Andiamoli a prendere, i profughi ucraini, ma non dimentichiamo le donne afghane
La newsletter di Cristina Giudici
Andiamoli a prendere, i profughi ucraini, ma non dimentichiamo le donne afghane. Si aspetta con febbrile attesa la carovana che è andata a prendere in Polonia i rifugiati individuati grazie alle rete dei Bambini dell’Est che per anni ha ospitato i bambini di Chernobyl. Un viaggio umanitario reso possibile da Refugees Welcome Italia che ha avviato una staffetta di volontari per fare la spola fra il confine polacco, a Przemysl, e Milano e portare i profughi dalle prime famiglie milanesi che hanno deciso di spalancare le porte delle loro case, oltre che il cuore. Stamane è partita un’altra carovana organizzata da Refugees Welcome Italia, I bambini dell’Est e i cuochi di Rob de Matt.
L’emergenza ucraina ci sta portando a sperimentare un nuovo modello di “accoglienza diffusa” grazie a cui un’intera comunità si mobilita per prendersi cura delle persone, ha spiegato Valentina La Terza di Refugees Welcome.
Un pullman, quattro furgoni e cinque automobili, con 25 persone a bordo, carichi di aiuti umanitari per il popolo ucraino, sono partiti con destinazione Przemysl, la cittadina polacca vicino al confine con l’Ucraina. A bordo anche una brigata di cucina del bistrot Rob de Matt che cucinerà un pasto caldo per duemila rifugiati. Una mobilitazione senza precedenti che solo fino a qualche anno fa sarebbe stata bersaglio di polemiche e considerata dai detrattori populisti come push factor dell’immigrazione. E invece la guerra “europea” ha costretto tutti a farsi carico di un esodo di cui ancora non conosciamo le proporzioni. Sul sito di Refugees Welcome, 350 famiglie milanesi si sono candidate per accogliere le madri in fuga con i loro figli di cui sono state già state contattate e considerate idonee 200.
L’associazione I bambini dell’Est da 12 anni organizza i soggiorni estivi e invernali di orfani originari delle città di Kharkiv, Zhytomir e Berdichev. «Stiamo cercando di far uscire dall’Ucraina il maggior numero possibile di persone», ha raccontato Federica Bezziccheri, presidente dell’associazione. Oggi dal confine tra Polonia e Ucraina è partito un pullman, a bordo del quale stanno viaggiando 47 persone tra donne e bambini, che arriveranno a Milano domani mattina presto e che saranno accolte nelle case delle famiglie milanesi. «Parlandone con il mio aiuto cuoco abbiamo pensato che sarebbe stato bello andare a cucinare per i profughi ucraini al confine con la Polonia», ha detto Edoardo Todeschini, fondatore del bistrot sociale Rob de Matt.
Per noi non ci sono rifugiati di prima o di seconda classe: questa estate alcuni di noi erano su una nave per salvare le persone che rischiano la vita attraversando il Mediterraneo. Durante il primo lockdown, abbiamo cucinato per i senza fissa dimora di Milano. Oggi partiamo per dare il nostro contributo a questa drammatica emergenza umanitaria.
Andiamoli a prendere, i profughi ucraini, ma non dimentichiamo le donne afghane.
A guardare le prime immagini dei giovani, assonnati e smarriti, a bordo dei primi pullman che siamo andati a prendere per aiutarli a casa nostra, mi rendo conto che è successa una cosa straordinaria perché l’invasione russa ha svegliato le coscienze di tanti che hanno sonnecchiato durante la lunga fase pandemica non ancora conclusa. Costretti a fare i conti con uno tsunami che non avevamo previsto. Come sarà possibile sostenere nel lungo periodo l’accoglienza diffusa di un popolo diviso fra chi fugge e chi resiste all’aggressione di Vladimir Putin? Per quanto tempo le famiglie potranno accogliere i profughi che arrivano per restare a tempo indeterminato? E poi cosa succederà agli altri profughi che premono per essere accolti in Europa?
Atefa Ghaffory, giornalista e attivista afghana salvata nel dicembre scorso, mi scrive ogni giorno dalla Svezia per cercare di aiutare due donne afghane scappate in Pakistan dopo essere state picchiate e perseguitate dai talebani. Mi ha chiesto aiuto per Najiba, ostetrica che ha aiutato centinaia di donne nel suo villaggio a partorire e ha salvato la vita a centinaia di donne che non potevano recarsi in ospedale dai mariti a causa di restrizioni religiose. I talebani hanno cercato di ammazzarla ed è riuscita a scappare. Habibeh è stata insegnante in una scuola femminile. Laureata in Economia, ha dedicato la sua vita all’educazione delle ragazze e ha tenuto corsi di matematica, trigonometria e scienze. I talebani hanno attaccato i rifugio dove si trovavano Habibeh e Najiba con i loro figli. «Ti chiedo per favore di aiutarmi a salvarle: sono delle eroine ed entrambe hanno il diritto a vivere in un Paese sicuro», mi ha scritto Atefa Ghaffory. Purtroppo il destino delle donne afghane alle quali è stata dedicata una conferenza al Parlamento europeo poche settimane prima che l’Ucraina venisse invasa dai soldati di Vladimir Putin ora non interessa più a nessuno.
Ho provato a dirle che c’è una guerra in Ucraina, nel cuore dell’Europa, ma cosa posso replicare a un’attivista che ha passato la vita a combattere la violenza brutale di una guerra infinita?
Andiamoli a prendere, i profughi ucraini, ma non dimentichiamo le donne afghane. Smettiamo di vivere ogni emergenza come se fosse l’ultima e come se non ci fosse una domani. Per quanto grande sia la nostra paura di un conflitto globale, non possiamo abbandonarle.
Breve rassegna stampa di NRW
Profughi ai confini orientali. Sono centinaia le denunce di razzismo al confine tra Ucraina e Polonia dove restano bloccati i residenti stranieri, sopratutto gli studenti africani: Discriminazioni al confine ucraino: «Tutti i neri scendano dall’autobus» di Michela Fantozzi. Da Korczowa. Le immagini che non avremmo voluto mai vedere arrivate dal centro di accoglienza di Korczowa in Polonia. Il reportage. Nella chiesa cattolica della comunità ucraina si lavora senza sosta per portare medicine e viveri oltre il confine: Il reportage di Anca Maria Mihaescu: La catena umana della comunità ucraina che ha creato i corridoi umanitari. La versione di Adam Clark. In attesa del prossimo workshop a Genova, in aprile, dedicato alla cittadinanza attiva e alla partecipazione politica delle seconde generazioni di italiani, abbiamo tradotto un nuovo contenuto sulla diversity leadership nella sanità: Diversity leadership in healthcare: a bridge between health and migration. I libri di NRW: il long read di questa settimana è tratto da Albania Italia andata e ritorno di Ilaria Lia. Storia dello sbarco che nel 1991 ha aperto la porta alle migrazioni in Italia. Il dramma di chi ha doppie radici, raccontato da Mariarosa Porcelli: Tamara Usatova, la voce del jazz con il cuore spezzato tra Ucraina e Russia.