#AfghanWomenDays al Parlamento EU. Se nessuno ve ne ha parlato, ci pensiamo noi
La newsletter di Cristina Giudici
#AfghanWomenDays. Non ripetete gli stessi errori del passato. Aiutate le donne, le persone a continuare ad educarsi attraverso piccoli progetti per raggiungere tutti gli afghani. Aiutateci a conservare ciò che abbiamo costruito in vent’anni. Aiutate il nostro popolo che sta morendo di fame. Non riconoscete il Governo talebano. E se negoziate accordi per ragioni umanitarie, che non siano mai incondizionati.
Questa è la estrema sintesi di quanto è stato detto dalle donne afghane in un evento senza precedenti del Parlamento Europeo che ha ospitato molte delle finaliste del Premio Sacharov 2021 per la libertà di pensiero.
L’1 e 2 febbraio, la sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo ha organizzato le Giornate delle Donne afghane, che ha messo insieme attori chiave come le Nazioni Unite, la Commissione europea e diverse rappresentanti delle donne afghane per aumentare la consapevolezza verso la situazione in Afghanistan.
Con gli #AfghanWomenDays è stata affrontato il deterioramento della situazione in Afghanistan che ha spinto a far luce sulla condizione e sulle prospettive delle donne afghane, come annunciato dalla neopresidente Roberta Metsola che ha sostituito il compianto David Sassoli. La presidente del Parlamento ha usato il motto: Ascolteremo, impareremo, agiremo.
Ho resistito alla tentazione di scrivere sul monologo di Lorena Cesarini a Sanremo, le polemiche sul razzismo e le reazioni contrastanti fra gli italiani neri (gli haters, noi li ignoriamo) di cui scriveranno domani Fabio Poletti e Michela Fantozzi (nel nostro profilo Instagram potete dire la vostra, però) per informarvi su questa conferenza “sfuggita” ai media.
Dal 2014 i cittadini afghani rappresentano il gruppo più numeroso di richiedenti asilo e di rifugiati ospitati sul territorio europeo. Solo nel 2021, circa 600 mila afghani sono stati dislocati internamente, l’80% dei quali sono donne e bambini, anche se migliaia vengono ancora respinti sulla rotta balcanica.
Durante l’incontro del G20 di ottobre 2021, la Commissione ha annunciato un pacchetto di sostegno del valore di 1 miliardo di euro per il popolo afghano e i Paesi limitrofi. E l’UE vorrebbe stabilire una presenza diplomatica sul territorio di Kabul. Nonostante ciò, la situazione è drammatica e le donne riescono a scappare grazie all’intervento di politici, organizzazioni umanitarie, singoli governi con corridoi umanitari informali, senza un’unica strategia, come ho già raccontato nel podcast Donne che salvano donne.
#AfghanWomenDays e il premio Sacharov
Gli europarlamentari hanno richiesto uno speciale programma di visti per le donne afghane in cerca di protezione.
Nel 2021, un collettivo composto da 11 donne afghane è stato nominato al Premio Sacharov per la libertà di pensiero del Parlamento europeo, per onorare la loro coraggiosa lotta per l’uguaglianza e per la difesa dei diritti umani.
Alla conferenza #AfghanWomenDays hanno preso parte l’ex ministra afghana per gli Affari femminili Sima Samar e alcune delle finaliste del premio Sacharov. Memorizzate i loro nomi perché si sono recate al Parlamento per impedire che venga distrutto ciò che hanno costruito per le generazioni future.
