Fra i tamburi di guerra si inserisce la Generazione Ponte a Ventotene
La newsletter di Cristina Giudici
Questa settimana non vi parlerò del pogrom di Hamas e della rappresaglia di Israele che sta ammazzando migliaia di civili. Oggi voglio parlarvi di chi costruisce ponti. Come la Generazione Ponte che oggi porta l'edizione 2023 del Festival dell’Europa Solidale e del Mediterraneo di nuovo sull’isola di Ventotene.
Da giovedì 12 ottobre 2023 a domenica 15 sull’isola di Ventotene si terrà la sesta edizione dell’incontro promosso da Generazione Ponte. L’isola di Ventotene, un luogo simbolico per il sogno di pace europeo, sarà teatro di conferenze, dibattiti, arte di strada e workshop che contribuiranno ad approfondire circostanze avverse e controverse di attualità: dalla guerra in Ucraina al conflitto israelo-palestinese; dalle migrazioni al Piano Mattei e al Mediterraneo. Tutti dobbiamo confrontarci con i rapidi e sconvolgenti cambiamenti geopolitici e con le guerre che ci circondano e ci interrogano. E deve farlo soprattutto chi costruisce ponti. L'edizione di quest'anno anticipa sul calendario la Giornata Mondiale delle Nazioni Unite (24 ottobre) e la presentazione del nuovo Piano Mattei per l’Africa che il governo italiano dovrebbe lanciare (chissà se lo farà davvero) a novembre. In vista delle elezioni europee che si terranno nel giugno del 2024, le discussioni offriranno anche lo stimolo per immaginare quale sarà il ruolo dell'Unione Europea e il tipo di influenza che avrà nei prossimi decenni soprattutto nell'area del “Mediterraneo allargato” .
Si tratta di una kermesse che rappresenta una grande opportunità di coinvolgimento di giovani europei, migranti, rifugiati e seconde generazioni, per diffondere l'importanza storica del Manifesto di Ventotene e trattare i valori fondamentali dell'Europa
A Ventotene, dove fu scritto il manifesto dell’Europa che avremmo voluto, verranno trattati temi di attualità che racconteranno un contesto sociopolitico internazionale in cui gli equilibri sono in rapidissima evoluzione, offrendo spunti di riflessione e tentando di trovare un nuovo modo per recuperare quel concetto di utopia in grado di generare un nuovo slancio per guardare oltre, al di là delle crisi sanitarie pandemiche, delle guerre e delle incertezze sul futuro.
Cos’è la Generazione Ponte?
La Generazione Ponte è un'associazione di promozione sociale fondata a Torino nel 2018 da Abdullahi Ahmed, Mohamed Hassan, Vanessa Marotta, Francesco Miacola, insieme ad altri cittadini rifugiati, seconde generazioni e italiani accomunati dal desiderio di realizzare azioni concrete capaci di essere ponte tra generazioni e culture differenti.
Al festival, fra gli altri, parteciperanno Gabriele Del Grande – scrittore, giornalista e regista italiano – che durante nella serata di venerdì 13 ottobre in piazza Castello, in collaborazione con la libreria Ultima Spiaggia di Ventotene, presenterà il suo nuovo libro Il Secolo mobile che intreccia le vicende dell’immigrazione a quelle dell’emigrazione con uno sguardo cautamente ottimista sul futuro. Alle varie conferenze interverranno: Ouidad Bakkali, di cui NRW vi ha parlato più volte, parlamentare italiana nata in Marocco e cresciuta in Italia; Soumaila Diawara, attivista maliano rifugiato in Italia, autore di poesie e oggi docente a la Sapienza di Roma; Siid Negash, consigliere comunale di Bologna di origine eritrea, tra i promotori di un ordine del giorno sullo ius soli; Mina Sharifi, studentessa dell’Università degli Studi di Torino e promotrice della petizione online “Diritto all’Istruzione in Afghanistan” per garantire l’accesso agli studi soprattutto alle donne costrette a vivere sotto il regime talebano; Antar Mohamed Marincola, scrittore italosomalo e nipote del partigiano Giorgio Marincola.
Dal 2017 il Festival di Ventotene ha coinvolto oltre 2500 persone, provenienti da ogni parte d’Europa e del mondo, studenti, rappresentanti delle istituzioni e nuovi cittadini, accomunati da una condivisione di valori e dalla volontà di incidere nel cambiamento delle comunità in cui vivono.
Il Festival nel 2019 è stato premiato dalla Commissione Europea con il Premio Altiero Spinelli: «Un prestigioso riconoscimento - afferma il presidente di Generazione Ponte, Francesco Miacola - che ci incoraggia a proseguire nel lavoro di coinvolgimento di giovani europei, migranti, rifugiati e seconde generazioni, per diffondere il significato storico ed il messaggio di unità e pace promosso dal Manifesto di Ventotene».
Anche quest’anno il Festival intende promuovere un momento elevato di formazione che prende spunto dalla storia dell'Europa, per una profonda presa di coscienza della sua importanza, con uno sguardo rivolto allo scenario delle migrazioni. Per la realizzazione degli incontri e dei dibattiti sono stati invitati 30 ospiti tra giornalisti, istituzioni, personalità di calibro internazionale ed esperti riconosciuti nell'ambito dei temi trattati. Alcuni di loro, giunti dal resto d’Italia e d’Europa, ricoprono ruoli di responsabilità presso istituzioni europee e le Nazioni Unite.
Uno dei nostri obiettivi, spiega Abdullahi Ahmed che è l’ideatore del Festival, è quello di rendere il Manifesto di Ventotene uno strumento contemporaneo di pace e di cooperazione.
