Dopo la sbronza di Sanremo, è poco social (pre)occuparsi dei Cpr?
La newsletter di Cristina Giudici
L’ebbrezza di Sanremo è svanita, Ghali ha dettato l’agenda alla sinistra sempre incerta sulla Palestina dal palco dell’Ariston e nessuno o quasi si è accorto che in questi giorni sotto la pioggia battente c’era anche chi protestava seminudo nei gironi infernali del Cpr di Milano per la carenza sanitaria, i diritti negati, la disperazione senza fine.
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Ghali ha spaccato, cantando in arabo e in italiano, ha interpretato la canzone immarcescibile di Toto Cutugno L’italiano, ha oscurato sui social la vincitrice Angela Mango con il suo controverso Stop al genocidio e ha creato un tormentone virale molto sanremese, obbligando chi prova a ragionare sulla tragedia immensa di Gaza a sposare la causa palestinese senza se e senza ma.
E davanti alla enorme visibilità di Ghali, acclamato come un angelo sceso dal cielo, persino la rete Mai più Lager – No ai CPR gli ha chiesto su Instagram di dare visibilità anche alla tragedia dei migranti trattenuti nei centri per la permanenza e il rimpatrio, dato che nessuno se ne (pre)occupa.
Nel frattempo il 10 febbraio al centralino NAGA SOS CPR sono arrivati numerosi messaggi che segnalavano la singolare protesta di alcuni trattenuti e un video girato nell’ora più buia che riprendeva, tra le urla strazianti dei presenti, un violento pestaggio contro due migranti da parte di agenti della Guardia di Finanza in tenuta antisommossa
E dopo che Angelina Mango ha trionfato con la sua bellissima canzone Noia domenica 11 febbraio, una delegazione dell’associazione Naga e della rete Mai più Lager – No ai CPR guidata dal consigliere regionale Luca Paladini, vicepresidente della Commissione Carceri, è riuscita a entrare nel Cpr di via Corelli.
«In cinque ore di visita si sono registrati numerosi episodi di ostruzionismo da parte del personale addetto, della nuova direttrice e delle forze di polizia presenti, adducendo motivazioni di sicurezza o, più spesso, indicazioni ricevute dalla Prefettura di Milano», si legge sul sito web del Naga. «Abbiamo dovuto prendere atto dell’impossibilità di incontrare le due persone oggetto del violento intervento delle forze di polizia che erano state finalmente inviate al Pronto Soccorso, con oltre sette ore di ritardo – quindi con concreto rischio per la loro salute – e solo dopo che il video aveva cominciato a circolare sui social media».
Secondo la denuncia del Naga, dentro il Cpr commissariato e oggetto di un’inchiesta giudiziaria, dal colloquio con il personale addetto al presidio medico, i responsabili della struttura, una psicologa e tre migranti trattenuti, sono emersi particolari inquietanti: l’assenza di un registro degli eventi critici; il rifiuto di consegnare le cartelle cliniche di tre trattenuti e soprattutto il dato allarmante di 34 trasferimenti in autoambulanza in pronto soccorso, solo nel mese di gennaio.
E ancora: «A una persona che aveva ingerito un flacone di shampoo non è stato prestato soccorso, ma è stato dato il pericoloso consiglio di bere molta acqua. Confermata la somministrazione massiccia di sedativi, in particolare di Valium, a volte associato a Tavor (una delle tre persone incontrate barcollava)».
Così, mentre in un’altra dimensione si giocava a fare i paladini di Instagram, nella realtà infernale del Cpr, di tutti i Cpr, dove lo stato di diritto resta sospeso, si continua a sedare, maltrattare i migranti senza permesso di soggiorno. Pochi giorni prima della festa nazionalpopolare in diretta streaming e vista da milioni di persone si era suicidato Ousmane Sylla, il ventiduenne che si è impiccato all'interno del Cpr di Ponte Galeria, alle porte di Roma, ma nessuno se ne è ricordato sul palco glam di Sanremo.
