E dopo lo ius culturae, lo ius scholae. Sarà la (s)volta buona?
La newsletter di Cristina Giudici
Ius scholae, ossia il nuovo tentativo di riformulare la legge sulla cittadinanza. È ricominciato, anche se in sordina, il dibattito per arrivare alla tanto attesa riforma sulla cittadinanza. Due giorni fa il gruppo Intercultura della Società Italiana di Pedagogia, Siped, che riunisce i docenti di Pedagogia delle università italiane, ha preso posizione a favore dello ius scholae. Con un incontro a cui hanno partecipato il presidente della Siped Massimiliano Fiorucci e il parlamentare Giuseppe Brescia, relatore della proposta di riforma e presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera. Ne abbiamo già parlato enne volte, sebbene con qualche scetticismo dopo tante attese e tentativi frustrati di aggiornare una legge anacronistica, ma non perdiamo la speranza di assistere a un allineamento fra quanto accade nella società e la politica, sempre in ritardo rispetto alle profonde trasformazioni culturali.
Il testo base della proposta ius scholae è stato approvato dalla Commissione Affari Costituzionali a marzo e ora i deputati membri stanno discutendo i 782 (!) emendamenti. Secondo l’ultima proposta, in estrema sintesi, è italiano non solo chi è nato tale, ma anche chi – con entrambi i genitori presenti – lo diventa frequentando regolarmente, per almeno cinque anni, un ciclo presso gli istituti del sistema d’istruzione. Sembra una cosa facile facile, eppure il tema resta ancora molto divisivo (ma solo in Parlamento). Come ha spiegato Milena Santerini, docente di Pedagogia all’Università Cattolica di Milano e una delle coordinatrici del Gruppo Intercultura della Siped.
L’acquisto della cittadinanza è un momento importante dell’indispensabile integrazione dei minori con background migratorio nella nostra società. Come mostrano tutte le ricerche e le esperienze a livello psicopedagogico, esiste un vero e proprio vantaggio di cittadinanza per i minori e per la società che li accoglie.
Diversi studi dimostrano infatti da tempo come gli studenti che acquisiscono la cittadinanza hanno una probabilità significativamente maggiore di realizzare le loro ambizioni. Al contrario, la mancata cittadinanza è associata al rischio maggiore di abbandono scolastico. Aggiunge Milena Santerini: «La cittadinanza risulta essere associata positivamente a una serie di risultati, dall’iscrizione alla scuola dell’Infanzia, al tempo trascorso a scuola, all’orientamento a proseguire gli studi di istruzione superiore e accademici». Come ha raccontato NRW sin dai suoi esordi con la propria narrazione, tutti i cittadini che sono italiani anche sulla carta hanno più probabilità di raggiungere i loro sogni, posizioni di successo -nonostante gli svantaggi ai blocchi di partenza- mentre chi non l’ha ottenuta ha avuto maggiori problemi d’ identità e percorsi esistenziali più travagliati. Insomma se la possono giocare, anche se è matematicamente indimostrabile l’equazione cittadinanza uguale successo e i nostri workshop servono proprio a questo: mettere in contatto chi ce l’ha fatta e può ispirare altri giovani, specialmente con background migratorio. Non succede sempre, ma la cittadinanza è la base fondamentale su cui costruire una vita meno precaria. Soprattutto negli anni formativi, a scuola. Perciò tifiamo anche per lo ius scholae.
Un recente sondaggio del portale degli studenti ScuolaZoo, l’85% degli studenti è d’accordo con lo ius scholae. La ricerca è stata condotta su un campione 22 mila ragazzi tra i 14 e 19 anni. L’obiettivo era quello di capire quanto le nuove generazioni fossero a conoscenza della proposta di legge ius scholae. E, come vi ho raccontato recentemente, per le giovanissime generazioni la diversity fa parte del loro DNA culturale.
Questa ennesima dimostrazione della necessità di arrivare ad avere una riforma della cittadinanza servirà a convincere i legislatori a fare un piccolo passo avanti con lo ius scholae per riconoscere i cambiamenti che sono ormai scontati per le nuove generazioni?
Breve rassegna stampa di NRW
Siamo bravi a salvare, ma fallaci nell’integrazione. Le protezioni temporanee per la guerra in Ucraina non vengono applicate e il modello di accoglienza efficace non decolla. Il punto di vista della nostra esperta legale Irene Pavlidi: Alto rischio: prove di accoglienza poco efficace per gli ucraini. Gli altri profughi. Non solo afghani e ucraini. Il report ISMU sulle richieste di asilo che tornano a crescere. E all’orizzonte ci sono nuove ondate di migranti climatici. Il commento di Sindbad il Marinaio: Aumentano i profughi. Pensate ad accoglierli non a creare muri. I dati dell’ISMU. La versione di Adam Clark. La traduzione di questa settimana della storia e i tormenti della giovane jazzista con doppie radici, ucraine e russe: Tamara Usatova, the voice of jazz with a divided heart between Ukraine and Russia. I libri di NRW. Il long read di questa settimana è tratto da Auschwitz non finisce mai di Gabriele Nissim. Mantenere viva la memoria della Shoah non basta per evitare che i genocidi possano ripetersi, come è già successo per altri popoli. Un saggio che aiuta a riflettere sulla necessità di valorizzare tutti i Gusti che per fortuna continuano ad esserci per combattere il male estremo della nostra epoca. Note musicali di Mariarosa Porcelli. Il musicista curdo Ashti Abdo con il suo brano Beja ha condannato tutte le guerre, anche quella in Ucraina. E ora prepara il secondo album con il trio Abdo Buda Marconi: Ashti Abdo, la musica curda che si impara dal barbiere e racconta le guerre. Africa Rivista. Da El Jadida a Città del Capo in quattro anni: la storia straordinaria di un ragazzo marocchino e del suo viaggio attraverso il continente africano: Il viaggio di Othmane Zolati attraverso l’Africa (su due ruote). L’Editoriale. La libertà di stampa nel 2022 e l’esodo dei giornalisti russi. Il podcast. Ep 12 di Radici, il podcast di NRW: Al confine e ritorno con i profughi dall’Ucraina.