Ci vuole una task force per curare le menti malate dell'Internazionale sovranista
La newsletter di Cristina Giudici
Ci vorrebbe un programma di deradicalizzazione per i membri dell’Internazionale sovranista che si è riunita domenica scorsa a Pontida. Davanti a una platea che ha perso i tradizionali connotati autonomisti all’origine del progetto di Gianfranco Miglio (unica eccezione, il governatore veneto Luca Zaia che ha idee più liberali), c’è stata la sfilata dei leader europei dell’estrema destra che hanno fatto degli interventi fotocopia contro i migranti. Ascoltando i deliri del generale Vannacci contro i migranti in cui si sono appositamente confusi il progetto dello ius scholae con le politiche migratorie, quelli di Viktor Orbán che ha ricordato con vanto di guidare un Paese a migrazione-tolleranza zero e ha fatto un comizio sovversivo nei confronti dell’Unione europea di cui fa parte, sono arrivata alla seguente conclusione: dobbiamo formare una task force di esperti della deradicalizzazione per cercare di disinnescare la loro pericolosa ideologia.
Immagine postata da @giusvo aka Farabutto Partigiano su X
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Non ripoterò tutte le dichiarazioni dei leader dell’Internazionale nera per evitarvi il supplizio che ho subito io ascoltandoli ma le parole del premier ungherese vanno tenute a mente (e poi messe da parte per evitare di essere travolti da pensieri tossici).
Noi da Budapest i migranti li porteremo a Bruxelles e li deponiamo davanti agli uffici di Bruxelles. Se vogliono quei migranti che se li tengano. In Ungheria il numero di migranti è zero, e l'Europa per questo ci punisce con le multe. Questa è la vergogna di Bruxelles. Se continueranno a punirci, i migranti dall'Ungheria li portiamo davanti agli uffici di Bruxelles, che se li tengano loro
Tutti i leader europei convocati hanno ovviamente ricordato il processo Open Arms in cui il vicepremier è imputato (i pubblici ministeri della procura di Palermo hanno chiesto 6 anni di carcere per sequestro di persona e violazione di atti di ufficio perché ha impedito ai migranti di sbarcare per 20 giorni) e Matteo Salvini è riuscito nell’intento di apparire come un martire della giustizia italiana. Idee poche ma allarmanti: l’Europa deve essere una fortezza, bisogna difendere i confini whatever it takes, la famiglia può essere solo quella tradizionale e si deve terrorizzare per difendersi dal terrorismo. Sul palco degli orrori, fra gli altri, c’erano Marlene Svazek, vicepresidente del partito di estrema destra Fpö che ha vinto le elezioni in Austria e vorrebbe consegnare alle nuove generazioni un’Europa sicura, il leader dei sovranisti olandesi Geert Wilders, il portoghese Andrè Ventura di Chega, lo spagnolo José Antonio Fúster, portavoce di Vox. Sintesi estrema: si deve fare la guerra santa in nome della difesa dalla guerra santa.
Ai pochi leghisti storici presenti è rimasta la consolazione di un’autonomia ribadita da Roberto Calderoli, che è un progetto molto vago. Gli altri, espulsi se non conformi ai diktat del Capitan Salvini, o fuoriusciti. Infatti domenica prossima verrà presentata una nuova formazione, Il patto per il Nord, che vorrebbe riunire tutta la galassia autonomista. Ma le dinamiche interne alla Lega non ci riguardano in questo momento.
Quello che ci riguarda e inquieta è la guerra santa dell’alleanza nera. Sul progetto di referendum per ridurre i tempi della cittadinanza, il generale Vannacci ha detto: “Dopo cinque anni di residenza in Arabia Saudita nessuno diventa arabo”. Una provocazione che suona come un’imprecazione a chi crede nello stato di diritto e vive in un Paese democratico
Per fermare la guerra santa dell’alleanza sovranista europea, non bastano le proteste e le manifestazioni. Ci vuole uno bravo, ma davvero bravo, che curi le menti ciniche che fanno leva sul tema migratorio (che non interessa agli italiani, più preoccupati dallo spettro della povertà e dall’aumento delle diseguaglianze), per raccogliere consensi. Perciò credo che si debba ricorrere a una task force di esperti di radicalizzazione per curare le menti malate oscurate dall’ideologia nera per salvarci dall’istigazione all’odio permanente.
