Cara presidente Meloni, venga ad ascoltare le nuove generazioni a Vicenza
La newsletter di Cristina Giudici
Cara presidente Giorgia Meloni, venga ad ascoltare cosa hanno da dire le nuove generazioni al workshop sulla Diversity leadership nelle aziende. Nel suo discorso di insediamento, lei ha detto che lāItalia non ĆØ un Paese per giovani e che la nostra societĆ si ĆØ sempre più disinteressata del loro futuro, persino del diffuso fenomeno di quei giovani che si autoescludono dal circuito formativo e lavorativo, cosƬ come della crescente emergenza delle devianze. Lei ha detto - cito pari pari - che intende lavorare sulla crescita dei giovani, promuovere le attivitĆ artistiche e culturali e, accanto a queste, lo sport: straordinario strumento di socialitĆ , di formazione umana e benessere. E sottolineo questo passaggio
Lo dobbiamo a questi ragazzi, ai quali abbiamo tolto tutto, per lasciare loro solo debiti da ripagare. E lo dobbiamo allāItalia, che il 17 marzo di 161 anni fa ĆØ stata unificata dai giovani eroi del Risorgimento e oggi, come allora, ĆØ dallāentusiasmo e dal coraggio dei suoi giovani che può essere risollevata
Cara presidente Giorgia Meloni, lei ha parlato di come bloccare le partenze dalla Libia e dal Nord Africa, pur sapendo che tutti i suoi predecessori hanno mancato questo obiettivo e non ha detto nulla su come inaugurare invece una stagione di riforme anche per il flusso legale dei lavoratori stranieri. Ma soprattutto non ha parlato delle nuove generazioni con background migratorio (i due parlamentari entrati sono allāopposizione) che rappresentano il futuro cosmopolita del nostro Paese e non dovrebbero più rientrare nella categoria ādiversity&inclusionā ma essere la normalitĆ . Se, fuori dalla retorica, lei vuole far crescere le nuove generazioni, ascolti anche la loro rabbia e valorizzi i loro talenti, la leadership. Venga a Vicenza, domani 28 ottobre ad ascoltare il confronto fra imprese italiane che hanno fatto leva sulla diversitĆ culturale e sul capitale umano per potenziare i loro asset e le storie di grande successo di imprenditori di origini straniere che hanno avuto una visione. Nel suo elenco di donne che hanno reso grande la Repubblica italiana non ce ne ĆØ una che abbia un background culturale diverso. Eppure lāelenco ĆØ lungo, soprattutto nello sport, a cui lei sembra tenere molto.
Cosa succederĆ a Vicenza domani?
Nella sede dellaĀ Confindustria Vicenza si terrĆ lāultimo incontro del ciclo Diversity leadershipĀ organizzato da Nuove Radici e dal Consolato Generale Usa di Milano dedicato agli imprenditori italiani e a quelli di origini straniere. Fra i partecipanti ci sarĆ Hamed Ahmadi, fondatore della catena Orient Experience, scelto dal Michelle Obama per la sua serie tv Netflix.Ā Ahmadi ĆØ arrivato in Italia dallāAfghanistan nel 2006 come registaĀ e poi ha chiesto asilo politico. Oggi ha creato una catena di ristorazione basata sulle spezie e sapori di tutto il mondo, dando lavoro a tanti rifugiati e modificando gli itinerari gastronomici di Venezia.
Allāincontro ci sarĆ anche sua sorella Zahra Ahmadi, attivista e imprenditrice. A Kabul ha aperto il ristorante Saharpaz, rivolto soprattutto alle donne, che ĆØ diventato uno dei più famosi della cittĆ . Poi ha creato Mehman Sahar, ma il giorno dell'inaugurazione del suo secondo ristorante ha coinciso con il giorno della caduta del governo afghano. E dopo che i talebani sono entrati a Kabul, ha dovuto lasciare l'Afghanistan.
Bassel Bakdounes, il CeoĀ di Velvet Media parlerĆ della forza delle visioni e delle rigenerazioni imprenditoriali. Cresciuto nelle Case Blu di Castello di Godego, che lui definisce una sorta di Bronx in miniatura,Ā Bassel BakdounesĀ ĆØ diventato un esempio imprenditoriale della Diversity leadership.Ā Ossia di quello che può fare un adulto di seconda generazione che crede nella potenza delle visioni. La sua ultima sfida ĆØ stata quella di provare a creare degli eroi anche in una cultura aziendale che punti sullāinnovazione.