In un periodo storico come questo, il Festival mira a produrre narrazioni positive, a rafforzare il ruolo attivo dei singoli all’interno delle proprie comunità e delle associazioni dei migranti all’interno della società interculturale.
«Come ci hanno insegnato Altiero Spinelli e Sofia Corradi - prosegue Abdullahi Ahmed - che hanno promosso l'Unione dei popoli d’Europa, in questa edizione del Festival vogliamo portare una riflessione sul ruolo dei nuovi cittadini italiani ed europei, rifugiati salvati e accolti, e su come possano essere veri protagonisti di un progetto rinnovato di pace in Europa e chiave di sviluppo e cooperazione nel mondo».
Un filo conduttore guiderà di questa sesta edizione, grazie al Manifesto per i nuovi cittadini europei e le diaspore nella cooperazione: Next-Gen Cooperation. Un tema, quello della partecipazione democratica e della rappresentanza, che rimane centrale per rilanciare il progetto democratico europeo e dell'Unione europea. Un racconto collettivo di pratiche vincenti per superare razzismo e discriminazione con l’obiettivo di promuovere una cultura europea fondata sui valori della pace e dell’accoglienza. Il Festival vedrà la diretta partecipazione di persone che con le loro storie di successo hanno contribuito a promuovere una migliore comprensione reciproca e una maggiore inte(g)razione tra le diverse culture.
Parteciperò anch’io per la prima volta per parlare di diritti umani, geopolitica, cooperazione nel panel di sabato: “Next-Gen Cooperation: Mediterraneo allargato, una pace da costruire”. In ogni caso, seguite i nostri social e anche i miei personali. In questo momento più cupo che mai, sono felice di poter aggrapparmi a un ponte. Ancora di più se costruito dalle nuove generazioni di italiani che talvolta non sono nati in Italia e hanno anche storie travagliate. I loro Paesi di origine sono in guerra o sotto il giogo di regimi fondamentalisti. Perciò rappresentano una speranza ulteriore a cui aggrapparsi in questo momento in cui, direttamente o indirettamente, stiamo guardando l’abisso. Grazie Generazione Ponte.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚 I libri di NRW: Schiava e libera
Nell’anniversario per i dieci anni dalla fondazione di Black Lives Matter, a quasi due secoli dalla sua pubblicazione, Stilo Editrice propone per la prima volta un classico della letteratura afroamericana e dei diritti civili. Si tratta di Schiava e libera. Storia di Sojourner Truth pioniera dei diritti civili, nell’edizione curata e con la traduzione di Raoul Lolli. Non sapeva leggere né scrivere Sojourner Truth. Nasce schiava tra il 1797 e il 1800 nello Stato di New York. Viene venduta a quattro padroni diversi, prima di fuggire nel 1826 e raggiungere la libertà. Lei che era nata Isabella Baumfree, una dei tredici figli di James ed Elizabeth Baumfree, anch’essi schiavi, sceglie di chiamarsi truth come verità, sojourner come soggiornare, insieme come presenza di verità. Nel 1851, in Ohio, pronuncia quello che resta il suo discorso più famoso, conosciuto con il titolo Ain’t I a Woman?, citato ancora ai nostri giorni per la sua forza e per la immediata capacità di comunicazione. «Quell’uomo sta dicendo che le donne hanno bisogno di essere aiutate a salire su delle carrozze. Non mi ha aiutata mai nessuno a salire su una carrozza, o a uscire dalle pozze di fango, e nessuno mi ha mai offerto un posto migliore! E non sono forse una donna? Guardatemi. Guardate le mie braccia! Ho lavorato nelle piantagioni e ho coltivato i campi mettendo il fieno nei fienili e nessun uomo mi ha mai aiutata! E non sono, forse, una donna? Ho dato alla luce tredici bambini e visto la maggior parte di loro essere venduta come schiava, e quando ho gridato il dolore di una madre nessuno mi ha ascoltato, tranne Gesù. E non sono, forse, una donna?». Mentre è a Washington sale sui mezzi di trasporto riservati ai bianchi, quasi un secolo prima di Rosa Parks. Dopo la guerra civile, lotta per i diritti delle donne afroamericane e riesce anche a riscattare il giovane figlio, segnando così il primo caso in cui una donna nera vince una causa contro un uomo bianco. Nel 1858 qualcuno interrompe uno dei suoi discorsi e la accusa di essere un uomo. Per tutta risposta Sojourner Truth si apre la camicetta e mostra i seni. Nella sua lunga carriera di attivista viene ricevuta anche da due presidenti, Abramo Lincoln che «firmò la dichiarazione di morte alla schiavitù» e Ulysses S. Grant che concesse il diritto di voto ai neri. Sojourner Truth muore a Battle Creek, in Michigan, nel 1883. Nel 2009 è la prima donna nera ad essere onorata con un busto posto all’interno del Campidoglio degli Stati Uniti, sede del Congresso degli Stati Uniti d’America. La recensione e l’estratto scelto da Fabio Poletti per NRW.
😊 Penny Wirton inaugura il nuovo anno scolastico
Il governo ha deciso di tagliare i corsi di italiano nei centri di accoglienza, mentre la Scuola Penny Wirton - la scuola di italiano per migranti fondata da Eraldo Affinati e Anna Luce Lenzi - giovedì 26 ottobre brinderà al suo nono anno accademico a Milano.
🧐 Hamas è diventato come l’Isis?
Questa settimana vi lascio con un articolo sulla storia di Hamas, per non fare pericolose distinzioni che stanno portando a una catastrofe senza precedenti. Hamas non è la popolazione palestinese e viceversa.
Fra poco prenderò il traghetto per l’isola di Ventotene, dove penserò molto all’Europa desiderata da Altiero Spinelli.
Vi racconterò tutto giovedì prossimo, non perdiamo la speranza daje 🤙🏼
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