Credit Agenzia Dire
Un anno è passato dal pogrom di Hamas contro israeliani, beduini, musulmani, giovani che stavano ballando al festival Supernova. Credo sia giusto ricordare le vittime del terrorismo di Hamas che molti, troppi considerano erroneamente un movimento di resistenza e gli ostaggi morti o ancora nelle mani dei terroristi. Così come credo sia giusto non dimenticare la politica criminale di Benjamin Netanyahu che ha ucciso migliaia di vittime civili e incoraggiato oltre 700mila coloni a insediarsi nei territori palestinesi. Dobbiamo trovare una soluzione pacifica che permetta la coesistenza fra palestinesi ed ebrei e fermare la guerra permanente che sta incendiando il Medio Oriente. Perché la guerra non è solo fonte di tragedie personali e collettive, catastrofi umanitarie e crimini contro l’umanità, ma è pure obsoleta, come hanno ribadito i Premi Nobel per la Pace riuniti a Monterrey, in Messico, dal 18 al 21 settembre scorso.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚 I libri di NRW: La guerra è un inganno
La DGSE, i servizi segreti francesi che abbiamo amato nella pluripremiata serie tv Le bureau Sotto copertura. Il passato coloniale di un paese che non si può cancellare. C’è tutto questo e molto altro in La guerra è un inganno, di Frédéric Paulin, pubblicato dalle Edizioni e/o. Frédéric Paulin, scrittore e giornalista, vive a Rennes. Ha partecipato come inviato al G8 di Genova su cui nel 2021 ha scritto il romanzo La nuit tombée sur nos âmes. Dopo aver pubblicato numerosi romanzi noir, ha conosciuto un notevole successo con la “trilogia Benlazar” di cui La guerra è un inganno è il primo volume, che gli ha fatto vincere il Grand Prix de Littérature policière 2020. La trama, incardinata su avvenimenti reali, come la Guerra d’Algeria e le Primavere arabe, si sviluppa su canali di pura fiction ma non improbabili. Siamo in Algeria, tra il 1992 e il 1995. Il tenente Tedj Benlazar, madre francese e padre algerino, è un agente sul campo della DGSE, l’intelligence francese. Dai suoi contatti con il DRS, l’onnipotente intelligence militare algerina, Benlazar giunge a sospettare l’esistenza di campi di prigionia nel deserto, da cui i detenuti escono per lo più morti. E anche di strani incontri tra l’intelligence algerina ed esponenti dei gruppi islamisti armati. Perché l’Algeria, a trent’anni dalla fine della guerra d’indipendenza che ha chiuso il capitolo del colonialismo francese, è stanca di un regime che ha preso il potere e non lo ha più ceduto. Le grandi proteste di piazza sfociano in un successo elettorale dei nuovi partiti islamisti. Sotto gli occhi dell’agente Benlazar prende avvio una strategia della tensione che presto sfocerà in brutale e sanguinosa guerra civile, da cui origineranno le spinte che apriranno in Francia un nuovo fronte del terrorismo internazionale, un rischio che le autorità scopriranno di aver tragicamente sottovaluto. Leggete la recensione integrale di La guerra è un inganno e un estratto del saggio nella rubrica di Fabio Poletti su NRW.
✌🏿 Iran a mani nude-Storie di donne coraggiose contro ayatollah e pasdaran
Mercoledì 9 ottobre si parlerà della sfida femminile e popolare ai mullah, della rivoluzione culturale che ha già provocato, di fatto, l’abbattimento dell’apartheid di genere e della distanza tra centro e periferia. Iran a mani nude-Storie di donne coraggiose contro ayatollah e pasdaran (Rubettino) è il libro scritto da Mariano Giustino, corrispondente di Radio Radicale dalla Turchia e collaboratore di HuffPost, per raccontare la battaglia letteralmente a mani nude delle donne iraniane. Una protesta che ha radici antiche. La prima ribelle uccisa in carcere di cui si ha memoria è stata Fátimih Zarrín Táj Baragháni, una poetessa di fede bahá’i nata agli inizi dell’800. Mercoledì 9 ottobre al Teatro Franco Parenti (alle 18,30) si parlerà della rivolta di Donna, Vita, Libertà che continua attraverso la disobbedienza civile, dell’apartheid di genere, dell’escalation della guerra in Medio Oriente che colpisce brutalmente anche i dissidenti iraniani. Per iscrivervi all’evento, cliccate qui.
💪🏾 La riforma sulla cittadinanza s’ha da fare
Con oltre 630.000 firme, si è chiusa la raccolta delle firme per il referendum sulla cittadinanza. Ora bisognerà aspettare il responso della Cassazione ma nel frattempo la campagna non si ferma. La radiografia di una mobilitazione inaspettata, partendo dai dati delle scuole dove ci sono oltre 900mila studenti senza cittadinanza, sostenuta dalla società civile, influencer, politici, sportivi, artisti, associazioni di categoria.
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