Shaharzad Akbar – Presidente della Commissione indipendente afghana per i diritti umani (AIHRC)
Mary Akrami – Capo dell’Afghan Women’s Network
Zarifa Ghafari – Sindaca di Maidan Shar dal 2018
Palwasha Hassan – Attivista e direttrice dell’AWEC (Afghan Women Educational Centre)
Freshta Karim – Fondatrice di una biblioteca mobile e sostenitrice dell’istruzione e dell’apprendimento
Sahraa Karimi – Prima residente donna della compagnia cinematografica statale afghana
Metra Mehran – Sostenitrice dell’emancipazione e dell’istruzione delle donne e co-fondatrice del Movimento per le prospettive femminili
Horia Mosadiq – Attivista per i diritti umani e delle donne
Sima Samar – Sostenitrice dei diritti umani, ex ministro degli affari femminili ed ex presidente della Commissione indipendente per i diritti umani afghana
Habiba Sarabi – Membro della squadra negoziale della Repubblica Islamica dell’Afghanistan
Anisa Shaheed – Giornalista politica
Fra le ospiti ci sono state molte influencer fra cui Yasmine Ouirhraine, cofondatrice del podcast We Belong e Zarifa Ghafari, anche lei finalista del premio Sacharov 2021, che è stata sindaca di Maidan Shar e ha chiesto di sostenere direttamente le piccole organizzazioni per non mollare la presa sull’educazione delle donne. Il piglio deciso e la determinazione di Zarifa mi ha ricordato la storia forte, dura, eroica e straziante di Atefa Ghafoory, una delle prime giornaliste laureate ad Herat. Nata sotto il primo regime talebano, costretta a studiare da piccola in scuole segrete e poi diventata presidente del comitato femminile dell’Ajsc, l’Afghan journalist safety commitee.
Ho incontrato Atefa Ghafoory a Bruxelles poco prima di Natale, dopo una fuga disperata di tre mesi era appena riuscita a salvarsi anche grazie all’intervento dell’europarlamentare del Pd Alessandra Moretti. Insieme a sua sorella mi ha raccontato la sua vita, la sua pena, la road map per sostenere i centri di apprendimento e salvarli dalla devastazione talebana.
Potete riascoltare la conferenza attraverso questo link, per agire fate girare i contenuti della conferenza e date voce a queste donne che rappresentano sprazzi di speranza nelle tenebre create dal nuovo regime talebano.
Breve rassegna stampa di NRW
Musica e Paese che cambia a Sanremo. L’Ed Sheeran capoverdiano della Cassia è stato il secondo artista salire sul palco dell’Ariston. Ha raccontato a Mariarosa Porcelli i suoi esordi e perché questo Sanremo ci potrebbe stupire: Yuman, dal podio di Sanremo Giovani ai Big per cambiare la musica italiana. Lo sport che ci piace. Ruandese, ex giocatrice di basket, ha diretto la sfida tra Zimbabwe e Guinea: è sicuramente un svolta epocale nel mondo del calcio africano. Il ritratto di Domenico Cannizzaro: Chi è Salima Mukansanga, la prima donna ad arbitrare la Coppa d’Africa. Alto rischio migratorio. Seconda puntata della rubrica della nostra consulente legale Irene Pavlidi, in cui si parla di musica lirica e di visti negati per i lavoratori dello spettacolo perché in Italia anche gli artisti di fama internazionale faticano a ottenerli: Alto rischio: i labirinti kafkiani dei visti per lo spettacolo. Nuovo anno. Il Capodanno cinese del 2022 nasce con la speranza di mettere fine alle discriminazioni innescate dal Covid, ci spiega il consigliere comunale Marco Wong. Fabio Poletti: Con l’anno della Tigre, si torna a festeggiare dopo il Covid. La versione di Adam Clark. Questa settimana la traduzione in inglese è sulla Coppa d’Africa, quasi conclusa, raccontata da Domenico Cannizzaro: This Time for Africa: the African Cup of Nations kicks off in Cameroon. Africa Rivista. Radio Mogadiscio parla anche italiano per un accordo tra l’ambasciata italiana e il governo somalo: A Radio Mogadiscio puoi ascoltare un notiziario in italiano. L’Editoriale: La Giornata della Memoria deve diventare un memorandum contro tutti i razzismi.