Crescono i matrimoni misti e anche il numero del nuovi cittadini (e noi ci vediamo a Parma)
L'editoriale di Cristina Giudici
Se pensate che siano le badanti rumene a far crescere i matrimoni misti, dovete aggiornarvi. Ormai siamo abituati, forse anche un po’ annoiati, davanti alle statistiche sugli arrivi che calano, crescono e calano di nuovo perché è chiaro a tutti che non ci saranno flussi insostenibili di migranti. E per questo motivo pare surreale, oltre che illecita, la politica dell’Unione Europea per frenare gli ingressi dei richiedenti asilo. E siamo abituati, forse un po’ annoiati, a leggere ad ogni dossier statistico annuale i punti di percentuale sulla presenza degli stranieri (calati forzosamente a causa del Covid). Siamo meno abituati a cercare di capire e studiare i cambiamenti sociali perché l’analisi critica della complessità è sempre faticosa. Nell’ultimo dossier statistico immigrazione 2021 del Centro Studi e Ricerche Idos di 500 pagine emerge che, davanti alla diminuzione complessiva dei matrimoni (- 11690, nel 2019), crescono costantemente i matrimoni misti (24167, nel 2019). Non smettete di leggere perché non si tratta del solito cliché (da bar) sulle donne dell’Est europeo che “agganciano” un italiano. Nel 2019, 6243 italiane hanno scelto uomini provenienti sopratutto dal Marocco, seguiti da albanesi, rumeni e inglesi. Il numero complessivo non è sufficiente per lanciare allarmi o creare una campagna #primaimarititaliani, ma rappresenta un elemento di novità che non va ignorato, se ci interessa osservare l’evoluzione della società multiculturale in un Paese molto conservatore.
Altro dato significativo: quando nella coppia mista è la donna a essere straniera, ha un’istruzione più elevata del partner che ha scelto.
E qual è la Regione con la maggiore concentrazione di matrimoni misti? La Lombardia? Naa, acqua. È il Trentino-Alto Adige, dove la mixité sentimentale raggiunge il tasso del 32% nella provincia di Bolzano. Cosa possiamo dedurre da questi dati? Innanzitutto che le unioni fra italiani di molte generazioni e uomini o donne afrodiscendenti sono ancora così poche da non essere rilevate dalla statistica, ma nel contempo sta crescendo il numero di donne italiane che trovano normale condividere la propria vita con un uomo con origini straniere. Un altro, lento, piccolo passo è stato compiuto verso il giorno in cui le origini diverse con conseguenti innesti avranno creato un’umanità meno dolente e più vivace. Oggi ho voluto raccontarvi, dati alla mano, una variazione sul tema delle nuove generazioni perché le evoluzioni partono sempre dalle vite private. E la mixité sentimentale sarà una leva importante per arrivare a mescolare diversi segmenti della nostra società e ad abbattere quanto meno i muri interni al nostro Paese.
Sul fronte della cittadinanza invece è stato l’Istat ad analizzare la ripresa della crescita delle acquisizioni. In un recente report, si registra il calo degli ingressi di cittadini non comunitari, ma nel corso del 2020 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza sono stati 131.803 (+4% rispetto al 2019) e il 90% erano precedentemente cittadini non Ue. Spiccano i cittadini provenienti dall’Albania che hanno fatto registrare il maggior numero assoluto di acquisizioni, seguiti da marocchini, brasiliani, pakistani e dai cittadini del Bangladesh (gli ultimi quadruplicati).
Tra il 2011 e il 2020 hanno preso la cittadinanza italiana quasi 1 milione e 250mila persone, di cui oltre 400mila minori diventati italiani per trasmissione del diritto dai genitori. In attesa dell’agognata riforma della legge sulla cittadinanza, prevale ovviamente lo ius sanguinis ma in modo caotico e non governato crescono i nuovi italiani.
Diversity Leadership
In attesa del nuovo workshop, il 19 novembre a Parma, sugli operatori sanitari di origini straniere intanto vi racconto come è andata venerdì scorso al primo appuntamento a Milano. Sui nostri social vedrete presto i video della giornata del 29 ottobre e stiamo costruendo una sezione apposita del sito per spiegarvi tutto il progetto, tenervi aggiornati, dove potrete iscrivervi ai prossimi incontri e seguire tutta la nostra tournée che durerà fino ad aprile del 2022. O magari oltre, chissà. Al primo workshop dedicato agli artisti, sono intervenuti tanti giovani con background migratorio e anche no che hanno ascoltato i “nostri” leader scelti per la giornata e poi hanno creato due gruppi di confronto, stimolati dai nostri partner e compagni di viaggio Matteo Matteini di Vitality social e Anass Hanafi di Nili, il network per l’inclusione dei leader italiani. Le due parole scelte dai due gruppi hanno sintetizzato le domande espresse e sottese dell’incontro: equilibrio e opportunità. Ve lo racconteremo nei dettagli in un pezzo la settimana prossima, ma sono stata un po’ spiazzata perché mi aspettavo una giornata dedicata a storie di successo e invece tutti gli artisti presenti, sia emergenti sia già affermati, hanno voluto condividere il disagio e la solitudine di italiani che ancora si sentono stranieri, spesso troppo soli nella stanza. I partecipanti hanno mostrato un’immensa sensibilità, curiosità e desiderio di creare una rete che possa fare leva sull’opportunità della diversity per trovare un equilibrio in una società che non è ancora inclusiva.
Avremmo potuto andare avanti per ore perché ci sono tante, troppe cose da dire, tanti, troppi nodi da sciogliere. Insomma c’è ancora una lunga strada da fare e i workshop sono un’occasione straordinaria per ridurre le distanza fra le persone con diversi background e creare ponti di idee e persone sul futuro. Per quanto mi riguarda, uscire dal web, dai confini della nostra redazione e associazione, per quanto intrecciata a una community più vasta, è stato un momento significativo, incoraggiante e anche commovente. Dopo quasi tre anni passati a raccontare tante storie, a scavare sul tema delle nuove generazioni di italiani, ho capito che abbiamo solo sfiorato la superficie del cambiamento in corso, condizionato da molti tormenti personali e discriminazioni sociali. Ora attendiamo con impazienza il prossimo appuntamento sulla diversity leadership per riflettere sulla sanità e valorizzare i medici di origine straniera. Grazie a tutti quelli che hanno partecipato e a quelli che parteciperanno. Ci vediamo a Parma!
Breve rassegna stampa di NRW
Il calcio che non ci piace. Iniziata la nuova stagione calcistica, rimangono gli ostacoli al tesseramento di giovani di origini straniere, discriminati ancor prima di scendere in campo. Il punto di Domenico Cannizzaro: Calcio, il caso del tesseramento di minori stranieri. L’esempio di New York. Democratico, ex poliziotto, Eric Adams piace ai ricchi ma non ha dimenticato le periferie. Da New York un suggerimento ai sindaci nostrani: Eric Adams, il sindaco afroamericano di New York che piace alle periferie di Marco Lussemburgo. Il game della rotta balcanica colpisce anche i volontari. Il 10 novembre si apre il processo a tre attiviste della Rete Solidale Pordenone che da anni aiutano i migranti in strada. Rischiano fino a 2 anni di reclusione. Il pezzo indignato (questa volta ci sta) di Margherita De Gasperis: Pordenone, dove la solidarietà verso i richiedenti asilo può costare il carcere. Cose da leggere. Il long read di questa settimana è tratto da La cultura del rispetto di Cristina Bombelli ed Emanuele Serrelli, che propongono un nuovo progetto di diversity e inclusion.