E allora io mi chiedo se non si potesse includere nella sbronza sanremese una parola, un accenno, un appello per le vittime trattenute nei Cpr. Imprigionati dentro una guerra che nessuno ha mai dichiarato. Capisco che il dramma palestinese sia globale e nelle corde dei fan di tanti cantanti, ancora di più se con origini maghrebine, ma i diritti umani se sono universali lo devono essere sempre e per tutti. E mi auguro che, passati gli effluvi della festa, si cominci a fare una campagna seria sui gironi infernali che abbiamo in casa nostra, nel nostro cortile, a poca distanza dai nostri account social e che fingiamo di non vedere perché poco instagrammabili.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚I libri di NRW: Iran under 30
La meglio gioventù di Teheran ha meno di trent’anni. È la gioventù che affolla le piazze e le strade delle città dell’Iran per protestare contro il regime degli ayatollah che tortura e uccide chi si oppone alla shari’a. Una protesta affidata alla musica come quella del rapper Toomaj Salehi, finito in carcere per aver cantato “Donna, vita, libertà”. O alla scrittura, come nei dodici racconti raccolti in questo Iran under 30, pubblicato da Polidoro con la curatela di Giacomo Longhi. Giacomo Longhi è traduttore dal persiano e dall’arabo. Dottorando in studi iranici all’università La Sapienza di Roma, ha studiato anche a Venezia, Aleppo e Mashhad. Sono sue le traduzioni di numerosi autori contemporanei tra i quali l’omanita Jokha Alharthi e gli iraniani Mahsa Mohebali, Mohammad Tolouei, Mostafa Ensafi, Mehdi Asadzadeh. Nei racconti emerge il quadro dell’altro Iran, lontano dalla iconografia ufficiale di un Paese che sembra sotto scacco dal 1979, quando Khomeini ha fatto ritorno dall’esilio parigino. E allora si può leggere dell’incontro tra un’aspirante scrittrice e un anziano scrittore, di un ragazzo che sui mezzi pubblici fa di tutto per provocare gli altri, della pandemia raccontata da una bambina delle campagne del Caspio oppure da un’insegnante che per fare lezione da remoto si rintana nel retrobottega di un locale di narghilè, e poi una storia d’amore tra Teheran e il Giappone, o un misterioso tesoro e un patto tra amici. La recensione di Iran under 30 di Fabio Poletti per NRW.
🎭 Arriva FjalaFest: il festival della letteratura albanese
Anna Lattanzi è una critica letteraria e caporedattrice di Albania Letteraria: l’unica rivista culturale dedicata alla letteratura albanese in Italia. Curatrice della Rassegna Incontri Letterari presso il Centro Culturale Slow Mill, è direttrice artistica della prima edizione del Festival FjalaFest che si svolgerà il prossimo 18 e 19 maggio 2024 a Milano e di cui NRW è media partner. Questo è il primo di una serie di articoli sul FjalaFest
🗓️ Il Rapporto ISMU sulle migrazioni 2023
Oggi è stato presentato il nuovo rapporto Ismu sulle migrazioni che analizza le questioni più dirimenti della presenza dei cittadini stranieri in Italia. Qui trovate l’indice del rapporto che anche quest’anno è ricco di spunti e suggestioni.
👐🏽 Diversity e business
Venerdì 16 febbraio, al Forum Economia Urbana, ci sarà un incontro dedicato agli imprenditori stranieri. Interverrà anche Irene Pavlidi, autrice di NRW e vicedirettrice della nostra associazione.
☮️ Rafah nel mirino
Dopo una notte di bombardamenti massicci, Israele libera due ostaggi e minaccia di mandare i tank a Rafah, ultimo riparo per oltre un milione di palestinesi nella Striscia di Gaza. L’analisi dell’Ispi.
🎙️ Podcast: Alfabeto della paura
Michele Dalai, scrittore, autore e conduttore, racconta 21 storie, una per ogni lettera dell’alfabeto, per affrontare e sconfiggere tutto ciò che ci spaventa.
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Sono tempi complicati, non perdiamoci di vista, a martedì prossimo 🕊️