo tipo di permessi infatti possono essere rinnovati solo tramite l’assegnazione di una quota nel prossimo decreto flussi (che ragionevolmente sarà a febbraio 2025, chissà?). Altro giro di roulette. Il tutto senza sapere una parola di italiano
Sono tanti i lavoratori stranieri che vivono la stessa condizione di sgomento per essere arrivati in Italia senza sapere bene quale sarà il loro destino a causa di questa distorsione della legge che fa un uso improprio del sistema dei flussi di ingresso. Era prevedibile questo risultato?
Un’attenta analisi degli strumenti e delle risorse impiegate ad oggi dal Governo per supportare e vigilare sulla “semplificazione” in questi processi così delicati, dovrebbe essere affrontata seriamente, invece di ricorrere alla retorica della finta indignazione o alla totale indifferenza verso la schiavitù nei campi e i diritti negati ai lavoratori stranieri. Altrimenti ha ragione la moglie di Satnam Singh che ha detto “Il vostro non è un Paese buono”.
Irene Pavlidi
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚I libri di NRW: Estranei
Si fa presto a dire diritto allo studio per gli stranieri, concetto comunque irrinunciabile. Ma non ci sono solo le barriere linguistiche a dividere chi sta in cattedra e chi viene dall’altra parte del mondo per imparare l’italiano e avere un pezzo di carta, i documenti necessari per rimanere nel nostro Paese, l’unico pezzo di carta che conti davvero. Ci sono barriere a volte insormontabili che riguardano religione, cultura ma pure il vissuto dei migranti sradicati dalle loro radici, venuti qui per piantarle in una terra che sperano migliore. E se la scuola, comunque sia, può essere l’isola felice dell’accoglienza, in classe arriva anche il mondo di fuori, fatto di razzismo e sfruttamento sul lavoro, pregiudizi e porte sbattute in faccia per un passaporto o un colore della pelle diverso. Alessandro Gazzoli, in questo Estranei pubblicato da Nottetempo, racconta la sua esperienza di insegnante per stranieri, appunto gli estranei. Alessandro Gazzoli è nato a Edolo, provincia di Brescia, in Valcamonica, nel 1986. Dopo la laurea e il dottorato in Lettere, insegna da alcuni anni in un centro di istruzione per adulti in provincia di Trento. Che cosa significa insegnare in una classe dove convivono nazionalità e culture che sembrano incompatibili tra loro? Che forma prendono i dialoghi e i pregiudizi quando si mettono insieme destini e idee che altrove non si incontrerebbero mai? Dalle tragicomiche telefonate d’inizio anno scolastico per raccogliere le iscrizioni alle discussioni appassionate ed estenuanti su Dio, dal cammino trionfale del Marocco durante i Mondiali di calcio del 2022 alla scomparsa di una studentessa indiana che la famiglia vorrebbe costringere a un matrimonio combinato, Alessandro Gazzoli racconta con humor, autoironia e alla larga da ogni tono enfatico la realtà – decisamente “fuori dal comune” – che incontra tra i banchi di scuola. Un libro che ci porta dentro le vite degli altri, quando smettono di essere solo degli “estranei” per chi li guarda. La recensione di Estranei e un estratto del racconto scelto da Fabio Poletti per NRW.
📚 Italiapartheid. Stranieri nella penisola del razzismo
Se volete conoscere a che punto è la notte del razzismo in Italia, dovete leggere l’ultimo libro del sociologo e scrittore Leonardo Palmisano. Roba forte da maneggiare con cura.
🇺🇸 Lezioni americane
Cosa succederà negli Stati Uniti il 5 novembre? Girano scommesse e scenari inquietanti sulle elezioni americane. Un evento che potrebbe servirvi ad orientarvi.
🎙️ Podcast: Quei cattivi ragazzi
Questa è la storia della libera repubblica dei ragazzi di cui la società ha paura. Questa è la storia della comunità Kayros e di Quei Cattivi Ragazzi che la abitano. Ragazzi che hanno un futuro intero da scrivere, tutte le possibilità per farlo e anche tutto il rischio di sprecarlo. Una storia bellissima raccontata da Gabriella Simoni per Chora Media.
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Sono tempi complicati, non perdiamoci di vista 🕊️
Legge Bossi Fini,e decreto Cutro sono leggi disumane e il presupposto per la riduzione in schiavitu dei migranti .