Altro che Blue Monday, il 20 gennaio 2025 diventerà la giornata per la cittadinanza
La newsletter di Cristina Giudici
Segnatevi questa data: 20 gennaio del 2025. Avrebbe potuto essere il Blue Monday (il giorno più deprimente dell’anno) e invece in Italia è stata una giornata storica o quantomeno della speranza con la S maiuscola. Per le nuove generazioni con background migratorio, e per chiunque creda nel cambiamento, potrebbe diventare la giornata per celebrare il diritto alla cittadinanza perché la Corte Costituzionale ha accolto l’ammissibilità del quesito referendario.
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Una giornata segnata dal sorriso e dalle lacrime di chi da mesi si sta mobilitando per ridurre i tempi di attesa e diventare italiani anche sulla carta. “Un giorno da ricordare per le generazioni future e quelle venute prima di noi”, hanno esclamato euforiche alcune attiviste della Rete per la riforma della cittadinanza durante la prima diretta Instagram dopo il Sì della Corte, lanciata per condividere i primi istanti di felicità.
In realtà il Blue Monday, va detto, è una teoria pseudoscientifica nata da un’operazione di marketing, mentre il Sì della Corte è un fatto tangibile che potrebbe segnare uno spartiacque fra il passato che non passa dal 1992 e il futuro. Accaduto proprio nel giorno dell’insediamento farneticante di The Donald al Campidoglio che toglie il fiato a tutte le persone assennate, il Sì della Corte apre le porte alla speranza di poter arrivare al quorum del referendum.
La nostra gioia in questo momento è immensa: stiamo facendo la storia. Abbiamo la reale possibilità di cambiare in meglio il volto del nostro Paese. Vogliamo ringraziare ogni singola persona che ci ha permesso di arrivare fin qui: dai rappresentanti delle 75 associazioni e partiti che hanno aderito alla campagna, ai sindaci e alle sindache che l’hanno sostenuta, agli artisti e le artiste che hanno dato voce fino a ogni singola persona delle oltre 637mila che hanno firmato, condiviso e rilanciato questo referendum, hanno scritto i promotori e promotrici della campagna referendaria. Il Sì della Corte Costituzionale oggi rappresenta l’uscita da uno stallo che dura da oltre 30 anni, ed è un messaggio forte per la nostra stessa democrazia: i cittadini possono creare occasioni di cambiamento concreto quando istituzioni immobili non intervengono su temi decisivi
La strada per il quorum è in salita, come per ogni referendum, ma ciò che pareva impossibile anche solo ipotizzare fino a pochi mesi fa è stato raggiunto da una fede incrollabile nel cambiamento. E anche da una società che è drasticamente cambiata (in meglio) e non pensa di dover difendersi da un Paese multiculturale.
La sfida è ardua sia perché bisognerà trovare una giornata elettorale che porti migliaia di persone a votare per raggiungere il quorum sia soprattutto perché il referendum è abrogativo e non modifica la legge del 1992 ma solo dimezza i tempi di attesa per poter chiederla, modificando l’articolo 9 della legge n. 91/1992 per ridurre da 10 a 5 anni il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda. Inoltre la concessione della cittadinanza non è un automatismo: oltre alla residenza ininterrotta in Italia, resterebbero invariati gli altri requisiti già stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, essere incensurati, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative. Quindi bisognerà riuscire a convincere il Parlamento a unificare i progetti di legge e approvare uno ius qualcosa che accolga il segnale forte che viene dal basso.
Come ha spiegato la deputata Ouidad Bakkali “Sarebbe il primo passo, vero, per modificare la legge 91/92 e riconoscere la cittadinanza italiana a più di due milioni di persone che non ce l’hanno. Un primo passo per ridurre i tempi richiesti per avanzare la domanda, non più 10 anni (che diventano minimo 14 se si aggiungono i tempi di lavorazione della pratica) bensì 5 anni ( che diventeranno 9 con i tempi di lavorazione della pratica)”, sottolineando un paradosso: “La cosa più difficile ma al contempo bellissima è che dovranno e potranno votare coloro che la cittadinanza già ce l’hanno per riconoscere un diritto, o meglio, rendere più semplice l’accesso ad un diritto a coloro che alle urne non potranno recarsi.
E la domanda a questo referendum dovrà essere una, in quale società vogliamo vivere e far crescere i nostri figli? O meglio, crediamo che sia possibile una società italiana plurale, nella quale la cittadinanza sia strumento per includere e non escludere? Più sicura perché più giusta?
Per ora il Sì della Corte Costituzionale rappresenta una vittoria di quella che abbiamo definito una rivoluzione gentile delle nuove generazioni. Rallegriamoci per quello che avrebbe potuto essere un lunedì uggioso invernale e invece ha riaperto le porte alla speranza nel cambiamento. Altro che Blue Monday, il 20 gennaio del 2025 potrebbe diventare una data per ricordare il diritto alla cittadinanza.
Leggiamo, facciamo cose e vediamo gente
📚 I libri di NRW: Microfascismo
Il fascismo più pericoloso è quello dentro di noi. Nulla a che vedere con le camicie nere del Ventennio, con il fascismo partito che si fa stato e poi regime. Ma non per questo è meno pericoloso il Microfascismo, come lo chiama Jack Z. Bratich, titolo di questo libro pubblicato in Italia da Castelvecchi. Jack Z. Bratich è professore di Giornalismo e Media Studies alla Rutgers University, si è occupato di cultura popolare, teorie cospirazioniste e movimenti sociali. Fa parte del comitato consultivo di ABC No Rio, centro sociale e artistico di New York noto a livello internazionale. Femminicidio, stragi razziste, attentati antisemiti e crimini d’odio sono eventi sempre più frequenti, che accompagnano l’ascesa dell’estrema destra reazionaria in tutto il mondo. Che si tratti di neofascismo, alt-right o populismo autoritario, sta prendendo forma un corpo collettivo violento ancor prima di diventare riconoscibile in un movimento, un partito, un regime. L’inferiorità biologica della donna rivendicata dagli Incel, il cospirazionismo di QAnon, il culto della violenza bellica del suprematismo bianco sono esempi della pervasiva presenza di «microfascismo» nelle nostre vite, le cui radici risalgono alle illusioni di un soggetto che immagina di essere artefice della propria origine e interamente padrone del proprio destino, all’utopia astratta di una «sovranità autogena». In questo soggetto «corazzato», patriarcale e capitalista – che la maschiosfera virtuale rivela oggi in tutta la sua violenza misogina – Jack Z. Bratich individua i germi della soggettività fascista, fondata sulla paura di dissoluzione dell’ordine stabilito. Ma il fascismo di tutti i giorni è tanto fragile quanto l’ordine immaginario su cui poggia. La recensione di Microfascismo e un estratto del libro nella rubrica di Fabio Poletti su NRW.
😵💫 The Apprentice ossia The Donald, l’apprendista suprematista
E per concludere in allegria, vi consiglio di vedere su Sky il film sull’esordio del giovane Trump diventato il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Un film girato molto bene in una folle New York negli anni Settanta sul suo mefistofelico apprendistato. Molto più istruttivo del farneticante discorso di insediamento. Olè.
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