Esiste il caso Soumahoro? Sì, perché viene trattato con il paternalismo di cui è complice. Non ho mai provato una particolare empatia verso il sindacalista e deputato che - dopo aver subito le angherie di chi emigra e si trova a fare lavori umili e mal pagati, è riuscito ad emergere e a laurearsi - ha sposato un approccio politico populista e al contempo vittimista. Fatta questa premessa, sono rimasta sconcertata nel vederlo torchiato al talk show, Di Martedì, condotto da Giovanni Floris. Il parlamentare Aboubakar Soumahoro - che ha scritto una sorta di memoriale difensivo per dimostrare la propria estraneità alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto la suocera e la moglie - non ha avuto il coraggio di rivendicare il suo diritto ad essere quello che è diventato: un protagonista della politica italiana. Durante la trasmissione, ha adottato una posizione difensiva e ne è uscito come un pugile suonato. Come se si sentisse in colpa di non essere più il nero discriminato e sfruttato e di conseguenza senza legittimità a difendere chi è vittima del caporalato. E infatti i commenti dei suoi sostenitori sul suo profilo Instagram esprimono una delusione esplicita riguardo al suo atteggiamento, ancora una volta vittimista. O forse solo incapace di tenere il punto davanti all’atteggiamento paternalista, variante italica dei pregiudizi razzisti, usato sia da Floris sia dal direttore di Libero, Alessandro Sallusti, che alla fine del penoso confronto televisivo, gli ha però ricordato chi sono i suoi veri avversari: la sinistra pauperista che lo ha usato per diffondere la retorica dell’oppresso e poi scaricato con molta disinvoltura.
Dato che non è indagato, Soumahoro doveva spiegare perché, sebbene goda di un benessere sociale, ha tutte la sacrosante ragioni per continuare a difendere gli invisibili e protestare contro la doppia morale di una sinistra massimalista che crocifigge chiunque difenda i diritti sociali senza essere un disgraziato. E questa è una cosa che accade anche ai bianchi privilegiati (Do you remember Fausto Bertinotti, la sua erre moscia, le mise très chic che gli venivano rimproverate dalla demagogia pauperista?). Non ho alcuna intenzione di entrare nel merito della vicenda giudiziaria perché spetterà alla magistratura stabilire le responsabilità dell’ingombrante suocera. E non voglio giudicare le frivolezze della sua moglie perché sono fatti suoi. Voglio però condividere con voi il disagio provato davanti a un volgare spettacolo, scandito da un paternalismo intollerabile. Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia è pieno di esempi di storture e ruberie - ignorarlo sarebbe ipocrita - ma ascoltare un deputato che ricorre all’argomento “il mio bambino non dorme, non sta bene” per difendersi da chi gli faceva i conti in tasca mi è parso davvero imbarazzante. Ma al contempo credo sia giusto riportate le sue considerazioni, (contenute nel suo memoriale difensivo inviato a tutti i giornali) che non è stato capace di affermare in trasmissione. Memoriale che non è stato ripreso perché la torbida polemica è molto più gustosa e facile di una corretta informazione.
Una persona straniera va bene finché è un “negro da cortile”, finché protesta con gli striscioni – cosa che peraltro ho fatto mille volte, e non smetterò mai di fare – se è povero, se sta ai margini… ma se prova a fare un salto di qualità immediatamente disturba
Queste sono le parole, forti, che avrebbe dovuto usare per replicare a chi lo ha messo sul banco degli imputati. Avrebbe dovuto spostare l’attenzione morbosa e giustizialista su come è riuscito a comprare una casa, su come poteva non sapere cosa faceva la suocera e così via per ribaltare il dibattito e spiegare, come ha scritto nel dossier inviato alla stampa, che bisogna cambiare modello di intervento per gestire i finanziamenti destinati all’accoglienza dei migranti. E superare l’assistenzialismo che serve a mantenere la permaemergenza, a dare soldi a pioggia, a creare contesti in cui è difficile separare il loglio dal grano, le buone pratiche da quelle viziose. Solamente così avrebbe potuto sottrarsi all’accanimento personale.
Capisco la difficoltà in cui si trova a essere sotto assedio a pochi mesi dalla sua elezione. Capisco meno perché abbia adottato una comunicazione populista, galosce comprese all’ingresso di Montecitorio. Perché chi di demagogia ferisce, di demagogia perisce
L’onorevole Aboubakar Soumahoro deve stara attento a chi gli ha dato i 15 minuti di celebrità per poi gettarlo nella polvere. Perciò non ha ragione quando afferma che non esiste un caso Soumahoro. Esiste eccome perché sono tanti quelli, a destra come a sinistra, che non vogliono vederlo fuori dal cortile, il nero.
La mia reading list
⭐️ I libri di NRW: La ballata di Nina Simone
Pare il testo di antichi trovatori questo La ballata di Nina Simone, scritto dalla poetessa Francesca Genti e pubblicato da HarperCollins. La narrazione in versi sembra far rivivere la voce di una delle cantanti afroamericane più importanti della cultura statunitense. Torinese ma residente a Milano da tempo, la poetessa e drammaturga Francesca Genti mette in fila le parole che si fanno musica e ci ricordano la voce di Nina Simone, donna assai sofferta, diventata cantante jazz suo malgrado, quando invece sognava di diventare una pianista classica, carriera che le sarà preclusa per sempre per il colore della sua pelle negli anni più oscuri della segregazione. Di quella sofferenza, del suo impegno per i diritti civili a fianco dei protagonisti delle lotte di quegli anni, in questa ballata sembra di sentire la eco. Fino a riportarci la storia vera di Nina Simone, nata il 21 febbraio 1933 Eunice Kathleen Waymon a Tryon, Nord Carolina, figlia di una reverenda e di un tuttofare. Lei mostra un dono da subito, per la musica e il canto, tanto da far urlare la comunità di fedeli della sua chiesa al miracolo. E, poiché i doni di Dio non vanno sprecati, Eunice viene messa a studiare la musica classica con il massimo rigore. Inizia così, tra casa e chiesa, studio e salmi, il percorso di una delle più straordinarie cantanti e musiciste del XX secolo: Eunice Kathleen Waymon, nota al mondo come Nina Simone. Un percorso fatto di musica, certo, ma anche di dolori, di matrimoni falliti, violenze subite, razzismo. Fino alla presa di coscienza, grazie anche all’incontro con Martin Luther King e all’esempio di Rosa Parks. E grazie alla musica, che diviene strumento di lotta e disobbedienza, di risveglio delle anime e delle coscienze. Il long read di questa settimana, scelto e recensito da Fabio Poletti, è tratto da La ballata di Nina Simone di Francesca Genti.
⭐️ Petizione per fermare le esecuzioni in Iran
Bisogna sollecitare una vera azione diplomatica per fermare gli omicidi in Iran. Deve essere fatta una denuncia per crimini contro l'umanità. Se vuoi firmare, qui trovi come fare.
⭐️ Servizio Civile Universale
ll Servizio Civile Universale cerca 71.550 giovani volontari da impiegare tra il 2023 e il 2024 in Italia e all’estero. È un’opportunità che riguarda anche i giovani migranti o con background migratorio. Le domande andranno presentate entro le ore 14.00 del 10 febbraio 2023.
⭐️ Serie Netflix: Layla M.
Dalle donne obbligate a indossare lo jihab alle adolescenti musulmane europee in cerca di identità che si radicalizzano e diventano fanatiche islamiste. Una serie su un dramma purtroppo ancora attuale.
A giovedì prossimo!