A guidare il workshop pomeridiano ci saranno Ronke Oluwadare, psicologa e formatrice, e Anass Hanafi, presidente di Nili, il network italiano dei leader per lāinclusione.
Fra le relatrici ci sarĆ anche Carla Lotto della multinazionale Xylem Europe che spiega: Ā«In un contesto in cui il futuro del lavoro ha come mission lāequilibrio, la Diversity leadership rappresenta lo strumento per avvicinare etica e businessĀ», mentre Luciana Silvestri, socia fondatrice de La Giardiniera di Morgan, spiegherĆ la sua filosofia inclusiva sullāimpresa come comunitĆ : Ā«Lāazienda diventa una grande famiglia fatta di persone che fanno squadra, si sostengono a vicenda e trovano soluzioni insieme. Ognuno si sente parte del successo del nostro brand perchĆ© contribuisce con idee e azioniĀ». E ancora unāaltra donna, Alice Carollo, presidente di Alpacom srl, che ci ha detto Ā«Abbiamo colto la possibilitĆ di partecipare al workshop di Diversity leadership perchĆ© pensiamo che questo tema debba essere sviluppato in primis dagli imprenditori in quanto ĆØ necessaria, specialmente in Veneto, una maggiore comprensione e consapevolezza di come questo tema Ā possa essere unāopportunitĆ e non un limite per le aziendeĀ».
Cara presidente Meloni, venga ad ascoltarli e soprattutto faccia quello che la sinistra ha sempre promesso e mai mantenuto: la riforma della cittadinanza per oltre un milione di giovani, quei giovami che lei vuol far crescere e che sono talvolta più aggrappati al tricolore di chiunque altro
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Basta dire sindaca, per essere dalla parte giusta nellāuso del linguaggio? Sicuri che dire che āi neri hanno il ritmo nel sangueā sia un complimento e non un pregiudizio negativo? Di fronte alle frasi fatte, in tempi di politically correct, questoĀ Scrivi e lascia vivere pubblicato da Flacowski ĆØ una guida fondamentale. A scriverlo sono Alice Orrù, docente di Scrittura inclusiva e accessibile, con Andrea Fiacchi, docente di Design comportamentale e UX writing, e Valentina di Michele, docente di Content strategy ed emotional content. Perdersi nel ginepraio del linguaggio inclusivo legato alla diversity ĆØ un attimo. Se a nessuno verrebbe più in mente di usare la parola ānegroā, la si trovava ancora sulle prime pagine dei giornali fino a pochi anni fa, non tutti sanno che la traduzione inglese āniggerā fa parte del linguaggio comune degli afroamericani dei ghetti. Ma loro e solo loro la possono usare. Ancora più complicato delle declinazioni di linguaggio nel mondo LGBTIAP+ dove la classificazione maschio femmina non ha più senso, come si può leggere nellāestratto. Ma il linguaggio che vuole essere inclusivo deve tenere conto pure delle disabilitĆ . Diversity ĆØ la parola dāordine, elemento che vuole abbracciare tutti nessuno escluso. Lāobiettivo del libro ĆØ aiutare a capire come stanare i pregiudizi inconsapevoli e gli stereotipi e a cambiarli, a trovare parole precise, che evitano la generalizzazione delle frasi fatte e non dividono, che rispettano la natura e le scelte delle persone, che creano una societĆ più democratica e partecipativa. La pluralitĆ delle parole diventa cosƬ elemento fondante. Essere consapevoli del significato di ogni termine ci aiuta a comprendere anche lāeffetto che fa nella comunitĆ , dove tutti siamo uguali e ognuno ĆØ diverso a modo suo. La recensione e lāestratto scelto da Fabio Poletti
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La pandemia ha modificato piani e prospettive degli italiani espatriati negli ultimi anni. Arrivano a 600 mila quelli che rientrerebbero in patria se ci fossero le condizioni giuste. Lāanalisi de lavoce.info
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Oggi che possiamo rivendicare di essere bianchi, neri, gialli, verdi
O di essere cis, gay, bi, trans o non avere un genere
Non possiamo ancora essere poveri
Perché tutto è inclusivo a parte i posti esclusivi, no?
Al prossimo giovedƬ!